“Metteremo la spesa pubblica al
centro del bilancio del 2014: chiederemo al dottor Cottarelli di
assumere l'incarico di commissario alla revisione della spesa” ..
era l'ottobre 2013, quando Enrico Letta diede l'incarico a Cottarelli
di eliminare la spesa inefficiente, per migliorare i conti e il PIL.
La spending review dove portare a
risparmi per due punti di PIL, circa 30 miliardi di euro.
Renzi alla campagna per le primarie
attaccò Letta proprio sulla scelta di Cottarelli: la spending review
non si fa con un commissario disse. La prima cosa da fare era mettere
online tutte le spese, diceva l'allora candidato segretario. Ma non
lo ha fatto nemmeno per le sue cene.
Il dossier di Cottarelli inizia ad
apparire nella primavera del 2014: iniziano subito i primi dissidi
col governo, dopo la scelta di assumere i precari della scuola (con
la riforma della scuola annunciata la scorsa estate).
Cottarelli criticò la scelta di Renzi
di usare i risparmi per la spesa per farne altra di spesa, ma
contestò anche i tagli lineari: il governo così non si assumeva la
responsabilità di tagliare la spesa inefficiente.
Il 30 ottobre Cottarelli lascia
l'incarico dopo nemmeno un anno di lavoro: il giornalista di Presa
diretta lo ha incontrato.
Cottarelli: “delle volte si
dimenticavano di me, firmavano leggi senza consultarmi, leggi che
alla fine aumentavano la spesa”.
In certi momenti mi sono detto non ho
abbastanza risorse – continua l'ex commissario - le persone che
lavoravano per me erano assunte già nella pubblica amministrazione.
Non potevo nemmeno rimborsare il biglietto del treno, non avevo
budget di spesa.
C'erano anche questioni personali: io
sono stato scelto da predecessore, lui deve avere persone di fiducia.
Renzi ha voluto accentrare le
politiche economiche nelle sue mani: ma quali sono i bilanci del
lavoro di Cottarelli.
Voleva unificare le banche dati delle
amministrazioni, voleva fare norme sulle partecipate locale: riforme
che non sono finite nella legge di stabilità.
Nell'intervista con Danilo
Procaccianti, ha parlato della questione delle partecipate che “sono
state usate per creare poltrone, per assumere persone che non ne
avevano bisogno: erano assunzioni che non servivano all'economia”.
Intendeva anche eliminare la
sovrapposizione tra Aci e Pra, che poteva portare risparmi per 60ml:
perché non è stata tolta?
Padoan ha spiegato che ora renderà
pubbliche le carte del povero Cottarelli. Anziché il taglio alla
spesa inefficiente sono arrivati i tagli lineari: il governo ha
chiesto 6 miliardi di euro allo stato, 1,2 miliardi ai comuni, 4
miliardi alle regioni. 35 centri di spesa nazionali, sono state
tagliate le province (sulla carta).
Si arriva a 15 miliardi di spesa
pubblica tagliata, secondo l'esecutivo: ma sono tagli che cadono
sugli enti locali. Il governo vorrebbe ora tagliare altri 2 miliardi
per la sanità. Vedremo.
Il taglio delle partecipate:
Cottarelli
voleva arrivare a 1000 partecipate per un risparmio di 1-2
miliardi.
Una di queste è Eur Spa: fino a
due anni fa era amministrata da quel Mancini finito
nell'inchiesta “mafia capitale”.
L'ente si doveva occupare della
valorizzazione dei beni di Roma: per gestirli Alemanno ha piazzato in
quella società un suo amico, con una comune militanza nell'estrema
destra.
Tra i beni che dove tutelare Eur Spa
c'era il centro congressi all'Eur, i palazzi storici dell'Eur,
l'archivio centrale dello Stato, e altri musei.
Immobili dal valore incommensurabile:
la carriera di Mancini finisce nel 2013, dopo l'arresto
dell'amministratore di Breda Menarini, per l'inchiesta sulle tangenti
dei filobus.
Mancini è stato poi coinvolto
nell'inchiesta di mafia capitale: sbloccava appalti e finanziamenti
per le imprese dell'organizzazione di Massimo Carminati.
Si tratta dei lavori del comune che
finivano alle imprese del gruppo di Carminati, di Buzzi.
Carminati interveniva direttamente su
Mancini quando l'amministrazione tardava i pagamenti per le imprese
della cooperativa 29 giugno.
Mancini porta ad Eur Spa anche il
camerata Pucci, per la valorizzazione degli immobili: Pucci
prendeva 5000 euro al mese per favorire gli appalti.
