Altro elemento di stranezza: l’operazione di ChemChina è presentata come una grande opportunità di espansione, nascerà un gruppo globale che, assicura Tronchetti, salverà tutti i posti di lavoro. Ma come ha notato il senatore del Pd Massimo Mucchetti sul Corriere della Sera ieri, la società ChemChina-Camfin (una nuova scatola societaria che lancerà l’Opa) spenderà fino a 7,4 miliardi di cui 4 a debito. Una zavorra che verrà caricata sulla nuova Pirelli, riducendo la possibilità di fare investimenti e distribuire dividendi. Sia ChemChina che Rosneft sono poi di fatto aziende che rispondono a governi stranieri e che di sicuro non avranno come priorità l’interesse nazionale dell’Italia e i suoi posti di lavoro. Dovrebbe rassicurare la permanenza di Tronchetti al vertice? Dei suoi meriti e delle sue colpe si potrebbe discutere a lungo, di certo la sua gestione di Telecom Italia non è ricordata come indimenticabile (lo spazio non consente di fornire i dettagli necessari a contenere le vibranti proteste dei portavoce tronchettiani ogni volta che si sfiora l’argomento). Tronchetti è molto positivo sull’operazione – vedi intervista di ieri al Corriere – ma il fatto che lui resti alla presidenza rassicura soltanto i suoi famigliari più stretti. Gli altri si chiedono come mai la Cassa depositi e prestiti consideri strategico investire in una holding alberghiera inglese (Rocco Forte) e non in un gruppo industriale come Pirelli. Misteri.
Nessuno io mi chiamo; nessuno è il nome che mi danno il padre e la madre e inoltre tutti gli amici
25 marzo 2015
Lo strano entusiamo sulla vendita di Pirelli (S. Feltri sul FQ)
Stefano Feltri commenta l'acquisizione da parte dei cinesi di ChemChina della Pirelli:
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