29 marzo 2015

Prima che ci seppelliscano tutti – Io sono alfa (Patrick Fogli)

Una bomba che esplode, dentro una scuola a Novara. E una seconda bomba, pochi minuti dopo a completare l'opera, portando orrore su orrore.
E ancora altre bombe, sempre ad una scuola a Bologna e sempre in coppia, per congelare nella paura anche i soccorsi delle giovani vittime.
La paura diventa la cifra della risposta del governo. La paura tanto annunciata che ora si mostra così, senza che nessuno riesca a dare delle risposte.

Arrivano le misure eccezionali: le scuole chiuse fino a che non verranno installate attorno le telecamere, bidoni della spazzatura passati al setaccio, l'esercito nelle strade, davanti le scuole.
Arresti e controlli in massa nei confronti di quei gruppi eversivi, già schedati e noti alle forze di polizia.

Chi sono questi? Cosa vogliono? Cosa possiamo fare per fermarli?
Lo pensa i protagonisti dell'ultimo romanzo di Patrick Fogli, che ha a che fare con quello che siamo diventati. Una nazione di tanti individui, tanti numeri uno. Che non sanno più essere qualcosa.
Le domande se le pone anche Gualtiero, un ex magistrato che ha passato tanti anni sotto scorta e che poi è entrato in politica.
Tu che cosa avresti fatto” - gli chiede la moglie.
Così un giorno si siede e osserva attentamente, forse per la prima volta, sicuramente la prima volta dopo le bombe, le persone che gli stanno accanto.
La metà di quelle persone non vota, non legge un giornale, non ascolta un notiziario. Molti stanno perdendo la capacità di capire il significato di un breve testo, hanno una soglia di attenzione di pochi istanti, vogliono soltanto dimenticare la realtà. Non vanno al cinema, non leggono un libro, non sanno collocare nel tempo avvenimenti che hanno cambiato la storia del mondo, a volte anche se li hanno vissuti. Sono incapaci di capire il punto di vista di un altro, per lo più non sono interessati a farlo. Desiderano con disperazione essere una porzione di qualcosa e si sentono soli per la maggior parte dell'esistenza. E sono arrabbiati, feroci, hanno ridotto il quotidiano al limite del manicheismo, alla ricerca di un bene che non li può soddisfare e furiosi con tutto il resto.E il problema siamo noi, pensa?Vorrei potergli parlare, pensa, sapere come fare. E scacciare l'idea che sia il terrore l'unica merce che sono in grado di capire, perché li sta cambiando, li ha già cambiati. In giro ci sono pochi bambini, le madri li stringono per mano più forte, guardano confuse e aggressive chi si mette sulla loro strada, camminano rapide, senza fermarsi. C'è qualcosa contro quella paura? Un placebo utile a fermare il contagio?Paga il conto, l'esperimento è finito, non lo ripeterà.Cammina verso casa, il giornale sotto braccio.Che cosa avresti fatto?La domanda di sua moglie ritorna a galla, pretende una risposta sincera, la verità. Se la radio non lo avesse interrotto, le avrebbe detto che blindare le scuole è una terapia del dolore, consente al malato una qualità di vita decente, ma non lo cura, non uccide la malattia. Se lei avesse avuto ancora voglia di ascoltare, avrebbe continuato a dirle che è giusto, tutto giusto, quello che hanno votato, la gente deve sentirsi al sicuro, sapere che qualcuno si prende cura di lei, ma allo stesso tempo è inutile, perché non sono le scuole l'obiettivo, non i bambini, i ragazzi, gli adolescenti, e piazzare i soldati, togliere i bidoni, sorvegliare ogni minuto del giorno tutto quello che accade intorno agli edifici, mette un pezzo di realtà sotto un vetrino e ignora tutto il resto.Se tu fossi al posto loro, le avrebbe detto, la nostra decisione potrebbe fermarti?Non credi che fosse prevista?Saresti lì, a leggere il giornale e sorridere, pensando alla nostra scontata determinazione. Quello che accade ha bisogno di molto di più, avrebbe detto. Rende necessario che ognuno di noi si metta in gioco e si sforzi di vedere oltre la paura, il sangue, il terrore, l'abominio.È una scelta, semplice, pensa.Basta decidere che cosa vogliamo essere quando torneranno. Se vogliamo aspettarli vivi o accontentarci che ci seppelliscano tutti.


Un romanzo su cosa siamo diventati, sulla paura, non quella del buio, della morte o del dolore. La paura che è sospensione, attesa, assenza.
La paura che è "l'unica lingua che tutti capiscono".
Cosa succederebbe se qualcuno iniziasse a minacciarci sul serio? Fin dove siamo disposti a spingerci?Io sono Alfa, Frassinelli editore, Patrick Fogli.

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