Capitalismo di rapina. La nuova razza padrona dell'economia italiana di Biondani, Gerevini, Malagutti.
"I have a dream" diceva in un celebre discorso Martin Luther King.
E anche i capitalisti di rapina, i protagonisti del libro, avevano un sogno: fare tanti soldi e in fretta, senza pagarci tasse, entrare nel gotha della finanza ed essere temuti e rispettati.
Un sogno che è rischiato avverarsi, se le scalate dell'estate del 2005 fossero andate in porto: nell'introduzione del libro gli autori immagino che Italia avremmo se ..
Giampiero Fiorani presidente del più grande polo bancario di area cattolica, la banca BPI-Antonveneta, vicina al centrodestra.
Antonio Fazio presidente della repubblica.
Giovanni Consorte presidente del gruppo Unipol-Bnl, altro polo bancario vicono ai Ds.
Gnutti vicepresidente della BPI-Antonveneta.
Ricucci nel consiglio di amministrazione del corriere della sera.
Cragnotti ha avuto la "prescrizione brevissima".
Tanzi ha fondato in sudamerica una nuova società "Bon Lat".
Danilo Coppola nel consiglio di amministrazione di Unipol.....
Svegliamoci dall'incubo ed entriamo nella realtà, forse ben peggiore. "Capitalismo di rapina" racconta la storia delle scalate a Telecom del 99 (Colaninno e Gnutti) e della sua svendita a Tronchetti nel 2001, e le scalate del 2005 ad Antonveneta e Bnl, da parte dei "furbetti del quartierino" (i personaggi dell'incubo citati ad inizio libro).
Il libro dimostra, in base a testonianze, documenti, intercettazioni, come questo gruppo di speculatori di borsa, banchieri senza scrupoli, "pirati della finanza" secondo la definizione del Gip Clementina Forleo, abbiamo potuto tentare di scalare delle banche, eludendo il fisco e i meccanismo di sorveglianza della Consob e della banca di italia.
Emerge un tratto comune di questi personaggi: il loro disprezzo assoluto delle regole e un’avidità senza fine. Un'assolta mancanza di riserbo e pudore nel voler mostrare la loro influenza, il loro potere, la loro ricchezza.
Ma non si parla solo di banca e finanza: si parla anche dei rapporti che Fiorani ha saputo intrecciare con i politici.
Quelli del centrodestra al governo (il senatore Grillo, Calderoli, Brancher, Tarolli). Strepitoso l'episodio del cactus regalato a Berlusconi nella sua villa in sardegna.
Ma i furbetti hanno saputo corteggiare anche i politici del centrosinistra, come dimostrano le intercettazioni che coinvolgono il senatore Latorre (Ds), il ministro D'Alema (Ds) e Fassino.
Ferisce leggere la difesa fatta da esponenti dei Ds nei loro confronti dei concertisti, dei loro guadagni stratosferici fatti con le plusvalenze dele azioni vendute: si parla di miliardi di euro, su cui, grazie alla legge Tremonti del 2004, pagarono solo qualche milione.
Capitalismo di rapina segue anche persorsi delle inchiesta su cui si è parlato poco.
Come del salvataggio da parte di Fiornani della banca della Lega, la Credieuronord e il cambiamento di politica del partito del carrocio nei confronti del governatore Fazio.
I furbetti sapevano di essere spiati? Esistono delle intercettazioni a Coppola dove prende in giro spudoratamente il finanziere in ascolto. Chi li ha avvertiti? E' un caso che le loro utenze fossero Tim e che il capo della security di Teleocom fosse un certo Tavaroli, al centro di un altro scandalo di spionaggio?
Il rapporto con l'ex ministro Tremonti: si è sempre avuta l'idea che tra Tremonti e il governatore Fazio non corresse buon sangue. E di riflesso anche con i suoi pupilli (Gnutti, Fiorani ..). Ma nel libro si parla di una certa consulenza che il fiscalista Tremonti (figura che non sempre si riesce a distinguere dal ministro Tremonti) aveva fatto tramite il suo studio per far pagare meno tasse a Gnutti. Nel libro si parla di una strana parcella di 25 milioni di euro.
"La società Bell di Gnutti nel 2001 vende alla Pirelli di Tronchetti Provera il 23 per cento di azioni Olivetti che permetteranno a Tronchetti di controllare Telecom. Gnutti non paga le tasse sul suo guadagno perché la Bell è formalmente una società lussemburghese. Nel 2003, il sottosegretario alle finanze Daniele Molgora, commercialista bresciano di fede leghista, replica ad una interrogazione parlamentare sul caso dicendo che la Bell non era formalmente una società italiana. Il primo agosto di quest’anno l’Agenzia delle Entrate si accorge invece che la Bell è in realtà una società esterovestita e che Gnutti quelle tasse doveva pagarle."
Per chiudere il cerchio, i giornalisti raccontano i due crac "gemelli": il crac Cirio e Parmalat.
Come per le scalate del 2005, si poteva già sapere tutto: Parmalat era già piena di debiti, ma le banche continuavano a fare credito.
