Quello a sinistra è stato ministro della Repubblica. L'altro è il tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito, ex sottosegretario alla Semplificazione amministrativa. Tesoriere indagato dalla procura di Milano "con l'accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato e appropriazione indebita".
Come nel 1992, la marea delle tangenti inizia a sommergere un pò tutti ed inizia a diventare difficile rinpondere con "ma sono solo mele marce" .."è accaduto a mia insaputa" .. "meglio pirla che ladro" ..
Non bastavano i soldi in Tanzania, l'inchiesta sul vicepresidente Davide Boni, la candeggina del Bossi minore, il Trota nel listino blindato a Brescia, le scomuniche rientrate con Maroni e Tosi...
In questa inchiesta c'è anche un filone che porta alla ndrangheta: a Reggio Calabria uno dei tre filoni dell'inchiesta sul tesoriere leghista. Giri di fatture e compravendite sospette con società in tutta Italia e un faccendiere in rapporti con il potente clan dei De Stefano .
Raccontava Saviano, che le ndrine al nord dialogano con tutti, anche con la Lega. E dopo queste parole piovvero le polemiche con tanto di puntata riparatrice.
Roberto Maroni, all'epoca ministro (anche lui) aveva commentato aspramente
«Vorrei un faccia a faccia con lui per vedere se ha il coraggio di dire
quelle cose guardandomi negli occhi» ha dichiarato il titolare del
Viminale, aggiungendo: «Chiedo risposta anche a nome dei milioni di
leghisti che si sono sentiti indignati dalle insinuazioni gravissime di
Saviano e quindi auspico che mi venga concesso lo stesso palcoscenico
per replicare ad accuse così infamanti che devono essere smentite»
Ecco: indignarsi oggi, chiedendo pulizia è troppo tardi.
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