22 aprile 2012

Crescere, consumare, lavorare, morire

Possibile che non esista una alternativa alla spirale manovra-recessione-nuova manovra … nuova recessione? Possibile che i nostri tecnici sappiamo solo proporci ricette che parlano di PIL, ripresa dei consumi (quali consumi? E fino a quando?), produttività, competizione sul mercato mondiale. 



Economist, ecco la classifica dei paesi che hanno più pagato la crisi,
e dei cittadini che c'hanno rimesso più soldi
 [dal blog Non leggerlo]

E, come riflesso di quest'ultima, taglio alla spesa sociale, privatizzazioni, taglio di salari e diritti ..

Deve esserci un'altra strada.
Diversa da quella che vediamo applicata all'Italia,alla Spagna alla Grecia (a proposito, leggo che i mercati sono preoccupati dalle elezioni in Grecia e Italia): una ricetta che cerca di salvare capra e cavoli, ovvero mantenere lo stesso status quo dentro politica, finanza, lobbies, banche, grandi imprese da una parte e dall'altra salvare i conti (tagliando pensioni, tagliando la scuola, la sanità, i diritti costituzionali che parlano di lavoro, di un salario dignitoso, di cure a chi non se lo può permettere). 

Una strada che dica basta a questa gestione delle grande aziende di stato che sono state svuotate dall'interno fino a portarle sul baratro, e allora provatizzazioni, smembramenti, lessa in mobilità di chi ci lavora. Rai, Finmeccanica, Fincantieri: chi ha deciso le nomice in queste aziende? Chi ha deciso le linee guida dentro la Rai (si alle fiction, no alla cultura, l'informazione che non disturbi i partiti), dentro i cantieri, nelle aziende che anziché produrre treni e bus producono armi da guerra.
Una strada che consideri la cultura un valore, come il rispetto del territorio e che dunque sappia guardare oltre il quotidiano e le prossime elezioni.
Scrive Aldo Giannuli in “Uscire dalla crisi è possibile”, sulla ricetta che è stata usata per curare la crisi e che invece l'ha peggiorata: la ricetta
“uno strano intruglio di neoliberismo e di «keynesismo per ricchi», non ha funzionato nemmeno un po' e la ripresa tanto invocata è stata effimera. Ciò invita a rimettere in discussione una serie di assiomi della dottrina economica dominante – appunto il neoliberismo – che da ormai 30 anni esercita una egemonia assoluta delegittimando ogni altro paradigma teorico, come testimonia la celebre frase di Margaret Tatcher: «There is no alternative». E infatti per tre decenni il mondo si è comportato come se non vi fosse altra via che quella della globalizzazione neoliberista.

Report ci racconterà di un nuovo modello sociale ed economico, nell'inchiesta di Michele Buono “Smarcamenti in campo”:


L’occidente vive da anni una crisi paurosa. Sono in tanti ormai che da tempo cominciano a domandarsi se è possibile uscirne e soprattutto come. Senza denaro pubblico, uno stato sociale sempre più in affanno, fabbriche che chiudono, famiglie che ormai stentano ad arrivare a fine mese. Eppure un piccolo barlume di luce si intravede. Report ha attraversato l’Italia, l’Europa, Gli Stati Uniti e il Sud America alla ricerca di segnali positivi e alla fine abbiamo scoperto che esistono altri modelli di economia e di finanza: imprese che hanno scelto di mettere la persona al centro del proprio processo economico; banche che non fanno speculazione, o il mercato della finanza, ma più semplicemente finanza per il mercato. L’inchiesta termina in Argentina con il paradigma positivo di una società i cui rapporti sociali e le relazioni esprimono un modello di socializzazione dell’economia: l’esperienza delle imprese recuperate. Insomma, il modello di società in cui viviamo non è l’unico possibile, non esiste in natura ed è solo il frutto delle nostre decisioni.

La seconda inchiesta di Emanuele Bellano e Giorgio Mottola “La congregazione” parla di sanità privata in mano ad una Congregazione che ha dimostrato di avere ben poco di religioso:

Il gruppo sanitario che fa capo alla Congregazione dei Figli dell'Immacolata Concezione gestisce ospedali e case di cura tra cui l'Idi, l'Istituto Dermopatico dell'Immacolata, con sede a Roma, uno dei più importanti centri di cura delle malattie della pelle. 1.500 dipendenti, centinaia di pazienti curati ogni giorno, oggi il gruppo si trova in forte crisi: da cinque mesi i dipendenti non ricevono lo stipendio con regolarità e la dirigenza ha difficoltà a riparare i macchinari. Cosa c'è dietro le difficoltà finanziarie del gruppo? Coperta da una legislazione che le consente di non rendere pubblici i propri bilanci la congregazione ha cercato di investire in imprese industriali , centri benessere e in affari poco chiari che negli anni hanno messo in crisi le sue casse dalle quali spesso i frati hanno attinto e non sempre osservando lo spirito che richiederebbe il loro voto di povertà.


Come si vede, i casi San Raffaele e Santa Rita in Lombardia non sono isolati. 

Infine, per la rubrica C'e' chi dice no: "Riccardo Antonini", di Giuliano Marrucci


In 32 anni da operaio delle ferrovie Riccardo Antonini non ha mai ricevuto un provvedimento disciplinare. A giugno del 2009 però è testimone del disastro di Viareggio, si schiera dalla parte dei familiari, ma Ferrovie dello Stato non hanno gradito.

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