16 marzo 2015

Presa diretta – salviamo il mare

Salviamo il mare per salvare noi stessi”, è il monito di Riccardo Iacona: salviamo il mare per salvare il nostro domani e anche un pezzo della nostra economia.
L'inchiesta di Presa diretta sullo stato dei nostri mari è partita dalle Maldive: un mare cristallino reso tale dalla barriera corallina che protegge le spiagge. Ma è un ecosistema fragile.
Elena Stramentinoli ha visitato uno dei resort più esclusivi sulle isole: per 2000 euro al giorno si è in una specie di paradiso.
La spazzatura del resort è trattata in una centrale, che separa l'umido dal resto, in un centro di compostaggio. Ma è un caso unico perché la differenziata alle Maldive purtroppo non si fa col risultato dei rifiuti in mezzo al mare.
Esiste un'isola artificiale di rifiuti, l'isola della spazzatura: prima era una laguna circondata dalla barriera. Poi l'hanno chiusa: qui scaricano tonnellate di rifiuti ogni giorno, che marcisce imputridendo l'aria. Rifiuti bruciati da un uomo, per fare spazio ad altri rifiuti.
Thilafuschi è ora l'isola più alta delle Maldive: qui si trovano anche rifiuti speciali, come solventi, che non dovrebbero essere sversati così. È una bomba tossica nel centro dell'oceano Indiano: e grazie alle correnti, l'immondizia che finisce in mare, viaggia.

Ogni anno buttiamo a mare 8ml di tonnellate di plastica: di plastica se ne trova così tanta nei mare del mondo da formare delle isole.
Isole di plastica che si trovano anche nel Mediterraneo: plastica che diventa cibo per le tartarughe, per i pesci, per gli uccelli marini.
Nicolò Carmineo è l'autore del libro inchiesta “Come è profondo il mare”, dove si parla delle discariche marine: alla giornalista ha spiegato quanto sia devastante il problema, perché la plastica rimane nel mare per sempre, non muore mai. Così, controllando i pesci presi dall'oceano indiano, si ritrovano pieni di questa immondizia.
In Italia si inizia ora a fare monitoraggio della plastica, dell'effetto sugli animali marini, di quanta viene gettata sulle nostre spiagge che dovrebbero essere il fiore all'occhiello per il turismo: il record di rifiuti è a Castellammare di Stabia e Giulianova.
Legambiente ha organizzato campagne per la pulizia delle spiagge: ogni volta si trova di tutto, anche materassi lasciati sulla sabbia.
Ma quello che non si vede è peggio: Tara Expeditions è un'associazione che ha studiato l'impatto delle plastiche nel Mediterraneo, dove siano più alte le concentrazioni, del pericolo della frantumazione delle plastiche, che rimangono in sospensione nei mari e non potranno mai essere rimossi. Al limite verranno mangiati dai pesci.
Come le balene del Mediterraneo, le più contaminate nel mondo: 4-5 volte superiori rispetto a quello di altre aree.
Messina, laboratori dell'Ispra: qui si studiano i pesci che arrivano nei mercati.
Nello stomaco del pesce spada si trovano pezzetti di plastica, nei tonni dei sacchetti interi.
Che effetti hanno sulla nostra salute?
E c'è anche il problema degli additivi della plastica, usati per renderla più elastica, che sono i più pericolosi, perché tossici.

Nelle tartarughe spiaggiate in Toscana sono state trovate plastiche, ami, sacchetti, lenza. Sarebbero specie protette, eppure muoiono per colpa dei sacchi dell'immondizia che buttiamo nel mare.

A Manfredonia al centro di recupero delle tartarughe stimano che oltre il 70% della mortalità delle tartarughe sia dovuto alla plastica nel mare.
I pescatori tirano su dalle reti pesce e plastica, perfino qualche lavatrice: ormai i fondali marini di Vieste, in Puglia, sono una discarica.
I pescatori, per protesta, hanno lasciato i rifiuti sul porto: vorrebbero che ci fosse una legge che permettesse loro di fare gli spazzini del mare, come a Pollica, il comune del sindaco pescatore Vassallo.

I mari come una latrina.
L'attenzione delle associazioni ambientaliste non basta: finché considereremo il nostro mare come una latrina, l'inquinamento andrà avanti. Come quello delle petroliere che lavano con l'acqua del mare le cisterne: così 100mila tonnellate di greggio finiscono nel mare, come se ogni anno si provocasse un disastro ambientale come quello della Haven.
Il mare viene violato in ogni modo possibile: al largo, sulle foci dei fiumi, e la guardia costiera ha attrezzato così un ATR per monitorare la situazione delle acque.
L'obiettivo è arrivare ad una mappatura degli scarichi a mare: come quello visto in diretta al largo del fiume Sarno, dove la guardia costiera ha rilevato degli scarichi di fogna.
Succede anche a Rimini, per un guasto degli impianti fognari. A Falconara, Taranto, Alghero, Manfredonia, Licata, Monopoli.
Matteo Aloia è proprietario di terreni, in Calabria, vicino ad un depuratore e alla giornalista ha raccontato delle sue denunce sul malfunzionamento dell'impianto: collegamenti elettrici recisi, che hanno causato il blocco dell'impianto, così l'acqua del fiume che finisce a mare viene inquinata.

