Esiste una cosa chiamata democrazia,
che sarà pure un sistema imperfetto ma al momento è il migliore
modello (come diceva Churchill). E poi esiste qualcosa d'altro, che
non è democrazia: è quando due politici, nessuno dei due eletti, si
ritrova al chiuso e decide quella che è la futura linea politica.
Come riformare la legge elettorale, come riformare gli assetti
istituzionali, cosa deve esserci nella riforma della giustizia e cosa
no. Quali i nomi papabili per le future nomine.
E dire che questa riforma, decisa al
chiuso, da non eletti, senza coinvolgere elettori e Parlamento, è
intoccabile. Minacciando, blandamente prima, i contrari, che vengono
derisi, messi all'indice, ridicolizzati.
Gufi, vengono chiamati.
Quando poi alla fine, questo governo è
gufo di se stesso:
Questa è la via dell'Italicum,
della riforma delle province, del Senato, del lavoro. Prendere o
lasciare. Riforme da sbandierare per darsi il merito del fare. Non
importa che la legge elettorale (nelle varie versioni uscite) sia
peggiorativa e non consenta la scelta dei candidati. Che la riforma
delle province provochi esuberi, crei un buco di competenze che
nessuno (comuni e regioni) vuole assumersi. Che la riforma del lavoro
è una scatola vuota, basata sui principi di Confindustria, con tante
promesse e poche certezze.
Ieri sera Delrio cercava di convincerci
che queste riforme, che tolgono l'articolo 18, “sono battaglie
storiche che la sinistra ha fatto”.
Ecco cosa succede quando si abbandona
la base del partito, la gente che scende in piazza a protestare,
quelli che occupano le fabbriche per impedire la chiusura.
La professoressa Lorenza
Carlassare durante la trasmissione “di martedì”
lo ha spiegato in modo chiaro:
"L'idea in sé delle riforme
non mi dispiace. Ma non mi piace l'approccio di calo di democrazia e
costituzionalismo".
Democrazia in senso di partecipazione,
condivisione, trasparenza. E questo vale anche per il movimento di
Grillo.
La Costituzione è oggi tradita per la
sperequazione dei redditi, da leggi e regolamenti che permettono
l'evasione, che lasciano impuniti i corrotti. Soldi rubati
all'istruzione, alla sanità pubblica.
Da una parte le tasse fatte pagare ai
genovesi, dall'altra la sanatoria per le società di giochi online.
Da una parte le grandi opere che sono
diventate una grande abbuffata, dall'altra i patteggiamenti facili.
Da una parte un decreto sul lavoro,
valido fin da subito, dall'altra una legge contro la corruzione che
dovrà prima passare in aula. La corruzione che è “poltiglia
morale”, per usare le parole dello scrittore Gianrico
Carofiglio.
Non è un caso se in un periodo di
tensioni come questo riescano fuori groppuscoli di estrema destra:
“il momento storico è propizio” diceva al telefono gli
ordinovisti 2.0.
Di nuovo non c'è nulla: la via
dell'Italicus (non la legge, ma il treno) è quella buona per
cambiare asse politico al paese.
Come già successo nel passato. Proprio
per questo bisogna stare attenti allora a dare paternità di
terrorismo a certi episodi, come gli attentati di Bologna ieri.
Abbiamo già vissuto la teoria degli
opposti estremismi che alla fine ha portato alla stagnazione della
classe politica, impedendone il ricambio.
E invece ci sarebbe bisogno di dare
aria, di aprire le stanze, le discussioni.
La nostra storia, come ha spiegato
sempre ieri sera Carlo
Lucarelli è già piena di misteri, che poi in realtà sono
dei segreti, perché la verità sta scritta da qualche parte.
In un giallo, spiegava lo scrittore, se
il detective si mette a cancellare le impronte dell'assassino, il
lettore pensa che stia dalla parte del crimine.
Nella nostra storia è successo questo:
perché ci sono stati i depistaggi (Bologna, le bombe di piazza
Fontana, piazza della Loggia..), perché parte dello stato ha aiutato
i criminali?
Perché qualcuno che sta in alto e
tiene le fila di tutti i pupi, ha deciso che le istituzioni così
come sono non vanno più bene?
Questo il vero segreto.
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