Economist, ecco la classifica dei paesi che hanno più pagato la crisi,
e dei cittadini che c'hanno rimesso più soldi [dal blog Non leggerlo]
e dei cittadini che c'hanno rimesso più soldi [dal blog Non leggerlo]
E, come riflesso di quest'ultima, taglio alla spesa sociale, privatizzazioni, taglio di salari e diritti ..
Deve esserci
un'altra strada.
Diversa da quella che vediamo applicata
all'Italia,alla Spagna alla Grecia (a proposito, leggo che i mercati sono preoccupati dalle elezioni in Grecia e Italia): una ricetta che cerca di salvare
capra e cavoli, ovvero mantenere lo stesso status quo dentro
politica, finanza, lobbies, banche, grandi imprese da una parte e
dall'altra salvare i conti (tagliando pensioni, tagliando la scuola,
la sanità, i diritti costituzionali che parlano di lavoro, di un
salario dignitoso, di cure a chi non se lo può permettere).
Una
strada che dica basta a questa gestione delle grande aziende di stato
che sono state svuotate dall'interno fino a portarle sul baratro, e
allora provatizzazioni, smembramenti, lessa in mobilità di chi ci
lavora. Rai, Finmeccanica, Fincantieri: chi ha deciso le nomice in
queste aziende? Chi ha deciso le linee guida dentro la Rai (si alle
fiction, no alla cultura, l'informazione che non disturbi i partiti),
dentro i cantieri, nelle aziende che anziché produrre treni e bus
producono armi da guerra.
Una strada che consideri la cultura un
valore, come il rispetto del territorio e che dunque sappia guardare
oltre il quotidiano e le prossime elezioni.
Scrive Aldo Giannuli
in “Uscire dalla crisi è possibile”, sulla ricetta che è stata
usata per curare la crisi e che invece l'ha peggiorata: la ricetta
“uno strano intruglio di neoliberismo e di «keynesismo per ricchi», non ha funzionato nemmeno un po' e la ripresa tanto invocata è stata effimera. Ciò invita a rimettere in discussione una serie di assiomi della dottrina economica dominante – appunto il neoliberismo – che da ormai 30 anni esercita una egemonia assoluta delegittimando ogni altro paradigma teorico, come testimonia la celebre frase di Margaret Tatcher: «There is no alternative». E infatti per tre decenni il mondo si è comportato come se non vi fosse altra via che quella della globalizzazione neoliberista.”
“uno strano intruglio di neoliberismo e di «keynesismo per ricchi», non ha funzionato nemmeno un po' e la ripresa tanto invocata è stata effimera. Ciò invita a rimettere in discussione una serie di assiomi della dottrina economica dominante – appunto il neoliberismo – che da ormai 30 anni esercita una egemonia assoluta delegittimando ogni altro paradigma teorico, come testimonia la celebre frase di Margaret Tatcher: «There is no alternative». E infatti per tre decenni il mondo si è comportato come se non vi fosse altra via che quella della globalizzazione neoliberista.”
Report
ci racconterà di un nuovo modello sociale ed economico,
nell'inchiesta
di Michele Buono “Smarcamenti in campo”:
L’occidente vive da anni una crisi
paurosa. Sono in tanti ormai che da tempo cominciano a domandarsi se
è possibile uscirne e soprattutto come. Senza denaro pubblico, uno
stato sociale sempre più in affanno, fabbriche che chiudono,
famiglie che ormai stentano ad arrivare a fine mese. Eppure un
piccolo barlume di luce si intravede. Report ha attraversato
l’Italia, l’Europa, Gli Stati Uniti e il Sud America alla ricerca
di segnali positivi e alla fine abbiamo scoperto che esistono altri
modelli di economia e di finanza: imprese che hanno scelto di mettere
la persona al centro del proprio processo economico; banche che non
fanno speculazione, o il mercato della finanza, ma più semplicemente
finanza per il mercato. L’inchiesta termina in Argentina con il
paradigma positivo di una società i cui rapporti sociali e le
relazioni esprimono un modello di socializzazione dell’economia:
l’esperienza delle imprese recuperate. Insomma, il modello di
società in cui viviamo non è l’unico possibile, non esiste in
natura ed è solo il frutto delle nostre decisioni.
La seconda inchiesta di Emanuele
Bellano e Giorgio Mottola
“La congregazione” parla di
sanità privata in mano ad una Congregazione che ha dimostrato di
avere ben poco di religioso:
Il gruppo sanitario che fa capo alla
Congregazione dei Figli dell'Immacolata Concezione gestisce ospedali
e case di cura tra cui l'Idi, l'Istituto Dermopatico dell'Immacolata,
con sede a Roma, uno dei più importanti centri di cura delle
malattie della pelle. 1.500 dipendenti, centinaia di pazienti curati
ogni giorno, oggi il gruppo si trova in forte crisi: da cinque mesi i
dipendenti non ricevono lo stipendio con regolarità e la dirigenza
ha difficoltà a riparare i macchinari. Cosa c'è dietro le
difficoltà finanziarie del gruppo? Coperta da una legislazione che
le consente di non rendere pubblici i propri bilanci la congregazione
ha cercato di investire in imprese industriali , centri benessere e
in affari poco chiari che negli anni hanno messo in crisi le sue
casse dalle quali spesso i frati hanno attinto e non sempre
osservando lo spirito che richiederebbe il loro voto di
povertà.
Come si vede, i
casi San Raffaele e Santa Rita in Lombardia non sono isolati.
Infine, per la rubrica C'e'
chi dice no: "Riccardo
Antonini", di Giuliano
Marrucci
In 32 anni da operaio delle ferrovie
Riccardo Antonini non ha mai ricevuto un provvedimento disciplinare.
A giugno del 2009 però è testimone del disastro di Viareggio, si
schiera dalla parte dei familiari, ma Ferrovie dello Stato non hanno
gradito.
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