15 ottobre 2013

Report - sparala grossa

"Almeno la smettessero di raccontare balle": con questo ironico augurio si chiudeva la puntata di ieri sera di Report. L'inchiesta di Stefania Rimini "Sparala grossa" è stata un fact checking che ha demilito i tanti luoghi comuni, le sparate fatte da politici nella loro eterna campagna elettorale e che i giornalisti riportano pari pari, senza nessuna verifica, come cani da riporto.
Forse anche per questo la crisi è arrivata all'improvviso e di questo tunnel non se ne vede il fondo: perché trasmissioni come Report sono in fondo una mosca bianca nel mondo dell'informazione.

Il reddito minimo garantito costerebbe 7-8 miliardi di euro e sarebbe una garanzia per le persone che non hanno mezzi di sostentamento: sarebbe uno strumento più efficace della social card di Tremonti (che Letta continuirà a finanziare).

La fiducia dei consumatori è aumentata questa estate solo perché l'Istat ha modificato i metodi di rilevazione.

L'Imu non ha fatto crollare il prezzo delle case del 20%, come ha sparato Brunetta. Il problema è che siamo più poveri e che il bene casa non basta più.
La bolla edilizia è arrivata anche qui, diversamente da quanto diceva Tremonti nel 2008: semplicemente i costi delle nuove costruzioni sono tenuti artificialmente alti, perché nel bilancio di assicurazioni e banche.
Se le case dovessero valere come da mercato si creerebbero dei buchi che qualcuno dovrebbe risanare ..

Il fondo ai giovani precari per comprarsi casa? Sono 50 milioni ma le regole per predere i soldi sono così stringenti che nel Triveneto, dal 2008, l'ha preso solo una coppia.

Il piano lavoro per i giovani (e solo per i giovani) servirà al massimo a creare 28000 posti di lavoro, non i 200000 che dice Giovannini.
E poi uno dovrebbe domandarsi perché assumere giovani se non c'è domanda.

Le imprese sono strozzate da burocrazia e tasse: colpa delle bufale come la carta d'identità elettronica, che a Napoli non si fa più perché finito il toner. Quanto si è speso per questo documento?

Ma se lo stato è latente sulla digitalizzazione, e sul pagamento die suoi crediti, dall'altra parte vuole essere pagato subito per le tasse. Specie se sei un piccolo imprenditore o un piccolo professionista.
Così parrebbe sentendo i tanti casi di accertamenti di Equitalia: in 10 anni abbiamo avuto 545 miliardi non riscossi da questo ente pubblico.
Una montagna di denaro: perché non basta scoprire gli evasori totali, o le società estero vestite, o le società cartiere che fabbricano le false ricevute. Perché ci sono poi i contenziosi, i processi.
E alla fine lo stato recupera poco.

Abbiamo tolto l'Imu per fare un favore a B. e al suo elettorato? E ora dovremo recuperare i soldi dalle accise, dall'Iva, da altri tagli.
Più tasse, meno consumi significa che c'è sempre più incertezza sul nostro futuro: perché un'azienda dovrebbe venire qui ad investire, in Italia. Dove c'è corruzione, le mafie, dove è difficile recuperare i crediti, dove c'è un sistema di leggi e burocrazia che taglia l'entusiasmo di tanti giovani imprenditori?

Il PIL crolla al -1,8%: ma tanto basta dare la colpa alle banche, alla BCE, all'euro.
Le banche hanno per anni fatto spese allegre a braccetto con la politica. E ora fanno pagare il prezzo al sistema paese (MPS che lascia a casa i suoi dipendenti ..).
Se la BCE si mettesse a stampare denaro, come la FED, ci sarebbe anche una svalutazione dei nostri risparmi. Non è il massimo in tempi di crisi.
Il ritorno alla lira sarebbe un altro problema: i nostri risparmi sarebbero svalutati del 30% e molte banche italiane e imprese italiane fallirebbero. Siete disposti a questo?

Ma ora il governo ha tirato fuori l'idea del cuneo fiscale: quello di Prodi non ha funzionato.
Quello in mente al governo funzionerà solo sui nuovi assunti.
Ma, si dice, serve puntare sulla produttività: ma cosa è questa produttività?

In Germania, negli anni della loro crisi (ma quando l'Europa era in crescita) hanno fatto tagli, sacrifici e riforme. Hanno anche accettato di lavorare di più a pari salario, pur di mantenere il lavoro.
Noi abbiamo aspettato la catastrofe per fare la riforma delle pensioni, con il buco degli esodati. Ma le pensioni di oggi sono pagate (col sistema retributivo) coi soldi di quelli che forse non andranno mai in pensione.

Servirebbe investire in ricerca e innovazione. Servirebbe garantire il credito alle piccole imprese, evitando situazioni come quella di Alitalia, dove lo stato butta 75 milioni in una azienda privata che lo stato ha già spremuto.
Chiediamo alle aziende di pagare le tasse anche sui credti insoluti e poi lo stato è uno dei primi debitori.

Invitalia dovrebbe attrarre capitali esteri: ma mentre questi sono crollati di -17 miliardi, l'amministratore Arcuri si è preso uno stipendio da 750000 euro.
Non ci sono investimenti perché non ci sono certezze.
Quali tasse si pagheranno?

In Polonia hanno meno problemi: non ci sono TFR e tredicesima, ci sono meno tipologie di contratti, più flessibilità nell'orario di lavoro.
Non significa che dobbiamo arrivare a certe situazioni: ma almeno provare a cambiarle le cose. Regole chiare, traparenti, tempi certi per la giustizia, per i finanziamenti.

Ma è così facile dare la colpa all'Europa e perdersi nel chiacchiericcio da bar fatto dai politici.
Quelli che prima tagliano i fondi pubblici per salute e istruzione, e poi salvano Alitalia a spese nostre.


Il PDF con la trascrizione della puntata.

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