La cosa incredibile è che il
presidente di Eur Spa è ancora Borghini, lo stesso di prima:
intervistato da Presa diretta, Borghini nega la vastità dello
scandalo di mafia capitale e il ruolo di Mancini in esso.
“Pucci è marito della socia di
Mancini, si fidava di Pucci ..uno si deve fidare”: questo
il commento sulle assunzioni fatte da Alemanno e da Mancini.
Anche il figlio di Panzironi,
presidente Ama, è stato assunto da Mancini: Panzironi padre avrebbe
preso una stecca da Buzzi e per questo è finito in carcere.
Mancini aveva carta bianca – spiega
il giornalista Menicucci: è stata una partita politica quella
di Mancini e Alemanno. Nomine, appalti, affari agli amici: questo era
il sistema Carminati Buzzi.
Sistema che si basava sul meccanismo
delle partecipate: oggi Eur Spa è in amministrazione controllata, la
spesa in un decennio per i lavori fatti (per la nuvola di Fuksas ad
esempio) è cresciuta. Sono i conti che ci lasciano questa cattiva
politica.
Anche i lavori per l'ex velodromo
latitano: Eur Spa si doveva occupare anche del nuovo gran Premio di
Roma, da fare nelle strade del quartiere dell'Eur.
L'indebitamento è arrivato a 180 ml
di euro: Borghini pensa ad una ricapitalizzazione, che ora è
stata bloccata. L'alternativa è vendere immobili di pregio che oggi
sono musei.
Come il Palazzo della civiltà italiana
è oggi lasciato a Fendi, che l'ha trasformato in una boutique.
Il governo ha dato 37 ml di euro per i
cantieri, ma non basteranno: Eur Spa dovrà vendere i beni di
famiglia.
La partecipate sono questo: creano
cattiva spesa pubblica e sono zone dove si incontrano politica e
corruzione.
L'ex presidente di Marco Polo.
Questa è la storia di un'altra
partecipata, nata dalla filiazione di Ama, Eur Spa e di Acea (la
società che gestisce l'acqua pubblica): Marco Polo era nata per
risparmiare sugli acquisti dei beni e servizi.
L'ex AD Togni racconta che poi
alla fine il buon proposito fu abbandonato: nessuno voleva mollare le
sue spese.
Togni si trovò a dirigere una società
senza struttura propria, che rispondeva ad obiettivi esterni.
Cercò di tagliare gli affari impropri,
come i conti interni che li faceva Acea, per un valore esorbitante
(5-600mila euro l'anno, per 50 dipendenti).
Soldi pubblici buttati, come per gli appalti: appalti che non erano fatti per risparmiare o per l'interesse pubblico, che finivano tutti solo alla coop di Buzzi, la “29 giugno”.
Soldi pubblici buttati, come per gli appalti: appalti che non erano fatti per risparmiare o per l'interesse pubblico, che finivano tutti solo alla coop di Buzzi, la “29 giugno”.
Chi aveva in mano la spesa aveva in
mano un potere: le partecipate sono uno strumento di potere, per
creare consenso, per fare affari in un sistema clientelare.
Nel 1994 Togni era al ministero
dell'ambiente e aveva fatto un DDL per liberare tutte le
amministrazioni dalle partecipate: sono oscure nella gestione, non
trasparenti nei fatti economici, motivo di corruzione, anche se non
ci sono soldi che girano direttamente.
Già di i per costituiscono un elemento
corruttivo: creano dei buchi di bilancio in modo stratosferico.
Il caso del comune di Mozzate, Como:
il comune è indebitato con le banche per 7 volte il suo bilancio,
per colpa delle sue partecipate.
Il comune aveva alienato i suoi
immobili ad una Spa partecipata, Mozzate patrimonio, poi fallita:
così oggi i beni immobili del comune sono tutti pignorati dalle
banche.
Il comune ha perso le sue case oggi in
mano al curatore fallimentare: non solo case, ma anche asili, la
piscina, la villa nel parco, la caserma dei carabinieri.
Mozzate Spa serviva per ottenere
credito dalle banche: la società dava come garanzie i suoi beni, i
soldi finivano al comune per i suoi progetti.
Come il campo fotovoltaico, progetto
poi saltato.
Come il progetto per il
teleriscaldamento: quando metà delle case comunali non hanno il
riscaldamento.
Il nuovo quartiere era sovradimensionato, oggi molti appartamenti sono vuoti: i soldi, quando arrivano facili poi si buttano, dice la gente.
Il nuovo quartiere era sovradimensionato, oggi molti appartamenti sono vuoti: i soldi, quando arrivano facili poi si buttano, dice la gente.
