07 ottobre 2013

Report - le nomine pubbliche (anticipazione)

L'anticipazione della puntata di questa sera di Report, sul sito del Corriere



Come sono stati nominati i vertici delle società pubbliche?
Luca Chianca lo ha chiesto al povero Fassina, smentito dal suo stesso primo ministro e costretto alla fuga dalle domande del giornalista.

E poi le sperequazioni dei valori catastali (che portano poi a valori sballati di Isee, Irpef..), per case che sono una attaccata all'altra.

Dal sito Reportime:
Report lunedì alle 21.05 su Rai3, farà una radiografia di quei provvedimenti, direttive e iniziative del Governo che sono stati presentati come la medicina giusta per i mali della crisi e che rimetteranno in sesto il nostro Paese.
Ad esempio, la tanto attesa riforma del catasto, appena approvata alla Camera, riuscirà finalmente a sanare le forti disparità sociali nel pagamento delle tasse come Imu, Tares, Service Tax o Irpef? Era previsto che il catasto venisse revisionato ogni 5 anni e invece sono decenni che le rendite catastali non vengono aggiornate sui 60 milioni di immobili che oggi abbiamo in Italia.
Si creano così situazioni assurde con proprietari di case di pregio nei centri storici che hanno pagato metà dell’Imu di chi abita in piccole case di periferia, o condomini che vengono tassati quasi del doppio rispetto al proprio vicino di pianerottolo. Ma anche tra le città italiane le differenze possono essere abissali, con i cittadini di Roma che hanno pagato per l’Imu sulla prima casa una media di 216 euro mentre quelli di Palermo solo 30. E quello che manca ce lo mette lo Stato.
E poi sono anni che si parla di tetti agli stipendi per i manager delle società pubbliche, senza prendere mai in considerazione le competenze e i risultati aziendali. Il governo Monti, un anno fa, aveva fissato il tetto a circa 300mila euro l’anno. E chi ci finiva dentro? Tutti gli amministratori delle società non quotate partecipate dal Tesoro: da Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia, a Pietro Ciucci di Anas con uno stipendio di 750mila euro a testa.
Ma la scorsa estate nel Decreto del Fare spunta all’improvviso un emendamento che annulla in un sol colpo il tetto agli stipendi. Quindi, tutto come prima. Il governo, per non perderci la faccia, corre ai ripari e al senato fa eliminare l’emendamento, inserendone un altro per ridurre del 25% anche il compenso dei manager delle società quotate come Eni, Enel e Finmeccanica e di quelle che emettono strumenti finanziari come Ferrovie e Poste Italiane che, fino ad oggi, non erano toccate da nessun vincolo.
Insomma il parlamento decide prima di mettere un tetto, a distanza di un anno di toglierlo e, infine, nel giro di qualche giorno di rimetterlo senza prevedere un rapporto tra compensi e risultati.
Come sono stati scelti infatti i nuovi amministratori che guideranno per i prossimi anni le nostre società a partecipazione pubblica? A giugno 2013, al Senato passa una mozione che impegnava il governo a introdurre nuovi criteri per valutare gli stipendi degli amministratori delle società quotate in base agli obiettivi raggiunti, ma soprattutto chiedeva norme stringenti per selezionare con trasparenza e meritocrazia i migliori top manager. La mozione è diventata una direttiva del ministero delle finanze, il principale azionista di oltre 32 società. Come è stata recepita la direttiva del Tesoro?

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