09 marzo 2015

Presa diretta – spending review

Metteremo la spesa pubblica al centro del bilancio del 2014: chiederemo al dottor Cottarelli di assumere l'incarico di commissario alla revisione della spesa” .. era l'ottobre 2013, quando Enrico Letta diede l'incarico a Cottarelli di eliminare la spesa inefficiente, per migliorare i conti e il PIL.
La spending review dove portare a risparmi per due punti di PIL, circa 30 miliardi di euro.

Renzi alla campagna per le primarie attaccò Letta proprio sulla scelta di Cottarelli: la spending review non si fa con un commissario disse. La prima cosa da fare era mettere online tutte le spese, diceva l'allora candidato segretario. Ma non lo ha fatto nemmeno per le sue cene.

Il dossier di Cottarelli inizia ad apparire nella primavera del 2014: iniziano subito i primi dissidi col governo, dopo la scelta di assumere i precari della scuola (con la riforma della scuola annunciata la scorsa estate).
Cottarelli criticò la scelta di Renzi di usare i risparmi per la spesa per farne altra di spesa, ma contestò anche i tagli lineari: il governo così non si assumeva la responsabilità di tagliare la spesa inefficiente.

Il 30 ottobre Cottarelli lascia l'incarico dopo nemmeno un anno di lavoro: il giornalista di Presa diretta lo ha incontrato.
Cottarelli: “delle volte si dimenticavano di me, firmavano leggi senza consultarmi, leggi che alla fine aumentavano la spesa”.
In certi momenti mi sono detto non ho abbastanza risorse – continua l'ex commissario - le persone che lavoravano per me erano assunte già nella pubblica amministrazione. Non potevo nemmeno rimborsare il biglietto del treno, non avevo budget di spesa.
C'erano anche questioni personali: io sono stato scelto da predecessore, lui deve avere persone di fiducia.

Renzi ha voluto accentrare le politiche economiche nelle sue mani: ma quali sono i bilanci del lavoro di Cottarelli.
Voleva unificare le banche dati delle amministrazioni, voleva fare norme sulle partecipate locale: riforme che non sono finite nella legge di stabilità.
Nell'intervista con Danilo Procaccianti, ha parlato della questione delle partecipate che “sono state usate per creare poltrone, per assumere persone che non ne avevano bisogno: erano assunzioni che non servivano all'economia”.
Intendeva anche eliminare la sovrapposizione tra Aci e Pra, che poteva portare risparmi per 60ml: perché non è stata tolta?

Padoan ha spiegato che ora renderà pubbliche le carte del povero Cottarelli. Anziché il taglio alla spesa inefficiente sono arrivati i tagli lineari: il governo ha chiesto 6 miliardi di euro allo stato, 1,2 miliardi ai comuni, 4 miliardi alle regioni. 35 centri di spesa nazionali, sono state tagliate le province (sulla carta).
Si arriva a 15 miliardi di spesa pubblica tagliata, secondo l'esecutivo: ma sono tagli che cadono sugli enti locali. Il governo vorrebbe ora tagliare altri 2 miliardi per la sanità. Vedremo.

Il taglio delle partecipate: Cottarelli voleva arrivare a 1000 partecipate per un risparmio di 1-2 miliardi.
Una di queste è Eur Spa: fino a due anni fa era amministrata da quel Mancini finito nell'inchiesta “mafia capitale”.
L'ente si doveva occupare della valorizzazione dei beni di Roma: per gestirli Alemanno ha piazzato in quella società un suo amico, con una comune militanza nell'estrema destra.
Tra i beni che dove tutelare Eur Spa c'era il centro congressi all'Eur, i palazzi storici dell'Eur, l'archivio centrale dello Stato, e altri musei.
Immobili dal valore incommensurabile: la carriera di Mancini finisce nel 2013, dopo l'arresto dell'amministratore di Breda Menarini, per l'inchiesta sulle tangenti dei filobus.
Mancini è stato poi coinvolto nell'inchiesta di mafia capitale: sbloccava appalti e finanziamenti per le imprese dell'organizzazione di Massimo Carminati.
Si tratta dei lavori del comune che finivano alle imprese del gruppo di Carminati, di Buzzi.
Carminati interveniva direttamente su Mancini quando l'amministrazione tardava i pagamenti per le imprese della cooperativa 29 giugno.