Due domande: come è potuto accadere? Si poteva evitare tutto ciò?
Per la prima risposta basta dire che tra gli avvocati consulenti della BPI c'era il figlio di Frasca, capo dell'istituto di vigilanza di bankitalia. Per non parlare delle amicizie col governatore della banca d'Italia, coi politici.
Se chi controlla non fa il suo lavoro ...
Circa la seconda domanda, si poteva fare qualcosa ben prima del 2005: il libro riporta la lettera di una stagista al “Corriere della Sera”, che lavorò in BPI nel 2003, a fianco del capo della direzione finanza, Boni.
Nella lettera la stagista parla di tutti gli artifizi fatti nella banca per gonfiare i guadagni e mascherare le perdite:
“La cosa che più mi ha sconcertata - scrive la giovane neolaureata in questa lettera - è l’utilizzo scellerato che la banca fa dei nuovi strumenti finanziari […] Il capo della direzione finanza, Gianfranco Boni, è la vera mente di tutti questi giochetti e utilizza i fidi scudieri per compiere le sue malefatte […] Tutto il gioco è ben orchestrato e presuppone il coinvolgimento di non poche persone, soprattutto quelle deputate al controllo… Alla fine gli unici che ci rimetteranno saranno i piccoli risparmiatori […]”.
Questa stagista ora lavora in america.
L'ultima domanda: pagherà qualcuno per questi reati, la cui pena è stabilità dalla giustizia, ma che il libro mette nero su bianco?
Difficile: dopo indulto, prescrizione dei reati, dopo la riforma civilistica della legge fallimentare, dopo lo scarso supporto (e anche lo scarso interesse) dello stato (intesa come classe politica) nel supportare le procure inquirenti di Parma e Milano.
Tutto fa pensare che Fiorani, Ricucci, Tanzi, Cragnotti, Coppola, Consorte, Sacchetti se la caveranno con poco. E magari potranno anche godersi i soldi che hanno esportato all'estero, nei paradisi fiscali, per godersi il meritato riposo. Fiorani, dicono i magistrati, si è gia messo da parte 70 milioni di euro, al riparo dalla finanza, nei paradisi fiscali.
D'altronde, la riforma del reato finanziario, non permette una modica quantità di fondi neri in borsa (come disse l'ex pm Davigo)?
Per il reato di aggiotaggio (Fiorani, Gnutti, Boni, Consorte, Sacchetti, Ricucci e Coppola) delle scalate del 2005 non siamo ancora arrivati al rinvio a giudizio. E la prescrizione scatta dopo 7 anni e mezzo. Siamo già ad un terzo del tempo limite.
Per il reato di bancarotta fraudolenta, Ricucci e Coppola puntano tutto sula revoca della sentenza di fallimento della Magiste. La recente riforma civilistica garantisce benefici consistenti all'imprenditore fallito che risarcisca i danni anche solo parzialmente.
Per i grandi crac Cirio e Parmalat è ancora peggio. Quello di Parmalat è stato il più grande crac europeo (14 miliardi di euro, una finanziaria quasi): ma a Milano il reato di aggiotaggio è già quasi a rischio prescrizione. A Parma c'è una procura disastrata, che dovrà afforntare un esercito agguerrito di avvocati difensori.
Per il processo a Cragnotti si è arrivati davanti al Gup nel 2006: mancano ancora tutti gli altri gradi di giudizio.
Poi ci si mette di mezzo anche il governo: qualcuno in primavera 2007 ha cercato di mettere una bozza di riforma sui reati finanziari, che prevedeva un ulteriore sconto di pena per gli imputati dei grandi crac, specie i banchieri.
Con che faccia, il governo, il parlamento, gli onorevoli, potranno presentarsi agli italiani?
Il libro, dopo aver presentato tutti questi personaggi negativi, si chiude col capitolo, se possibile, più doloroso: quello dedicato agli eroi della lotta alla criminalità, alla corruzione, alla mafia, alle tangenti.
Voglio scriverli i loro nomi, di queste persone che prendono uno stipendio pari a quanto Fiorani spendeva al mese per affittare la sua Ferrari.
Maresciallo Silvio Novembre, angelo custode di Giorgio Ambrosoli.
Aronne Orsicolo e Pietro Di Giovanni, agenti della Guardia di Finanza.
Il carabiniere Vincenzo Morgera.
Maurizio Rosa, vigile urbano.
Infine Mister X, l'anonimo dipendente della BPI che con la sua lettera alla procura (che svelava i 18 conti privilegiati da 545 milioni dati da Fiorani per la scalata ad Antonveneta) ha fatto partire le indagini su Fiorani. Inseguito dalla Guardia di Finanza, è oggi indagato dalla procura di Lodi per reati punibili con 10 anni di reclusione, per furto aggravato. L'email sottratta all'azienda, appunto.
Il ladro non è Fiorani, il ladro è lui. Il ladro siamo noi.
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Il blog di Chiare lettere.
Technorati: Paolo Biondani, Mario Gerevini, Vittorio Malagutti
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