A proposito dei processi per reati politici.
Nel `96, nel tentativo disperato di bloccare le rogatorie sui conti esteri Fininvest usati per pagare Craxi estero su estero, Berlusconi provò a sostenere con la giustizia britannica quello che quotidianamente racconta in Italia: e cioè che era vittima di un processo politico.
Gli rispose sprezzante Lord Simon Brown, giudice della High Court of Justice, respingendo con perdite il suo ricorso il 25 ottobre `96 [fonte rassegna.governo.it]:
Se ben capisco l`argomentazione dei richiedenti (Fininvest, ndr), essi sostengono che una delle due serie di procedimenti giudiziari attualmente in corso in Italia - per donazioni illecite di 10 miliardi al signor Craxi - è politica (...). Le donazioni politiche illegali sono un reato politico?(...) Non sono d`accordo.
A me sembra piuttosto un reato contro la legge ordinaria promulgata per garantire un corretto ordinamento del processo democratico in Italia - reato in nulla diverso, diciamo, dal votare due volte alle elezioni. E` certo un reato commesso in un conte- sto politico.
A mio giudizio, però, ciò non ne fa un reato politico. (...).
Non accetto in nessun modo che il desiderio della magistratura italiana di smascherare e punire la corruzione nella vita pubblica e politica, e il conflitto che ciò ha creato tra i giudici e i politici in quel paese, operi in modo tale da trasformare i reati in questione in reati politici. E` un uso scorretto della lingua definire la campagna dei magistrati come improntata a `fini politici`, o le loro azioni nei confronti del signor Berlusconi come persecuzione politica (...).
Lord Simon Brown, giudice della High Court of Justice
25 ottobre `96
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