Mancini porta ad Eur Spa anche il camerata Pucci, per la valorizzazione degli immobili: Pucci prendeva 5000 euro al mese per favorire gli appalti.
La cosa incredibile è che il presidente di Eur Spa è ancora Borghini, lo stesso di prima: intervistato da Presa diretta, Borghini nega la vastità dello scandalo di mafia capitale e il ruolo di Mancini in esso.
Pucci è marito della socia di Mancini, si fidava di Pucci ..uno si deve fidare”: questo il commento sulle assunzioni fatte da Alemanno e da Mancini.
Anche il figlio di Panzironi, presidente Ama, è stato assunto da Mancini: Panzironi padre avrebbe preso una stecca da Buzzi e per questo è finito in carcere.

Mancini aveva carta bianca – spiega il giornalista Menicucci: è stata una partita politica quella di Mancini e Alemanno. Nomine, appalti, affari agli amici: questo era il sistema Carminati Buzzi.
Sistema che si basava sul meccanismo delle partecipate: oggi Eur Spa è in amministrazione controllata, la spesa in un decennio per i lavori fatti (per la nuvola di Fuksas ad esempio) è cresciuta. Sono i conti che ci lasciano questa cattiva politica.

Anche i lavori per l'ex velodromo latitano: Eur Spa si doveva occupare anche del nuovo gran Premio di Roma, da fare nelle strade del quartiere dell'Eur.
L'indebitamento è arrivato a 180 ml di euro: Borghini pensa ad una ricapitalizzazione, che ora è stata bloccata. L'alternativa è vendere immobili di pregio che oggi sono musei.
Come il Palazzo della civiltà italiana è oggi lasciato a Fendi, che l'ha trasformato in una boutique.

Il governo ha dato 37 ml di euro per i cantieri, ma non basteranno: Eur Spa dovrà vendere i beni di famiglia.
La partecipate sono questo: creano cattiva spesa pubblica e sono zone dove si incontrano politica e corruzione.

L'ex presidente di Marco Polo.
Questa è la storia di un'altra partecipata, nata dalla filiazione di Ama, Eur Spa e di Acea (la società che gestisce l'acqua pubblica): Marco Polo era nata per risparmiare sugli acquisti dei beni e servizi.
L'ex AD Togni racconta che poi alla fine il buon proposito fu abbandonato: nessuno voleva mollare le sue spese.
Togni si trovò a dirigere una società senza struttura propria, che rispondeva ad obiettivi esterni.
Cercò di tagliare gli affari impropri, come i conti interni che li faceva Acea, per un valore esorbitante (5-600mila euro l'anno, per 50 dipendenti).
Soldi pubblici buttati, come per gli appalti: appalti che non erano fatti per risparmiare o per l'interesse pubblico, che finivano tutti solo alla coop di Buzzi, la “29 giugno”.
Chi aveva in mano la spesa aveva in mano un potere: le partecipate sono uno strumento di potere, per creare consenso, per fare affari in un sistema clientelare.

Nel 1994 Togni era al ministero dell'ambiente e aveva fatto un DDL per liberare tutte le amministrazioni dalle partecipate: sono oscure nella gestione, non trasparenti nei fatti economici, motivo di corruzione, anche se non ci sono soldi che girano direttamente.
Già di i per costituiscono un elemento corruttivo: creano dei buchi di bilancio in modo stratosferico.

Il caso del comune di Mozzate, Como: il comune è indebitato con le banche per 7 volte il suo bilancio, per colpa delle sue partecipate.
Il comune aveva alienato i suoi immobili ad una Spa partecipata, Mozzate patrimonio, poi fallita: così oggi i beni immobili del comune sono tutti pignorati dalle banche.
Il comune ha perso le sue case oggi in mano al curatore fallimentare: non solo case, ma anche asili, la piscina, la villa nel parco, la caserma dei carabinieri.
Mozzate Spa serviva per ottenere credito dalle banche: la società dava come garanzie i suoi beni, i soldi finivano al comune per i suoi progetti.
Come il campo fotovoltaico, progetto poi saltato.
Come il progetto per il teleriscaldamento: quando metà delle case comunali non hanno il riscaldamento.
Il nuovo quartiere era sovradimensionato, oggi molti appartamenti sono vuoti: i soldi, quando arrivano facili poi si buttano, dice la gente.
Ma le società sono servite per eludere il patto di stabilità, per assumere come si voleva.
Mozzate oggi è in concordato preventivo: deve tenere le tasse al massimo, deve rinunciare a dei capitoli di spesa tagliare servizi.