Ma le società sono servite per eludere
il patto di stabilità, per assumere come si voleva.
Mozzate oggi è in concordato
preventivo: deve tenere le tasse al massimo, deve rinunciare a
dei capitoli di spesa tagliare servizi.
Le terme di Sciacca in Sicilia: le
terme di Sciacca sono di proprietà di una partecipata della regione,
che sta per chiudere. Per i 54 lavoratori stagionali il lavoro ci
sarebbe, se solo fosse stata gestita meglio la struttura. Che si
affaccia al golfo di Sciacca e dove ci sono le terme, centri
massaggi, un albergo per turisti.
Per l'albergo hanno spesso milioni per
la ristrutturazione, ma oggi non si trova nemmeno il pavimento. Un
patrimonio pubblico che oggi è abbandonato a se stesso.
Uno spreco di risorse pubbliche.
Carlo Turriciano è l'amministratore:
ha scoperto che i conti erano sballati sin dall'inizio, che i debiti
erano sottostimati, che la partecipata era una scatola vuota senza
capitale di funzionamento.
Sui conti hanno pesato le consulenze
inutili, ora tagliate.
Non venivano nemmeno versati i
contributi: ora si è arrivati alla condanna per truffa aggravata per
la società. Purtroppo la società è fallita e per i lavoratori
inizieranno i problemi.
Cosa ha fatto il governo? Anziché
incidere per legge sulle partecipate, Renzi ha chiesto agli enti
locali un piano di razionalizzazione: non è chiara però quale sarà
il piano di riduzione.
Se si tagliano le partecipate in
perdita, oltre al risparmio si taglia anche il rapporto tra politica
e corruzione.
Operazione cieli bui.
Una delle idee di Cottarelli era di
tagliare l'illuminazione delle città di notte, energia consumata
inutilmente: l'Italia illumina più della Francia e della Germania,
ed è un dato di fatto.
Renzi non apprezzò questa idea: lo
prese in giro, in una conferenza stampa, parlando di allarme sociale.
In Italia spendiamo 2 miliardi di euro per l'illuminazione pubblica,
potremmo risparmiarne molti di milioni se i lampioni fossero
efficienti: non significa spegnere la luce, ma rendere la spesa
efficiente. Meno energia e meno spesa per i comuni.
Che però sono in gran parte legati
ai contratti con l'Enel: un regime di semimonopolio, che porta a
spese superiori a quelle del prezzo di riferimento della Consip.
È una questione di carattere politico,
non tecnico.
Pontelambro è uno dei comuni che ha
rescisso il contratto con Enel sole: la Corte dei conti gli ha
dato ragione. Il sindaco pagava quasi 70 euro per lampione: la
tariffa Consip è di 20 euro.
Pontelambro metterà a gara la
gestione.
Roma spendeva 300 euro l'anno per i
lampioni.
Milano spende 230 euro.
Torino 156 euro l'anno.
Come si vede, non si tratta di un
problema sociale, come sostiene Renzi: ma di un problema di uso
efficiente di risorse, di minore spesa pubblica.
La risorsa rifiuti.
Difficile arrivare al rifiuto zero,
come San Francisco.
Ma c'è un articolo dello Sblocca
Italia che da voce agli inceneritori: è l'articolo 35 che
permette ai comuni di portare i loro rifiuti negli inceneritori fuori
regione.
In questo modo si disincentiva la differenziata: Presa diretta è andata a Palermo dove la differenzia non c'è.
In questo modo si disincentiva la differenziata: Presa diretta è andata a Palermo dove la differenzia non c'è.
O meglio, si fa al 10%: il 90% finisce
in discarica, tal quale. E i rifiuti sono raccolti male e si vedono
per le strade della città.
Nel 2012 l'Amia è fallita:
altra partecipata che spendeva in modo allegro soldi pubblici.
Viaggi a Dubai, assunzioni di figli, di
amici, precari stabilizzati senza necessità. Alla vigilia delle
elezioni si assunsero figli di politici.
Oggi il nuovo amministratore ha trovato
una situazione disperata: cassonetti rotti, mezzi insufficienti. Fare
il porta a porta a Palermo sarà una vera scommessa, dice.
Altro spreco sono i centri di
compostaggio lasciati chiusi: sono stati spesi milioni di euro
per i centri di Ragusa, ma non hanno mai trattato alcun rifiuto.
I camion dei rifiuti fanno viaggi di km
per portare questi nelle discariche private: tutte sono state
oggetto di indagini da parte della magistratura.
Alcune dovevano essere chiuse, ma sono
rimaste aperte grazie alla corruzione: certificati lasciati da
funzionari comunali compiacenti.
