E' anche un mondo di medici che ogni giorno hanno a che fare con malati e gente bisognose di cure.
Un mondo composta in buona parte di medici specializzandi, i medici di domani che ieri e oggi sono scesi in piazza per protestare contro di una nuova tassa che stava per essere introdotta: l'Irpef sulle borse di studio per i dottorati di ricerca e le scuole di specializzazione.
Una protesta che ha ottenuto il suo scopo, la commissione Finanze della Camera, ha eliminato questa norma.
Quello che chiedono, i giovani medici, è la possibilità di fare formazione, nel periodo di specializzazione e non solo burocrazia o lavoro di reparto.
Il taglio della borsa di studio era invece l'ennesimo tentativo di andare a prendere i soldi ai più deboli:
“Il governo si è presentato dicendo ‘quello che fa bene ai giovani fa bene al Paese’”, si leggeva nella nota diffusa da FederSpecialisti e Sigm per lanciare le iniziative. Ora invece si cerca di “far cassa con i soldi delle borse di studio e degli assegni di ricerca, somme che garantiscono il minimo sostentamento per migliaia di giovanissimi ricercatori e medici specializzandi, quasi sempre fuori sede, che sempre più a fatica, in questo periodo di crisi, tentano di costruirsi un’esistenza indipendente e dignitosa”. Alle voci degli specializzandi si sono man mano aggiunte dichiarazioni solidali da parte di esponenti delle diverse forze politiche. Per il senatore del Pd Ignazio Marino la tassa avrebbe incentivato la fuga all’estero dei talenti migliori, mentre Giorgia Meloni, deputato del Pdl ed ex ministro della Gioventù, ha parlato di un emendamento che non rispondeva al principio di equità sociale.
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