Le terme di Sciacca in Sicilia: le terme di Sciacca sono di proprietà di una partecipata della regione, che sta per chiudere. Per i 54 lavoratori stagionali il lavoro ci sarebbe, se solo fosse stata gestita meglio la struttura. Che si affaccia al golfo di Sciacca e dove ci sono le terme, centri massaggi, un albergo per turisti.
Per l'albergo hanno spesso milioni per la ristrutturazione, ma oggi non si trova nemmeno il pavimento. Un patrimonio pubblico che oggi è abbandonato a se stesso.
Uno spreco di risorse pubbliche.

Carlo Turriciano è l'amministratore: ha scoperto che i conti erano sballati sin dall'inizio, che i debiti erano sottostimati, che la partecipata era una scatola vuota senza capitale di funzionamento.
Sui conti hanno pesato le consulenze inutili, ora tagliate.
Non venivano nemmeno versati i contributi: ora si è arrivati alla condanna per truffa aggravata per la società. Purtroppo la società è fallita e per i lavoratori inizieranno i problemi.

Cosa ha fatto il governo? Anziché incidere per legge sulle partecipate, Renzi ha chiesto agli enti locali un piano di razionalizzazione: non è chiara però quale sarà il piano di riduzione.
Se si tagliano le partecipate in perdita, oltre al risparmio si taglia anche il rapporto tra politica e corruzione.

Operazione cieli bui.
Una delle idee di Cottarelli era di tagliare l'illuminazione delle città di notte, energia consumata inutilmente: l'Italia illumina più della Francia e della Germania, ed è un dato di fatto.
Renzi non apprezzò questa idea: lo prese in giro, in una conferenza stampa, parlando di allarme sociale. In Italia spendiamo 2 miliardi di euro per l'illuminazione pubblica, potremmo risparmiarne molti di milioni se i lampioni fossero efficienti: non significa spegnere la luce, ma rendere la spesa efficiente. Meno energia e meno spesa per i comuni.
Che però sono in gran parte legati ai contratti con l'Enel: un regime di semimonopolio, che porta a spese superiori a quelle del prezzo di riferimento della Consip.
È una questione di carattere politico, non tecnico.

Pontelambro è uno dei comuni che ha rescisso il contratto con Enel sole: la Corte dei conti gli ha dato ragione. Il sindaco pagava quasi 70 euro per lampione: la tariffa Consip è di 20 euro.
Pontelambro metterà a gara la gestione.
Roma spendeva 300 euro l'anno per i lampioni.
Milano spende 230 euro.
Torino 156 euro l'anno.
Come si vede, non si tratta di un problema sociale, come sostiene Renzi: ma di un problema di uso efficiente di risorse, di minore spesa pubblica.

La risorsa rifiuti.
Difficile arrivare al rifiuto zero, come San Francisco.
Ma c'è un articolo dello Sblocca Italia che da voce agli inceneritori: è l'articolo 35 che permette ai comuni di portare i loro rifiuti negli inceneritori fuori regione.
In questo modo si disincentiva la differenziata: Presa diretta è andata a Palermo dove la differenzia non c'è.
O meglio, si fa al 10%: il 90% finisce in discarica, tal quale. E i rifiuti sono raccolti male e si vedono per le strade della città.
Nel 2012 l'Amia è fallita: altra partecipata che spendeva in modo allegro soldi pubblici.
Viaggi a Dubai, assunzioni di figli, di amici, precari stabilizzati senza necessità. Alla vigilia delle elezioni si assunsero figli di politici.
Oggi il nuovo amministratore ha trovato una situazione disperata: cassonetti rotti, mezzi insufficienti. Fare il porta a porta a Palermo sarà una vera scommessa, dice.
Altro spreco sono i centri di compostaggio lasciati chiusi: sono stati spesi milioni di euro per i centri di Ragusa, ma non hanno mai trattato alcun rifiuto.
I camion dei rifiuti fanno viaggi di km per portare questi nelle discariche private: tutte sono state oggetto di indagini da parte della magistratura.
Alcune dovevano essere chiuse, ma sono rimaste aperte grazie alla corruzione: certificati lasciati da funzionari comunali compiacenti.
Le discariche vanno avanti con le mazzette e la corruzione, in nome dell'emergenza causata dalla mala politica stessa che aiuta le discariche private.
Non si fanno discariche pubbliche, non si fa differenziata: la Sicilia non ha un piano rifiuti e l'unica strada è quella tra la casa e i cassonetti.
Leoluca Orlando dice che è uno scandalo che la Sicilia non ha un piano di rifiuti: oggi con lo Sblocca Italia i rifiuti di Palermo potrebbero essere bruciati a Parma.
Lo Sblocca Italia possono lavorare al massimo delle capacità e possono accogliere i rifiuti di altre regioni. La conseguenza è che anziché spingere sulla differenziata, si spinge sul rifiuto tale e quale.