Le discariche vanno avanti con le
mazzette e la corruzione, in nome dell'emergenza causata dalla mala
politica stessa che aiuta le discariche private.
Non si fanno discariche pubbliche,
non si fa differenziata: la Sicilia non ha un piano rifiuti e
l'unica strada è quella tra la casa e i cassonetti.
Leoluca Orlando dice che è uno
scandalo che la Sicilia non ha un piano di rifiuti: oggi con lo
Sblocca Italia i rifiuti di Palermo potrebbero essere bruciati a
Parma.
Lo Sblocca Italia possono lavorare al
massimo delle capacità e possono accogliere i rifiuti di altre
regioni. La conseguenza è che anziché spingere sulla differenziata,
si spinge sul rifiuto tale e quale.
Art 35 dello
S.I. Potrebbe premiare i cattivi amministratori contro i buoni,
quelli che fanno la differenziata.
Per spiegare il
perché, Presa diretta è andata a Torino a vedere come come
funziona il termovalorizzatore, vicino alla città.
I valori delle
emissioni dal camino sono controllati: l'impatto sull'ambiente è
minimo, come decine di macchine che percorrono la tangenziale, come
un normale impianto industriale.
Sono centinaia
di camion che portano l'immondizia da bruciare: dopo lo S.I. hanno
chiesto il 15% in più di immondizia da bruciare, altro profitto per
l'impianto.
Il cui cuore
sono i forni, da loro si ricava l'energia elettrica.
Metà del ricavo
deriva dal trattamento dei rifiuti, metà deriva dalla vendita di
energia: se i comuni portassero meno energia, l'impianto non
guadagnerebbe come prima e si dovrebbero aumentare le tariffe per i
comuni.
I grandi
termovalorizzatori hanno bisogno di tonnellate di immondizia
indifferenziata: vanno in conflitto con i riciclatori, come a
Parma.
A Parma si
sono raggiunti risultati straordinari: la bolletta è correlata
agli svuotamenti nei bidoncini.
Se ricicli bene,
paghi meno: più non differenzio, più pago, perché
l'indifferenziata, cioè l'inceneritore è un costo.
Parma ha un
costo di gestione dei rifiuti inferiore agli altro capoluoghi: si
sono ridotti di 3,5 ml la spesa per i rifiuti, a danno dell'impianto
di inceneritore.
Che è stato
costruito per niente, alla fine.
A Parma sono
arrivati al 70% della differenziata, oltre l'obiettivo di legge
europea.
Significa che
differenziare si può, se c'è una buona politica.
L'inceneritore
di Parma, voluto dalla provincia, non lavora a pieno regime, mentre
questa aveva promesso che avrebbe lavorato al massimo delle sue
capacità: se fosse una spa, l'inceneritore sarebbe già fallito.
Perché hanno fatto un piano economico sballato: un fallimento per
mancanza di materia prima, proprio grazie al buon lavoro dei comuni
emiliani.
In Emilia si è
passati dal 47 al 67% di differenziata.
L'inceneritore
è un'impresa redditizia: a Torino produce ricavi per 100 ml di
euro, con un ritorno sugli investimenti del 20%, nessun settore
industriale da questi ricavi.
Ecco perché lo
SI sblocca i rifiuti da fuori regione?
Un favore ai
signori degli inceneritori?
Il
sindaco Pizzarotti ha attaccato l'articolo 35 dello Sblocca Italia:
danneggia i comuni e
favorisce le multiutility. I comuni devono essere obbligati e
incentivati per fare differenziata, mentre oggi si liberalizza
il mercato dei rifiuti.
Se facessero tutti come Parma,
basterebbe un solo impianto in regione: gli altri cinque dovrebbero
chiudere.
I comuni hanno scritto a Renzi: è una
battaglia culturale, per l'ambiente, per i cittadini che così si
sentono presi in giro.
Il recupero dei degli elettrodomestici: il caso della Cartiera Burgo.
La
cartiera è stata chiusa nel 2008, ma la Dismeco l'ha riaperta
per occuparsi di della dismissione di elettrodomestici, che vengono
smontati pezzo per pezzo per recuperare tutti i componenti.
Grazie al loro brevetto sono arrivati a
percentuali di riciclaggio da primato mondiale: il 98%, perché non
triturano il materiale.
Se ci fossero norme regionali che
permettessero di intercettare tutti questi materiali, impianti come
quelli della Dismeco potrebbero anche assumere altre persone e creare
posti di lavoro.
Bisogna solo scegliere dove puntare:
sulla differenziata o sul rifiuto tale e quale.
Il link
della puntata di Presa diretta.
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