Perché quella parola faceva paura.
Ma eravamo in terra dei casalesi, nel 1994.
Ancora oggi, però, la parola mafia, associata a lavori pubblici fa paura: i servizi di cronaca sull'inchiesta che ha decapitato il vertice di Infrastrutture lombarde si sono limitati a raccontare la sorpresa di Sala, il commissario, di Maroni (quello che dovevav demafiosizzare h24).
L'urgenza di Squinzi e di Pisapia è quella di non far fermare i lavori.
Mai un cane che si preoccupi di come vengono usati i soldi pubblici che, anche in questa storia, venivano spesi per garantire appalti certi a strutture vicine al cerchio del pirellone.
Ma c'è un'altra cosa che dovrebbe interessare tutti: il rapporto che il prefetto di Milano ha consegnato alla commissione antimafia: non è più un sospetto che anche la mafia partecipi al banchetto dell'Expo.
Aziende colluse, sospette, hanno partecipato ai lavori connessi all'expo, come le tangenziali, la linea 5 del metrò.
The show must go on.
Che nessuno si permetta di parlare di mafia e appalti e nemmeno di mafia e politica.
D'altronde noi siamo il paese dove Libera manifesta in ricordo della vittime della mafia, chiedendo che si faccia luce sulle stragi di mafia, mentre governi e presidenza stanno sabotando il processo di Palermo sulla trattativa stato mafia.
Vogliamo fare la lotta alla mafia ma solo a parole: come si può commentare l'incontro tra il ministro dell'interno (che la mafia la dovrebbe contrastare) con un indagato per concorso esterno in mafia:
"Catania, il ministro dell’Interno Alfano in visita dall’indagato Mario CiancioE' tutto un Truman show, in cui siamo intrappolati, oppure ci siamo auto intrappolati.
Il titolare del Viminale evita i giornalisti e ritarda di quasi due ore l’arrivo nella sala congressi per la manifestazione di Ncd. Motivo, la visita all'editore de La Sicilia, sotto indagine per concorso esterno e turbativa d'asta aggravata".
Uno show in cui ci viene raccontata una realtà che non esiste.
Non è solo la mafia dei cattivi in coppola e lupara.
E' anche l'Europa dell'austerità e dei vincoli anacronistici: nessuno spiega però che quei vincoli, quei regolamenti, li abbiamo voluti fortemente noi.
Il pareggio di bilancio in Costituzione (che nessuno ora rinnega o chiede di rivedere) è stato votato e approvato in sette mesi (nessun problema di bicameralismo ).
Pure dalla Lega che ora è diventata anti euro o anti Europa.
Che il fiscal compact e il two pack nascono dal governo Berlusconi, per diventare legge con Monti.
Europa cattiva o politici che ci prendono in giro?
Usciremo dallo show, o continueremo a rimanere attaccati a questo reality, in attesa del colpo di scena della prossima puntata?
Perché uno può anche dare fiducia a Renzi, che va veloce e non può perdere tempo con sindacati o confindustria.
Il leader che ha renzianizzato il suo partito deve correre, promettere, metterci la faccia, bruciare le tappe.
Chi si ricorda che, solo ieri, diceva mai larghe intese. Mai al governo senza il voto.
Doveva rottamare i vecchi del partito e ora ci si allea. Le questioni etiche e di opportunità vengono messe in secondo piano, sottosegretari indagati finiscono al governo e sarà il comitato etico del PD ad occuparsi del caso Genovese.
Quello che avrebbe fagocitato i fondi regionali ed europei per la formazione.
Sempre a proposito di spesa pubblica da tagliare, quella di cui si dovrebbe occupare Cottarelli.
Ma noi siamo nello show: la Merkel ha approvato il piano Renzi.
La gente ha dato fiducia.
Basta coi populisti.
Diamogli fiducia.
Avreste anche ragione, non è questione di gufare per partito preso. Però non possiamo dimenticarci di chi sta dietro il premier. Della macchina che sta guidando, che è la stessa di prima.
Buona notte Truman.
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