Il
presidente del consiglio neo eletto, Alexis Tsipras, è stato
accusato di aver tradito le promesse fatte durante la campagna
elettorale, al popolo greco
Il
leader che aveva promesso una battaglia contro la Troika e
l'austerity e i loro diktat, è poi dovuto venire incontro alle loro
esigenze, barattando quanto promesso con gli aiuti di BCE e Fondo
monetario.
Stiamo
parlando dei mesi chiesti dal governo ellenico, per la restituzione
del debito: nulla di eccezionale, visto che la cura dell'Austerity,
portata avanti dal precedente governo non aveva funzionato. Inutile
continuare a pretendere l'impossibile dalla Grecia, forse conviene
cambiare politica economica.
Questo
era il ragionamento di Syriza: che l'austerity abbia fallito è
sotto gli occhi di tutti. Non è servita a ridurre il debito, non ha
risanato l'economia, ha imposto riforme che hanno colpito i ceti medi
e i più deboli, senza scalfire troppo chi sta in alto.
I
ceti dei piani alti che hanno goduto di tanti, troppi privilegi nel
passato (la possibilità di spostare soldi all'estero, la blanda
lotta all'evasione, nessuna patrimoniale..). E che ora dovrebbero
pagare anche loro il prezzo della crisi.
Non
solo quelli che si vedono tagliare la luce e il gas perché non hanno
soldi per le bollette.
Ma
forse dovremmo anche iniziare a parlare della situazione in
Italia: anche qui abbiamo avuto un leader giovane che aveva
promesso un cambiamento in Europa: basta austerity, diceva, ora tocca
alla generazione di Telemaco.
Quello che ha ottenuto è stato solo il piano Juncker da una ventina di miliardi (da dividersi con gli altri paesi). La flessibilità non c'è stata, ma in cambio abbiamo portato in Europa lo scalpo dell'articolo 18.
Quello che ha ottenuto è stato solo il piano Juncker da una ventina di miliardi (da dividersi con gli altri paesi). La flessibilità non c'è stata, ma in cambio abbiamo portato in Europa lo scalpo dell'articolo 18.
E
ora ci contentiamo della ripresina dello 0,1% (a sentire le
previsioni dell'Istat che hanno però un margine di errore): questa è
frutto più delle azioni della BCE, del calo del dollaro e della
crescita delle esportazioni.
L'austerity
è stata applicata anche in Italia: il vincolo del 3%, l'obbligo
del pareggio di bilancio, la manovra economica che deve essere
presentata in Europa. Il debito da ridurre ogni anno (mentre è
ancora in crescita, come la disoccupazione).
Ma l'austerity non è stato solo questo: tutti i governi che si sono succeduti dal 2011 hanno applicato la stessa ricetta (espressa dalla lettera della BCE che forse ci siamo scritti noi).
Il taglio dei diritti del mondo del lavoro, l'assenza di una politica di redistribuzione del reddito e di una lotta alle povertà. Il taglio del welfare, dei servizi pubblici. Diventeremo un paese per ricchi, per i grandi: le grandi banche, le grandi multinazionali, i grandi gruppi. Gli altri, lasciati indietro.
La liberalizzazione del mercato del lavoro, l'eliminazione dello stato sociale, il livellamento verso il basso di tutele e stipendi. Il tempo delle tutele e delle garanzie non c'è più, ci ripetono ministri ed economisti.
Ma l'austerity non è stato solo questo: tutti i governi che si sono succeduti dal 2011 hanno applicato la stessa ricetta (espressa dalla lettera della BCE che forse ci siamo scritti noi).
Il taglio dei diritti del mondo del lavoro, l'assenza di una politica di redistribuzione del reddito e di una lotta alle povertà. Il taglio del welfare, dei servizi pubblici. Diventeremo un paese per ricchi, per i grandi: le grandi banche, le grandi multinazionali, i grandi gruppi. Gli altri, lasciati indietro.
La liberalizzazione del mercato del lavoro, l'eliminazione dello stato sociale, il livellamento verso il basso di tutele e stipendi. Il tempo delle tutele e delle garanzie non c'è più, ci ripetono ministri ed economisti.
