12 ottobre 2008

Blog Action Day: La povertà moderna

In questi giorni assistiamo alla fine di un'era. Un'era che ha portato alla maggiore separazione, nel mondo, della ricchezza, all'acuirsi dei contrasti e delle differenza. Chi era povero continuava ad essere più povero e chi era ricco continuava ad esserlo sempre di più. Almeno nel mondo occidentale.
La crisi dei mutui, la bolla immobiliare che è scoppiata, la crisi della finanza e delle banche, diventate in questi anni da strumento di servizio per credito a imprese e famiglie, a imprese per fare reddito, ci fa scoprire più poveri, più indifesi e con maggiori paure.

Povertà: qualità e condizione di povero.
Povero: di persona o gruppo di persone che dispone di scarsi mezzi di sussistenza, che non ha sufficienti risorse economiche.
[Vocabolario della lingua italiana, Zingarelli].

Sono due parole che fanno paura: così paura che noi oggi la dobbiamo esorcizzare andando a nascondere i sintomi della povertà ai nostri occhi.
Ecco spiegati decreti contro l'accattonaggio, contro la prostituzione nelle strade, contro i writer sui muri (sintomo a a volte di un disagio sociale). Se l'occhio non vede, la nostra coscienza borghese può stare tranquilla: la paura sarà ancora qualcosa di lontano, che riguarda popolazioni e continenti esotici di cui sentiamo parlare solo in documentari fatti in tarda notte (guai a disturbare la prima serata degli italiani) o in qualche raro servizio giornalistico.
Non è così: se anche ci soffermiamo sulla povertà economica (senza entrare nella povertà culturale), sarebbe sufficiente rimanere nel belpaese. E pensare a quanti, sempre più spesso negli ultimi anni, perdono o stanno perdendo il lavoro e non sono più in grado di ritrovarne un altro. La chiamano riduzione dei costi del lavoro, come se il problema riguardasse lo stipendio di 1200 euro di un operaio e non quello milionario di un manager, nemmeno capace di fare risultati (leggetevi "La paga dei padroni" di Gianni Dragoni e Giorgio Meletti).

Penso a quanti hanno, con fatica, conseguito una laurea, senza pagare, senza sottomettersi al barone, e poi si trovano di fronte come unica prospettiva un lavoro part time dentro un call center. Bamboccioni a vita, sulle spalle stanche dei genitori, senza possibilità di farsi una famiglia, una casa, senza speranze di costruirsi un futuro.

Tutti nuovi poveri di questa società, con vecchi dinosauri che comandano e nuovi schiavi al servizio. Tutto il sistema (della finanza, del lavoro e del potere) è costruito su due cardini: il ricatto e la paura.
Ricatto: la precarietà (di chi sta sotto) è fonte di consenso per chi comanda (il voto in cambio di un posto).
E paura: la paura di finire dall'altra parte. Tra quelli che non ce la fanno.
Poveri stiamo diventando noi: noi che facciamo fatica a trovare un lavoro dignitoso; noi che lottiamo contro uno stile di vita che non lascia alle persone tempo per pensare, per riflettere se ciò che stiamo facendo serve a noi o a qualcun altro. Oziare, riposare, bighellonare, tutti verbi aboliti. Noi che lottiamo per una scuola che insegni e prepari ad un mondo globalizzato; per una sanità che curi il malato (un diritto sancito dalla Costituzione come il diritto all'insegnamento) e non il primario o il D.G.
Noi che lottiamo per una società più giusta, dove il lavoro diventa un valore e non un peso da eliminare; dove non esistano sprechi, caste, nepotismi, inefficienze.
Ogni giorno, diventiamo invece sempre più poveri.

Quale la risposta della politica a questa situazione? L'allarme povertà (culturale, sociale, economico ..) è nell'agenda dei politici?
La risposta è no.
La povertà è qualcosa da nascondere, dicevamo: si costruisce un bel CPT e, di colpo, si risolve il problema delle migliaia di disgraziati che sbarcano a Lampedusa. La soluzione è nel nascondere il clandestino, irregolare e dunque criminale, non nel risolvere le guerre e i conflitti da cui le persone scappano. I conflitti d'altronde si combattono con le armi, e le armi costituiscono una parte del nostro made in Italy. Finchè c'è guerra ...
Il governo (questo ma anche il passato) si occupa di tagli a scuola, sanità, ricerca, università. Considera il Welfare come una parola disgustosa: predica la teoria del "meno stato" nelle scuole, negli ospedali, nelle università (tutti enti da privatizzare).
E intanto la forbice di allarga tra chi sta peggio e chi sta bene, chi sta sopra e chi sta sotto ...

