Parafrasando questo slogan, c'è stato un periodo in cui si è pensato che per fare un grande paese, servissero banche sempre più grandi.
Ovvero banche cresciute per acquisizioni e fusioni: il risultato è un paese dove la maggior parte delle imprese sono piccole, non federate e un sistema creditizio composto per la maggior parte, da pochi gruppi.
Tutto ok?
Finché le cose andavano bene, forse. Ma ora che abbiamo scoperto la crisi, gli scandali dentro le banche (MPS, BPM, Banca delle Marche, il credito coperativo fiorentino di Verdini ), i prestiti facili agli amici e il rubinetto chiuso alle imprese sane, forse possiamo anche alzare qualche critica a questo sistema creditizio.
Un sistema dove la crisi viene fatta pagare non solo per i prestiti non concessi, ma anche con la messa in mobilità del personale dentro le banche.
Come se il rosso in MPS l'avessero fatto gli sportellisti e non manager da stipendi d'oro.
L'ABI ha disdetto il contratto nazionale bancario, perché i conti (tra costi e ricavi) non tornano.
Il prestito dalla BCE è stato adoperato per comprare titoli di stato (causando una diminuzione dello spread), ma l'aver chiuso il rubinetto per i prestiti ha causato un danno peggiore. La chiusura di molte piccole imprese messe in mezzo tra le tasse e il credit crunch.
E parte dei debiti in pancia alle aziende (i crediti in sofferenza) rischiano di non essere mai riscossi:
Dall'articolo di Matteo Cavallito sul FQ:
Con 141,8 miliardi di fardello su base lorda, il totale dei crediti in sofferenza del sistema bancario italiano (ovvero quelli la cui riscossione è a rischio poiché i debitori si trovano in stato d’insolvenza) ha registrato nel mese di agosto l’ennesima preoccupante impennata. Un dato, quello riferito nelle ultime settimane dall’Associazione bancaria italiana (Abi), che dipinge il quadro peggiore degli ultimi 14 anni – il rapporto tra prestiti a soggetti insolventi e finanziamenti concessi alla clientela ordinaria viaggia al 7,32%, il valore più alto dal 1999 – ed evidenzia, va da sé, l’ennesimo effetto della crisi.Report questa sera si occupa delle banche e del loro mandato che è stato tradito: da banche per il credito alle famiglie e alle imprese, si sono trasformate in banche per concedere prestiti facili agli amici, e per operazioni di sistema.
Ma ad incidere su questa massa di credito destinata alla svalutazione ci sono anche un paio di fattori nascosti: i maxi prestiti alla clientela top e la predominante responsabilità dei massimi livelli dirigenziali. Lo rivela uno studio riservato della Fiba, il sindacato del settore bancario e assicurativo della Cisl, che punta implicitamente il dito contro una nota questione irrisolta: quella, per dirla con un eufemismo, dei “grandi debitori”.
“Una parte significativa delle sofferenze è legata ai crediti erogati a grandi personaggi, amici e ‘furbetti’ vari”, dichiara il segretario generale di Fiba Cisl, Giulio Romani. “L’Abi ha disdettato il contratto nazionale dei bancari: non riconoscere l’adeguamento inflazionistico consentirebbe alle banche di risparmiare 1,7 miliardi. Ma parliamo pur sempre delle stesse banche che hanno erogato miliardi a Romain Zaleski, a Ligresti e a Danilo Coppola o concesso liquidazioni milionarie a Vigni, Bianconi, Cucchiani, Profumo e Geronzi. Con i soli soldi che si perdono attualmente su Zaleski si potrebbe coprire la copertura inflattiva a regime di un intero contratto per tutti i dipendenti bancari…”.
L'inchiesta si intitola "Intesa sul credito" ed è di Giovanna Boursier:
"Romain Zaleski e Luigi Zunino sono grandi debitori delle banche, capofila, per entrambi, Intesa San Paolo. Hanno ognuno, all’incirca, 2mld di debito. Zaleski è un finanziere francese, di origini polacche, che arriva in Italia perché deve riscuotere un credito da un’acciaieria della Val Camonica, lui la rileva e si stabilisce nel bresciano. Specula in borsa, le banche lo finanziano, nel 2007 fino a 9 miliardi, e circa 2 glieli ha dati Intesa guidata da Giovanni Bazoli. Si conoscono nella finanziaria Mittel, di cui Zaleski diventa azionista nel 1996, e Bazoli è stato a lungo presidente. Zaleski nel 2007 ha anche un patrimonio di titoli bancari e quando Intesa si fonde con San Paolo Imi, la Tassara di Zaleski arriva al 5,9% della nuova banca, diventandone il secondo azionista. Nel 2008 crolla, insieme ai mercati finanziari. Da allora le banche, da Intesa a UniCredit, gli ristrutturano il credito. Più o meno lo stesso vale per l’immobiliarista Luigi Zunino: nel 2008 aveva più di 3 miliardi di debiti, e la procura di Milano aveva chiesto il fallimento della sua società Risanamento. Ma anche in questo caso, si fa un accordo con le banche che si prendono quote della società e gli iniettano liquidità. Oggi ha ancora 1,8mld di debito con le banche e vorrebbe riprendersi Risanamento, che ha in pancia immobili prestigiosi a Parigi. Il Banco Popolare è disponibile a rifinanziarlo.L'anteprima del servizio su Reportime:
A coloro invece che non hanno amici nelle banche, chiudono i fidi e di conseguenza devono chiudere le loro imprese. Poi ci sono anche quelli che, con la crisi, comprano a rate. Il credito al consumo ormai serve per mangiare. Ma è difficile sapere quanto si paga di interessi, come è il caso delle carte revolving... Istruzioni per l’uso".
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