03 febbraio 2008

Aria di elezioni

Aria, o meglio, puzza di elezioni.
Due gli indizi: il primo è la visita del direttore del corriere Paolo Mieli a Palazzo Grazioli, abitazione di Silvio Berlusconi quando era pres del cons e che ha mantenuto anche in questi anni (quando si dice aver la vista lunga).

Secondo:la bacchettata del Agcom ad Annozero. Nel 2001 si dovette aspettare l'editto bulgaro per cacciare dalla Rai (e omologare l'informazione), oggi si portano avanti col lavoro.
Auspicandosi il ritorno del padrone, che metterà assieme una bella compagine da Salò a Ceppaloni. Con gli ectoplasmi Fini e Casini subito rientrati all'ovile al fischio del padrone.

Che cosa è l'Agcom lo spiega nella consueta rubrica Uliwood party, l'articolo Agcomiche: Corrado Calabrò (ex presidente del Tar del Lazio di nomina finiana) ha seguito gli espoti presentatigli dai politici contro la trasmissione di Santoro.
L'ente di controllo del lavoro dei giornalisti, segue le direttive dei politici, di cui i giornalisti dovrebbero (così accade in tutte le democrazie) controllare l'operato.

Gli attuali membri dell'Agcom sono stati nominati nel 2005 dal governo Berlusconi, da Calabrò a Stefano Mannoni (che ha scritto dopo la sentenza pro Europa 7 dell'Unione europea "Non cambia nulla, è solo dibattito di accademia"): uno specchio del conflitto di interessi, dove controllato e controllore sono in realtà diritto e rovescio della stessa medaglia.

Vincerà ancora il centrodestra, alle prossime elezioni? Forse.

Ma per piacere, smettiamola con le solite frasi. Come quella di Calderoli, che chiede di dare la parola al popolo. Proprio lui, autore della porcata che, con un colpetto di stato, ha tolto al popolo il diritto di scegliere.

Seconda frase da eliminare: ogni paese ha la maggioranza che si merita.

Beh: io penso di essere molto al di sopra di tanti eletti. Quanto meno non ho mai sputato in faccia a nessuno.
Ho il terrore della prossima campagna elettorale, che sarà assordante, pervasiva, nauseante, rivoltante: con un sistema di informazione cui verrà messo il bavaglio e con tutti i giornali che ne faranno da cassa di risonanza ("tizio ha detto questo", "caio ha detto quest' altro"). Spegnamo la televisione.
Cosa rimane? per chi se lo può permettere, internet. Quando, nel giorno del poi, verrà eliminato il digital divide, potremmo fare veramente a meno di televisione e di molti giornali italiani.
Che fine ha fatto il Wi-Max? Affondato anche lui come la riforma Gentiloni?

Rimangono solo i giornali esteri:
Udo Gumpel N-Tv, primo gruppo televisivo in Germania: "Berlusconi è notoriamente inadatto".
Maarten Van Aalderen De Telegraaf: "Berlusconi viene guardato con diffidenza".
Marcelle Padovani Le Nouvelle Observatour "A Parigi vedono come una catastrofe il ritorno di Berlusconi".
Frances Kennedy freelance di stampa e radio inglesi: " condivido l'analisi de L'Economist: stabilità e riforme economiche innanzitutto".
Peter Popham The Independent "Il governo Berlusconi dal 2001 al 2006 ha avuto tanti difetti ma è anche vero che rimane il politico più popolare del paese. In inglese si dice che ogni popolo ha il governo che si merita".

Ma siamo così sicuri che il centrodestra vincerà le elezioni?

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