02 dicembre 2014

Come l'Italia tratta i suoi eroi

Carlo Azeglio Ciampi abbraccia il mar. Silvio Novembre
Vorrei aggiungere un piccolo particolare, sulla fiction trasmessa ieri da Rai1 su Giorgio Ambrosoli.
L'eroe borghese come lo definì Corrado Stajano. Un esempio per l'Italia, come hanno scritto altri.
Eroe che assieme al maresciallo Silvio Novembre riuscì a resistere a tutte le pressioni ricevute per far bene il suo lavoro di liquidatore.
Oggi li chiamiamo eroi, tardivamente.
Al funerale di Ambrosoli nessun esponente del governo era presente.
E il maresciallo Novembre non fece carriera nel corpo della Gdf.
L'ultimo capitolo del libro "Capitalismo di rapina" (Chiarelettere) è infatti dedicato agli eroi della lotta alla criminalità, alla corruzione, alla mafia, alle tangenti.
Questi i loro nomi, persone che prendono uno stipendio pari a quanto Fiorani (vi ricordate i furbetti del quartierino?) spendeva al mese per affittare la sua Ferrari.
Maresciallo Silvio Novembre, angelo custode di Giorgio Ambrosoli.
Aronne Orsicolo e Pietro Di Giovanni, agenti della Guardia di Finanza.
Il carabiniere Vincenzo Morgera.
Maurizio Rosa, vigile urbano.

Ecco come l'Italia tratta gli eroi.
Chissà quanti altri marescialli Novembre, quanti altri sottufficiali ne l'Arma, nella polizia hanno fatto onestamente il loro dovere e si sono visti per questo la loro carriera bloccata.


Per essere scavalcati da altri uomini in divisa più accondiscenti verso il potere.

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