18 dicembre 2014

Senza ricatti (ovvero il patto del bavero)

ROMA - Un uomo con il bavero alzato esce dalla sede di Forza Italia, martedì sera, percorre 150 metri a piedi e s'infila non visto nel portone secondario di palazzo Chigi. È Denis Verdini, la sua ultima missione in qualità di "sherpa" di Berlusconi prima di lasciare ogni incarico. Ad attenderlo al primo piano il braccio destro del premier, Luca Lotti. Renzi, impegnato al Quirinale per il saluto di Napolitano alle cariche dello Stato, si unirà alla coppia poco dopo.
È in questa riunione, due giorni fa, che viene messo nero su bianco l'accordo finale sull'Italicum. Quello che porterà Forza Italia a votare la legge elettorale, con buona pace di Renato Brunetta e dei fittiani, prima dell'elezione del nuovo capo dello Stato. L'intesa c'è. Su questa Renzi ha costruito il calendario di gennaio: Italicum 2.0 e riforma costituzionale entro il 20 gennaio, poi urne aperte per il successore di Napolitano. Senza subire ricatti.
Questi sono i fatti.
Poi ci sono le chiacchiere.
L'autoriciclaggio, la legge contro la corruzione presentata in Parlamento (e lì fatta morire), gli 80 euro e le tasse che diminuiscono (come i servizi delle regioni), i soldi agli alluvionati, per sistemare le scuole..
Il batto del bavero lo chiama Gilioli.
Quello con Verdini e Berlusconi.
Quelli del falso in bilancio, delle leggi vergogna, della prescrizione che ammazza i processi, delle società offshore.
E ora i due leader si mettono d'accordo, cane non mangia cane: per togliere l'uno all'altro l'arma del ricatto.
Ma è il paese che ci finisce, sotto ricatto.
Come ha detto oggi N. : a Renzi non avevo alternative.

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