Ma tutto questo suona come ideologico. Non ci sono garanzie che le liberalizzazioni e la flessibilità portino benefici nei paesi, per tutti.
L'Ocse che, come Confindustria, ha apprezzato la riforma del lavoro di Renzi, è quella che non ha azzeccato nessuna previsione nel passato. Gli economisti che ripetono pappagallescamente che dobbiamo togliere vincoli se vogliamo crescere ed essere competitivi sono gli stessi che ieri vedevano la luce in fondo al tunnel.
Ci possiamo permettere il livello di evasione e corruzione, che le grandi multinazionali possano pagare le tasse dove è più comodo. Ma non possiamo spendere un euro per scuole pubbliche, asili e sanità per tutti?
Ci possiamo permettere il livello di evasione e corruzione, che le grandi multinazionali possano pagare le tasse dove è più comodo. Ma non possiamo spendere un euro per scuole pubbliche, asili e sanità per tutti?
Dove
sta portando questa politica economica?
Presa
diretta lo spiegherà nella puntata di questa sera: non è la prima
inchiesta dove si parla di Grecia e austerity. Se ne era occupata già
nel settembre
2013 e in seguito nel marzo
scorso.
Era
già tutto chiaro, quello che sarebbe successo: l'avvento
delle destre, dei movimenti antieuropei, la povertà sempre più
estesa che mette a rischio la tenuta sociale delle nazioni. I paesi
che non sono più enti sovrani, dove i governi eletti non hanno più
alcuna libertà di fare le loro politiche. Le scelte, come il potere
sono altrove.
Se
vogliamo consegnare i paesi europei a questi partiti di estrema
destra, andiamo avanti così. Ieri a Roma ne abbiamo avuto un
esempio: in piazza c'era un leader costruito televisivamente e addobbato con slogan
di facile presa.
È
la destra lepenista in felpe e doppio petto, che riempie le piazze
del basta Europa e dei saluti romani.
In
Grecia se dovesse fallire Syriza, c'è Alba dorata.
E
sarebbe la fine dell'Europa: se c'è chi pensa che questo sarebbe un
bene per i paesi e le economie nazionali, spiegategli che non siamo
più negli anni 80. Ora siamo nella Che futuro ha l'Europa?
La
scheda della puntata – E l'Italia? (qui una clip dal Fatto Quotidiano)
A PRESADIRETTA un’inchiesta appassionante sulle ricette dell’austerity, che dall’inizio della crisi economica a oggi, governano le nostre vite. Sono in molti ormai a dire che la scelta dell’economia del rigore non ha funzionato.Guarda il promo.
L’inchiesta di PRESADIRETTA ha esplorato le riforme del governo Renzi per capire se è possibile coniugare i severi parametri europei con la ripresa del paese. Per capire cosa c’è davvero dietro ai numeri degli economisti. Le telecamere di PRESADIRETTA hanno anche fatto un lungo viaggio attraverso l’Europa dell’austerity. Sono state in Grecia, durante le elezioni che hanno portato Tsipras al governo e hanno raccolto le voci più importanti della nuova leadership politica che prova a riscrivere i patti con la Troika. Sono state in Germania e hanno scoperto che i conti non tornano più neanche nel paese più solido d’Europa. A PRESADIRETTA capiremo chi ha inventato il “tetto del 3%” nel rapporto deficit/Pil. Come siamo arrivati al fiscal compact. Cosa sono esattamente i parametri di Maastricht. A sei anni dall’inizio della crisi, in Europa è in atto un vero e proprio braccio di ferro, tra i paesi fautori del rigore e quelli che chiedono di allentare la pressione. Cosa potrebbe accadere allora, se il fragile equilibrio dell’Eurozona dovesse saltare? Intanto la Grecia è in bilico, e l’Italia? “E L’ITALIA?” è un racconto di Riccardo Iacona con Lisa Iotti, con la collaborazione di Marina Del Vecchio, Elena Marzano e Andrea Vignali.
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