I lupi hanno ancota fame: la crisi del 2008 e lo spavento per il rischio sistemico di banche e mercati non hanno placato la fame di profitto, di bonus facili, di ricchezza dei signori della finanza.
Presa diretta ieri sera nella puntata "Banca rotta" ha compiuto un lungo viaggio da Wall Street, a Goldmas Sachs fino ad arrivare a Bruxelles e alle banche nostrane.
Cosa è stato fatto per impedire una nuova crisi?
Che fine han fatto i soldi che i governi (e la FED e la BCE) hanno messo nel sistema finanziario in questi anni?
Come usano i nostri soldi le banche?
Quali sono le condizioni delle nostre banche?
Ma prima di partire, Iacona ha aperto una parentesi sulla questione giustizia, invitando Renzi e Alfano ad occuparsi del problema dei collaboratori di giustizia come Ignazio Cutrò.
A sfidare le mafie nei fatti, non semplicemente rispondendo alle lettere di Saviano su repubblica.
Si, lo so, viene da ridere anche a me. Pensare di fare una seria lotta alla mafia (e sulla confisca dei beni e sul voto di scambio e sull'autoriciclaggio e sulla lotta ai paradisi fiscali) con gente come Alfano e i diversamente berlusconiani.
La crisi che stiamo vivendo è riassumibile in alcune cifre: il numero di ore di cassa integrazione passato da 250 ml a 1 miliardo dal 2005 al 2010. Il rapporto debito pil passato dal 108% al 130%.
Il debito pubblico che continua a crescere, come anche l'emoraggia di posti di lavoro.
Nonostante lo spread sia in calo e dunque paghiamo meno interessi sul debito.
Dopo il 2008 erano tutti a dire mai più.
Dopo il salvataggio delle banche e dopo il fallimento di Lehmann Brothers.
Mai più lo diceva Obama, mai più lo diceva Barroso.
L'ammontare dei derivato ad oggi è stimato 10 volte il pil mondiale: 600.000 miliardi di dollari.
L'indice della borsa di W.S. è cresciuto del 30%, mentre l'enonomia reale è cresciuta solo del 2%.
Finanza ed economia reale ormai sono due mondi separati: i dividendi e i bonus continuano ad essere staccati (e sono soldi sottratti ad investimenti).
Abbiamo assistito alla più grande operazione di marketing: le banche e la finanza ci hanno fatto credere che era tutta colpa dei debiti dei paesi. Non dei derivati, dei mutui concessi senza garanzie, del livello di indebitamento fuori controllo.
Dello scandalo Libor con cui banche internazionali hanno fatto cartello per falsificare il tasso da cui dipendono i nostri mutui.
Da gente come Dick Fuld, ceo di Lehman Brothers, o Angelo Mozilo di City group.
O anche Goldman Sachs che non gradisce molto i controlli della FED e che grazie al suo potere di influenza avrebbe fatto licenziare un analista che stava monitorando i suoi conflitti di interesse.
I bancheri non finiscono in cella.
Finiscono in ville di lusso a Long Island, dove ora si stanno trasferendo i trader di borsa: abbiamo avuto il più grande trasferimento di soldi pubblici verso i ceti più ricchi.
I 4000 miliardi di dollari della FED.
I 1000 miliardi della BCE alle banche europee.
Ma la festa per ricchi potrebbe essere l'ultima festa sul Titanic: il rischio di una nuova crisi è alto, perché nessuno ha imparato la lezione. Nè i governi, nè BCE o FED. E nemmeno i grossi gruppi finanziari e bancari.
L'influenza delle lobby ha bloccato tutte le riforme che si dovevano fare: il ripristino del Glass Steagall Act, il tetto per l'indebitamento e per stipendi e bonus dei manager, smetterla coi salvataggi di stato, evitare i conflitti di interesse e il meccanismo delle porte girevoli tra pubblico e privato (in Italia potremmo parlare dei vari Chiamparino, Fornero, Gnudi, Passera ..).