Art 35 dello S.I. Potrebbe premiare i cattivi amministratori contro i buoni, quelli che fanno la differenziata.
Per spiegare il perché, Presa diretta è andata a Torino a vedere come come funziona il termovalorizzatore, vicino alla città.
I valori delle emissioni dal camino sono controllati: l'impatto sull'ambiente è minimo, come decine di macchine che percorrono la tangenziale, come un normale impianto industriale.
Sono centinaia di camion che portano l'immondizia da bruciare: dopo lo S.I. hanno chiesto il 15% in più di immondizia da bruciare, altro profitto per l'impianto.
Il cui cuore sono i forni, da loro si ricava l'energia elettrica.
Metà del ricavo deriva dal trattamento dei rifiuti, metà deriva dalla vendita di energia: se i comuni portassero meno energia, l'impianto non guadagnerebbe come prima e si dovrebbero aumentare le tariffe per i comuni.
I grandi termovalorizzatori hanno bisogno di tonnellate di immondizia indifferenziata: vanno in conflitto con i riciclatori, come a Parma.

A Parma si sono raggiunti risultati straordinari: la bolletta è correlata agli svuotamenti nei bidoncini.
Se ricicli bene, paghi meno: più non differenzio, più pago, perché l'indifferenziata, cioè l'inceneritore è un costo.
Parma ha un costo di gestione dei rifiuti inferiore agli altro capoluoghi: si sono ridotti di 3,5 ml la spesa per i rifiuti, a danno dell'impianto di inceneritore.
Che è stato costruito per niente, alla fine.
A Parma sono arrivati al 70% della differenziata, oltre l'obiettivo di legge europea.
Significa che differenziare si può, se c'è una buona politica.
L'inceneritore di Parma, voluto dalla provincia, non lavora a pieno regime, mentre questa aveva promesso che avrebbe lavorato al massimo delle sue capacità: se fosse una spa, l'inceneritore sarebbe già fallito. Perché hanno fatto un piano economico sballato: un fallimento per mancanza di materia prima, proprio grazie al buon lavoro dei comuni emiliani.
In Emilia si è passati dal 47 al 67% di differenziata.

L'inceneritore è un'impresa redditizia: a Torino produce ricavi per 100 ml di euro, con un ritorno sugli investimenti del 20%, nessun settore industriale da questi ricavi.
Ecco perché lo SI sblocca i rifiuti da fuori regione?
Un favore ai signori degli inceneritori?

Il sindaco Pizzarotti ha attaccato l'articolo 35 dello Sblocca Italia: danneggia i comuni e favorisce le multiutility. I comuni devono essere obbligati e incentivati per fare differenziata, mentre oggi si liberalizza il mercato dei rifiuti.
Se facessero tutti come Parma, basterebbe un solo impianto in regione: gli altri cinque dovrebbero chiudere.
I comuni hanno scritto a Renzi: è una battaglia culturale, per l'ambiente, per i cittadini che così si sentono presi in giro.

Il recupero dei degli elettrodomestici: il caso della Cartiera Burgo.
La cartiera è stata chiusa nel 2008, ma la Dismeco l'ha riaperta per occuparsi di della dismissione di elettrodomestici, che vengono smontati pezzo per pezzo per recuperare tutti i componenti.
Grazie al loro brevetto sono arrivati a percentuali di riciclaggio da primato mondiale: il 98%, perché non triturano il materiale.
Se ci fossero norme regionali che permettessero di intercettare tutti questi materiali, impianti come quelli della Dismeco potrebbero anche assumere altre persone e creare posti di lavoro.

Bisogna solo scegliere dove puntare: sulla differenziata o sul rifiuto tale e quale.


Il link della puntata di Presa diretta.

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