Quali CPT costruiremo allora per tutti i nuovi disoccupati, per tutti i precari, per tutti quelli che, grazie alla finanza creativa, a Parmalat, a Cirio, a Lehman Brothers, han perso i risparmi? Dove li andremo a nascondere?

Oggi con la crisi in atto, si parla di recessione. La foglia di fico è caduta.
I signori della guerra, della finanza mondiale e italiana, della Casta, hanno perso. Se avessero una coscienza dovrebbero andarsene. Se la avessero....
Si illudono di calmare le persone con le solite menzogne televisive, con gli spot che invitano alla calma.
Se non ci riusciranno, allora inviteranno gli italiani ad uno spirito di unità, per risolvere assieme la situazione ed uscire dalla crisi.

In Italia guardiamo con interesse le prossime elezioni in America, con entrambi i candidati che hanno basato la propria campagna sulla parola cambiamento.
Nell'agenda di Barack Obama si parla di sanità, di lotta alla povertà e di come superare la crisi.
In Italia, come è noto, “Tutto cambia affinché tutto rimanga come prima”, come recitano le vecchie parole de “Il gattopardo”.
In questi giorni si è spesso citata la crisi del 29, ben rappresentata dalle foto dei minatori, dei contadini scarni di “Furore” di John Steinbeck. Per noi italiani basterebbe ritornare alle immagini più recenti di “Il cammino della speranza” di Pietro Germi, “Sciuscià” e Ladri di biciclette” di Vittorio De Sica.
Quale foto potrebbe rappresentare i nuovi poveri, quelli della quarta o terza settimana? Un precario davanti ad un computer?

Concludo con una delle pagine più belle del libro Il giro di Boa, di Andrea Camilleri, dove si parla degli immigrati che sbarcano e muoiono sulle nostre coste e delle riposta della politica a questa tragedia, fatta con leggi repressive. Nel libro la Bossi Fini si tramuta in Cozzi-Pini, due politici che “si illudevano di fermare una migrazione epocale con provvedimenti di polizia e con decreti legge.”

“Ho solo una breve dichiarazione da fare. La legge Cozzi-Pini sta dimostrando di funzionare egregiamente e se gli immigrati muoiono è proprio perchè la legge fornisce gli strumenti per perseguire gli scafisti che, in caso di difficoltà, non si fanno scrupoli di buttare a mare i disperati per non rischiare di essere arrestati. Inoltre vorrei dire che ..

Montalbano, di stacco, si susì e cangiò canale, più che arraggiato, avvilito da quella presuntuosa stupidità. Si illudevano di fermare una migrazione epocale con provvedimenti di polizia e con decreti legge. E s'arricordò che una volta aveva veduto, in un paese toscano, i cardini del portone di una chiesa da una pressione accussì potente che li aveva fatti girare nel senso opposto a quello per cui erano stati fabbricati. Aveva domandato spiegazioni a uno del posto. E quello gli aveva contato che, al tempo della guerra, i nazisti avevano inserrato gli omini del paese dintra alla chiesa, avevano chiuso il portone, e avevano cominciato a gettare bombe a mano dall'alto. Allora le pirsone, per la disperazione, avevano forzato la porta a raprirsi in senso contrario e molti erano arrinisciuti a a scappare.

Ecco: quella gente che arrivava da tutte le parti più povere e devastate aveva in sé tanta forza, tanta disperazione da far girare i cardini della storia in senso contrario. Con buona pace di Cozzi, Pini, Falpalà e soci. I quali erano causa ed effetto do un mondo fatto di terroristi che ammazzavano tremila americani in un botto solo, di americani che consideravano centinara e centinara di morti civili come effetto collaterale dei loro bombardamenti, di automobilisti che scrafazzavano pirsone e non si fermavano a soccorrerle ... di bilanci falsi che a norma di nuove regole non erano da considerarsi falsi, di gente che avrebbe dovuto da anni trovarsi in galera e invece non solo era libera, ma faciva e dettava leggi.”
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