L'ultima inchiesta che coinvolge il partito della Lega Nord dimostra che in Italia ogni cosa è collegata.
I pm di Napoli Woodcock e Curcio, per arrivare ai soldi del tesoriere Belsito sono partiti da Lavitola e i finanziamenti al giornale l'Avanti.
Dunque i soldi pubblici che finanziano l'editoria, per i giornali di partiti, di cui per prima si era occupata Report qualche anno fa. Soldi a pioggia che venivano dati in base alle copie distribuite e non alle copie vendute.
Lavitola e Tarantini, finiti sotto inchiesta prima a Napoli e poi a Roma per una storia di ricatti all'ex premier (per la storia delle escort..); Lavitola che dalla lontana isola di Antigua si era interessato per trovare le carte della casa di Montecarlo per incastrare Fini. Lavitola che girava a spasso assieme al ministro degli esteri Frattini, senza una ragione precisa.
Nell'inchiesta della Lega è coinvolta anche lady Bossi, baby pensionata dello stato, direttrice di una scuola privata che riceve fondi pubblici da Roma ladrona.
Come ci ha ricordato il ministro Fornero, sono proprio quelle pensioni che oggi non possiamo più permetterci.
Così come i soldi alle scuole private, mentre le scuole pubbliche cadono a pezzi.
Belsito in pochi anni (lo racconta Ferruccio Sansa sul Fatto) è passato da buttafuori, autista di Alfredo Biondi (quello del decreto salva ladri) a tesoriere della Lega, sottosegretario nel ministero di Bossi. Sul sito si parla di due lauree: una a Malta e l'altra a Londra. Forse delle lauree patacca da università fittizie, come la Giovanni Paolo I , che aveva come testimonial alcuni illustri politici (a loro insaputa) e a cui la Camera aveva concesso delle aulee per le sedi di laurea.
Belsito era nel cda di Finmeccanica, la stessa azienda di stato che oggi è in crisi e che potrebbe chiudere o cedere dei suoi settori.
Finmeccanica è stata coinvolta nelle indagini della magistratura: nomine di amici e parenti di politici, mazzette (presunte) a politici e la ciliegina della buonuscita a Guarguaglini.
Belsito, come Lusi, era un tesoriere di un partito che, grazie alla legge sui rimborsi elettorali, prendeva dai cittadini (almeno quelli che pagano le tasse) più di quanto effettivamente spendesse per le elezioni. Risarcimenti che poi finivano in Tanzania. E io pago .. direbbe Totò.
Ecco, se fosse un giallo, questo racconto porterrebbe un unico colpevole: questo sistema dei partiti, che spesso si dimostra essere un sistema poco democratico.
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