Povera Tunisia e poveri tunisini.
Passati dalla dittatura di Ben Ali che si è spolpato il paese per 23 anni (col beneplacito di noi occidentali), alla speranza della primavera araba.
Forse in pochi se la ricordano ancora quella stagione, nata in modo spontaneo, quando un venditore ambulante decise che era troppo. Le angherie, le violenze, le tangenti chieste dalla polizia.
La primavera durò poco (e qui niente beneplacito degli occidentali) ma almeno portò un nuovo governo, elezioni, riforme.
Forse non è un caso che una cellula terroristica forse nell'area dell'Isis abbia colpito qui, nel museo del Bardo, un luogo di turismo e cultura.
Il terrore contro gli occidentali e contro il turismo su cui si regge parte dell'economia.
Le reazioni all'attentato sono state le solite: la destra non ha perso l'occasione per rilanciare l'equazione immigrazione = terrorismo. Fermiamoli tutti.
Il goveno si è mosso in ordine sparso, con frasi di circostanza. E noi siamo quelli che vorrebberro mettersi a capo di una coalizione.
Che fare allora?
Ieri sera ho ascoltato l'intervento dell'ex generale Mini, una delle poche persone che in questo baccano mediatico vale pena di seguire.
Bisogna puntare sull'intelligence e sullo scambio dell'informazioni tra paesi.
Bisogna rendere i corpi di polizia flessibili e snelli, perché gli attentatosi possono colpire con commandos formati da poche persone in qualsiasi luogo.
Non stiamo parlando un esercito da affrontare, come in Siria e (forse) in Libia.
Anzi, un esercito occidentale in terra araba porterebbe pure acqua al mulino di questi terroristi.
Gli attentatori sono tra noi (e allora le frontiere?), reclutano gli adepti usando internet e sfruttando la miseria e l'esclusione. E anche certi discorsi anti-islamici.
Ma forse per qualcuno questi attacchi sono una manna per le solite speculazioni (altrimenti dovremmo ritornare a parlare di corruzione, della mafia negli appalti pubblici ....).
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