Totò Lo Piccolo, latitante dal 1983, è stato catturato il 5 novembre 2007. I suoi pizzini testimoniano quanto fosse esteso il suo controllo sul territorio di Palermo.
Dopo la cattura di Bernardo Provenzano (raccontata nella fiction "Scacco al re"), lo Piccolo inizia una faida contro gli altri boss (gli Spatola e i Rotolo) per il controllo della città. Le mani su Palermo: a colpi di omicidi, in pieno giorno, non importa se vicino ad un commissariato.
Delle tre fiction andate in onda in prima serata e dedicate alla cattura dei boss mafiosi latitanti o dei rapporti con imprenditori ("Doppio gioco"), "Le mani su Palermo" è sicuramente la più interessante.
Perchè racconta dei nuovi sviluppi nell'organigramma mafioso; per il suo realismo e la violenza raccontata senza nessun filtro. Perchè, ancora una volta, racconta del difficile lavoro della Squadra Catturandi della Questura di Palermo, dei magistrati coinvolti nelle indagini, che diventano ogni volta più difficili, più complesse.
La mafia è una cosa seria e, di conseguenza, la lotta alla mafia, il contrasto alla criminalità organizzata, il contrasto ai reati satelliti dei mafiosi (estorsione, traffico e spaccio di droga) deve essere in cima all'agenda di qualsiasi governo.
Perchè la mafia uccide le persone: la fiction iniziava con lo strangolamento di una delle prime vittime di Totò Lo Piccolo.
"Strangolare una persona era una cosa normale per noi, all'epoca" raccontava il pentito Gaspare Rotolo.
La mafia distrugge l'economia: "mettersi a posto" è l'eufemismo con cui i boss chiedono ai commercianti, agli imprenditori, il pizzo.
Per chi non paga, per chi non vuole sottomettersi al dominio mafioso scattano le ritorsioni: le macchine distrutte, le telefonate, le minacce, per arrivare a degli attentati, come raccontava il signor Guaiano. Non è solo una questione di soldi, chiedere il pizzo (come a ben spiegato Carlo Lucarelli in una puntata di Blu Notte): è proprio il consolidamento del potere e del controllo sul territorio.
E il territorio di Palermo, su cui i Lo Piccolo padre e figlio volevano mettere le mani a colpi di pistola era ben presidiato. Impressionante il controllo su interi quartieri come lo Zen dove, di fatto, la polizia, non poteva entrare: "Lo Zen per la squadra catturandi, è una zona irraggiungibile".
Come è stato catturato Totò Lo Piccolo? Con intercettazioni, con microcamere nascoste, con l'uso di teleobbietivi per controllare a distanza una certa zona senza essere visti.Incrociare con molta pazienza dati su dati: targhe, visure catastali, intercettazioni, vecchi fascicoli. Seguire l'odore del latitante seguendo qualsiasi pista: parenti, amici, relazioni ...
La mafia non è un problema della sola Sicilia, nè qualcosa da sottovalitare, rilegandolo ad un problema locale di una organizzazione criminale come le altre. Dopo aver visto le Mani su Palermo e Doppio gioco (fin dove riesce ad inserirsi la mafia, nella Dia, nei Ros) sono sicuro che in molti avranno cambiato idea.
“Le mani su Palermo” è il titolo del film documentario coprodotto da Rai Fiction e Magnolia, nato da un’idea del produttore Claudio Canepari e del giornalista Salvo Palazzolo, che firmano la sceneggiatura assieme al commissario scrittore Piergiorgio Di Cara a Matteo Lena e Fabrizio Marini. La regia invece è di Fabrizio Lazzaretti e Matteo Lena.
Delle tre fiction andate in onda in prima serata e dedicate alla cattura dei boss mafiosi latitanti o dei rapporti con imprenditori ("Doppio gioco"), "Le mani su Palermo" è sicuramente la più interessante.
Perchè racconta dei nuovi sviluppi nell'organigramma mafioso; per il suo realismo e la violenza raccontata senza nessun filtro. Perchè, ancora una volta, racconta del difficile lavoro della Squadra Catturandi della Questura di Palermo, dei magistrati coinvolti nelle indagini, che diventano ogni volta più difficili, più complesse.
La mafia è una cosa seria e, di conseguenza, la lotta alla mafia, il contrasto alla criminalità organizzata, il contrasto ai reati satelliti dei mafiosi (estorsione, traffico e spaccio di droga) deve essere in cima all'agenda di qualsiasi governo.
Perchè la mafia uccide le persone: la fiction iniziava con lo strangolamento di una delle prime vittime di Totò Lo Piccolo.
"Strangolare una persona era una cosa normale per noi, all'epoca" raccontava il pentito Gaspare Rotolo.
La mafia distrugge l'economia: "mettersi a posto" è l'eufemismo con cui i boss chiedono ai commercianti, agli imprenditori, il pizzo.
Per chi non paga, per chi non vuole sottomettersi al dominio mafioso scattano le ritorsioni: le macchine distrutte, le telefonate, le minacce, per arrivare a degli attentati, come raccontava il signor Guaiano. Non è solo una questione di soldi, chiedere il pizzo (come a ben spiegato Carlo Lucarelli in una puntata di Blu Notte): è proprio il consolidamento del potere e del controllo sul territorio.
E il territorio di Palermo, su cui i Lo Piccolo padre e figlio volevano mettere le mani a colpi di pistola era ben presidiato. Impressionante il controllo su interi quartieri come lo Zen dove, di fatto, la polizia, non poteva entrare: "Lo Zen per la squadra catturandi, è una zona irraggiungibile".
Come è stato catturato Totò Lo Piccolo? Con intercettazioni, con microcamere nascoste, con l'uso di teleobbietivi per controllare a distanza una certa zona senza essere visti.Incrociare con molta pazienza dati su dati: targhe, visure catastali, intercettazioni, vecchi fascicoli. Seguire l'odore del latitante seguendo qualsiasi pista: parenti, amici, relazioni ...
La mafia non è un problema della sola Sicilia, nè qualcosa da sottovalitare, rilegandolo ad un problema locale di una organizzazione criminale come le altre. Dopo aver visto le Mani su Palermo e Doppio gioco (fin dove riesce ad inserirsi la mafia, nella Dia, nei Ros) sono sicuro che in molti avranno cambiato idea.
“Le mani su Palermo” è il titolo del film documentario coprodotto da Rai Fiction e Magnolia, nato da un’idea del produttore Claudio Canepari e del giornalista Salvo Palazzolo, che firmano la sceneggiatura assieme al commissario scrittore Piergiorgio Di Cara a Matteo Lena e Fabrizio Marini. La regia invece è di Fabrizio Lazzaretti e Matteo Lena.
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