13 aprile 2012

L'Italia unita

Giovedì sera televisivo particolare: mentre Servizio pubblico, nella puntata "La mafia cambia" rimandava in onda l'inchiesta di Stefano Bianchi e Alberto Nerazzini "La mafia è bianca", su La7 Corrado Formigli parlava della Lega, della faida interna e della caccia alla strega nera ("Lega, l'ora delle purghe").

Nord e sud, così lontani ma così vicini, uniti nel segno della cattiva politica, un parallelo nemmeno troppo azzardato.
Nell'intervista con Sandro Ruotolo Angelo Siino raccontava del suo incontro di Saverio Romano (presentato da Totò Cuffaro) per le elezioni del 1991. O picciottazzo chiedeva voti, ma questi erano già stati promessi ad un certo Purpura, vicino a Lima.

Sinno ha poi detto una frase che dovrebbe far riflettere "quando non si chiederanno più favori alla mafia per un posto di lavoro, per l'università, sarà la fine della mafia".
Sono più o meno le stesse parole del prefetto Dalla Chiesa nella sua intervista a Bocca: dove lo stato non garantisce più alle persone i loro diritti, subentra la mafia.

Al nord, la mafia è subentrata da un pezzo, sfruttando la convergenza di interessi con amministratori e imprenditori che non si sono fatti troppi problemi circa la provenienza di certi soldi. Sul perchè certe imprese venute dal sud si potevano permettere appalti a prezzi così bassi.
E la Lega, baluardo al nord contro il potere di Roma ladrona, in difesa dei valori e dei diritti delle persone del nord, oggi dovrebbe interrogarsi su cosa ha combinato veramente in questi anni di presidio del nord.

Al sud un imprenditore (Michele Aiello) che da costruttore di strade, grazie alla mafia è diventato imprenditore nel settore della sanità privata, con pingui rimborsi dal pubblico, al nord un tesoriere e tanti dirigenti di un partito che hanno fatto gli affari proprio con i contributi elettorali pubblici.

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