Come stanno le banche italiane?
Le banche italiane hanno in mano metà del debito pubblico e dunque nelle loro mani sta il nostro futuro. E non solo in Italia è così.
Se falliscono, falliscono gli stati: si chiama "azzardo morale", il poter rischiare sapendo che dietro ci sarà sempre la copertura dello stato.
Come per MPS e per i 3,5 miliardi presi in prestito e forse mai restituiti.
Le nostre banche hanno circa 150 miliardi di crediti in sofferenza, e i crediti a rischio ammontano a 300 miilardi (il 15% del credito).
Questo, assieme ai maggiori vincoli di bilancio che sono stati chiesti agli istituti porta ad una minore erogazione dei crediti: per i piccoli imprenditori diventa sempre più difficile avere dei prestiti.
Si è innestato un meccanismo perverso in cui tutto si avvita su se stesso: consumi, produzione, sofferenze bancarie, minori consumi.
Sono 13 le banche commissariate da Bankitalia: Iacona ha parlato di una di queste, la Terces, andata in sofferenza anche grazie a generosi prestiti concessi ad un imprenditore venuto su dal nulla.
Il risultato sono i 450 operai di Di Maio licenziati i dipendenti delle banche in esubero.
I conti delle banche non sono in ordine: quale la soluzione? La bad bank in cui infilare tutti i panni sporchi? Magari con la copertura dello stato?
Il problema, come ha spiegato il direttore di Banca Etica in studio è che non c'è volontà politica di affrontare il problema delle banche, dei paradisi fiscali, della lotta all'evasione e al riciclaggio dei soldi della criminalità.
Tutti temi intrecciati e tutti temi su cui aspettiamo da troppo tempo delle leggi chiare.
In Spagna e Francia, la lista di Hervè Falciani è stata usata per dar la caccia agli evasori: l'ex esperto informatico è diventato consulente dei governi che lo stanno proteggendo.
In Italia, un condannato per evasione fiscale farà le riforme istituzionali ad uno che voleva cambiare verso al paese.
Presa diretta ieri sera nella puntata "Banca rotta" ha compiuto un lungo viaggio da Wall Street, a Goldmas Sachs fino ad arrivare a Bruxelles e alle banche nostrane.
Cosa è stato fatto per impedire una nuova crisi?
Che fine han fatto i soldi che i governi (e la FED e la BCE) hanno messo nel sistema finanziario in questi anni?
Come usano i nostri soldi le banche?
Quali sono le condizioni delle nostre banche?
Ma prima di partire, Iacona ha aperto una parentesi sulla questione giustizia, invitando Renzi e Alfano ad occuparsi del problema dei collaboratori di giustizia come Ignazio Cutrò.
A sfidare le mafie nei fatti, non semplicemente rispondendo alle lettere di Saviano su repubblica.
Si, lo so, viene da ridere anche a me. Pensare di fare una seria lotta alla mafia (e sulla confisca dei beni e sul voto di scambio e sull'autoriciclaggio e sulla lotta ai paradisi fiscali) con gente come Alfano e i diversamente berlusconiani.
La crisi che stiamo vivendo è riassumibile in alcune cifre: il numero di ore di cassa integrazione passato da 250 ml a 1 miliardo dal 2005 al 2010. Il rapporto debito pil passato dal 108% al 130%.
Il debito pubblico che continua a crescere, come anche l'emoraggia di posti di lavoro.
Nonostante lo spread sia in calo e dunque paghiamo meno interessi sul debito.
Dopo il 2008 erano tutti a dire mai più.
Dopo il salvataggio delle banche e dopo il fallimento di Lehmann Brothers.
Mai più lo diceva Obama, mai più lo diceva Barroso.
L'ammontare dei derivato ad oggi è stimato 10 volte il pil mondiale: 600.000 miliardi di dollari.
L'indice della borsa di W.S. è cresciuto del 30%, mentre l'enonomia reale è cresciuta solo del 2%.
Finanza ed economia reale ormai sono due mondi separati: i dividendi e i bonus continuano ad essere staccati (e sono soldi sottratti ad investimenti).
Abbiamo assistito alla più grande operazione di marketing: le banche e la finanza ci hanno fatto credere che era tutta colpa dei debiti dei paesi. Non dei derivati, dei mutui concessi senza garanzie, del livello di indebitamento fuori controllo.
Dello scandalo Libor con cui banche internazionali hanno fatto cartello per falsificare il tasso da cui dipendono i nostri mutui.
Da gente come Dick Fuld, ceo di Lehman Brothers, o Angelo Mozilo di City group.
O anche Goldman Sachs che non gradisce molto i controlli della FED e che grazie al suo potere di influenza avrebbe fatto licenziare un analista che stava monitorando i suoi conflitti di interesse.
I bancheri non finiscono in cella.
Finiscono in ville di lusso a Long Island, dove ora si stanno trasferendo i trader di borsa: abbiamo avuto il più grande trasferimento di soldi pubblici verso i ceti più ricchi.
I 4000 miliardi di dollari della FED.
I 1000 miliardi della BCE alle banche europee.
Ma la festa per ricchi potrebbe essere l'ultima festa sul Titanic: il rischio di una nuova crisi è alto, perché nessuno ha imparato la lezione. Nè i governi, nè BCE o FED. E nemmeno i grossi gruppi finanziari e bancari.
L'influenza delle lobby ha bloccato tutte le riforme che si dovevano fare: il ripristino del Glass Steagall Act, il tetto per l'indebitamento e per stipendi e bonus dei manager, smetterla coi salvataggi di stato, evitare i conflitti di interesse e il meccanismo delle porte girevoli tra pubblico e privato (in Italia potremmo parlare dei vari Chiamparino, Fornero, Gnudi, Passera ..).
Come stanno le banche italiane?
Le banche italiane hanno in mano metà del debito pubblico e dunque nelle loro mani sta il nostro futuro. E non solo in Italia è così.
Se falliscono, falliscono gli stati: si chiama "azzardo morale", il poter rischiare sapendo che dietro ci sarà sempre la copertura dello stato.
Come per MPS e per i 3,5 miliardi presi in prestito e forse mai restituiti.
Le nostre banche hanno circa 150 miliardi di crediti in sofferenza, e i crediti a rischio ammontano a 300 miilardi (il 15% del credito).
Questo, assieme ai maggiori vincoli di bilancio che sono stati chiesti agli istituti porta ad una minore erogazione dei crediti: per i piccoli imprenditori diventa sempre più difficile avere dei prestiti.
Si è innestato un meccanismo perverso in cui tutto si avvita su se stesso: consumi, produzione, sofferenze bancarie, minori consumi.
Sono 13 le banche commissariate da Bankitalia: Iacona ha parlato di una di queste, la Terces, andata in sofferenza anche grazie a generosi prestiti concessi ad un imprenditore venuto su dal nulla.
Il risultato sono i 450 operai di Di Maio licenziati i dipendenti delle banche in esubero.
I conti delle banche non sono in ordine: quale la soluzione? La bad bank in cui infilare tutti i panni sporchi? Magari con la copertura dello stato?
Il problema, come ha spiegato il direttore di Banca Etica in studio è che non c'è volontà politica di affrontare il problema delle banche, dei paradisi fiscali, della lotta all'evasione e al riciclaggio dei soldi della criminalità.
Tutti temi intrecciati e tutti temi su cui aspettiamo da troppo tempo delle leggi chiare.
In Spagna e Francia, la lista di Hervè Falciani è stata usata per dar la caccia agli evasori: l'ex esperto informatico è diventato consulente dei governi che lo stanno proteggendo.
In Italia, un condannato per evasione fiscale farà le riforme istituzionali ad uno che voleva cambiare verso al paese.
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