Paola, provincia di Cosenza: Presa diretta è andata a sentire il procuratore che ha aperto un'inchiesta sulla Smeco, che gestiva la rete dei depuratori. L'inchiesta ha stabilito che nessuno dei depuratori era efficiente e in grado di depurare le acque.
I depuratori sversavano direttamente in mare, senza fare alcuna azione depurativa.
Anche a Lagonegro si trova un altro impianto della Smeco, messo sotto sequestro. Un giornalista ha raccontato a Elena Strmentinoli come molti rifiuti siano letteralmente spariti. Come i litri di sangue provenienti dai mattatoi del sud. Sono stati sotterati, buttati in mare?
Anche i percolati delle discariche sono spariti: tutta roba che è finita in mare.
Presso Amantea, in prov. di Cosenza, lungo la valle del fiume Oliva sono stati interrarti centinaia di tonnellate di rifiuti industriali. La falda acquifera è stata contaminata, così che l'acqua del fiume non si può usare nemmeno per i campi.
Il comune ha deciso di prendere da qui i terreni per il rifacimento della costa, così anche le spiagge sono state così contaminate.
Per 20 anni si è interrato nel fiume Oliva e ora sono entrati nel mare, producendo delle anomalie nei pesci: pesci malformati con la lista bifida; in questi sono stati trovati degli inquinanti in quantità eccessiva. Come gli idrocarburi aromatici, che sono sostanze che portano a mutazioni genetiche.

Agusta, vicino Ragusa: nella rada, di fronte agli impianti di raffinazione, sono stati pescati altri pesci con mutazioni genetiche. Dovute all'assorbimento di metalli pesanti come piombo, zinco, cadmio, mercurio e idrocarburi.
Pesci che mangiamo noi, col risultato di portare all'accumulo di queste sostanze nel DNA, e che possono portare a nascite di bambini con malformazioni.

12 milioni di italiani non sono allacciati dalle fogne, l'Italia sta per essere condannata per l'inquinamento delle acque, con una multa da 10 ml.
Dobbiamo puntare sulla differenziata per diminuire la plastica che finisce nei mari o nelle discariche. Lo chiede l'Europa, di curare le acque dei nostri mari, siamo ancora in tempo.

Il business della produzione dei gamberetti: il servizio di Liza Boschin in Bangladesh.
Nel 2013 ne abbiamo importate 65mila tonnellate di gamberetti,dal sudamerica o dal sudest asiatico.
La parte del leone, per quanto riguarda l'importazione dal Bangladesh, la fa la Simarc, il cui proprietario è diventato uno degli uomini più ricchi d'Inghilterra.
Il magnate, con la giornalista Boschin, parla di tracciabilità, di cura per l'ambiente, di attenzione alle acque. Le condizioni del lavoro? Tutti i lavoratori sono trattati in modo etico, anche se nel passato hanno avuto problemi, ammette.
Liza Boschin è andata in Bangladesh a controllare le affermazioni di “mr Gambero”: decine di milioni di contadini vivono e lavorano sulle foci dei fiumi.
Qui la giornalista ha visto i grandi bacini artificiali in cui sono allevati i gamberi: per realizzarli hanno tagliato la foresta, hanno portato l'acqua di mare all'interno.
Tutto è cominciato quando sono arrivati gli imprenditori, spalleggiati dai politici, che hanno imposto ai contadini di convertire i terreni per l'industria dei gamberi.
Ci sono stati scontri, morti, proteste: ma la battaglia l'hanno vinta gli imprenditori e le terre dei contadini sono state prese a poco prezzo.
300mila persone hanno lasciato la loro terra, con la forza: l'industria del gambero è così potente che minaccia chiunque si permetta di creare dubbi sulla sicurezza degli allevamenti.
Tutti i politici, tutti i rappresentanti del governo sono favorevoli, anche la Fao e la banca mondiale: perché sono tutti coinvolti in questa industria, che porta molta valuta straniera.
Ma i danni ambientali? E la situazione sociale dei contadini? Che prezzo hanno?
L'industria del gambero affitta le terre a prezzi bassissimi, tutti gli allevatori sono in perdita: “siamo stati obbligati ad allevare gamberi dai politici”. Altro che benessere per tutti.
“Magari poter tornare indietro alla verdura e al riso”, dicono. Perché sanno che la terra sotto è bruciata e dunque non si potrà nemmeno tornare alle vecchie culture.
Il sale brucia la terra e butta giù le parete di fango delle case, la frutta sugli alberi cresce meno.
Per far spazio agli allevamenti hanno abbattuto le foreste pluviali di mangrovie, così importanti per l'ecosistema dei mari, perché qui crescono molte specie marine.

Al danno dovuto alla trasformazione ambientale, si deve sommare il danno causato dai fertilizzanti negli allevamenti che inquinano le acque.
E in queste acque trovi, a raccogliere le lumache di mare, anche dei bambini e delle donne che invece raccolgono le larve dei gamberi, raschiando i fiumi con le loro reti.
Qual'è la tracciabilità di cui parlano le grandi multinazionali del pesce? Tengono conto anche di queste storie di sfruttamento ambientale, di lavoro minorile?

I grandi distributori garantiscono sempre la tracciabilità dei gamberi: dietro la Simac ci sono allevatori che passano ore nel fango, bambini sfruttati.
Ma è solo pubblicità, per non spaventare i consumatori: semplicemente la tracciabilità è finta.
Non c'è modo di risalire all'allevatore, dai dati del distributore.
La domanda da farsi: viene garantita la sicurezza per i consumatori, è un prodotto etico, si rispetta l'ambiente e le terre?
Ortofin. Coop, Conad, Metro comprano da qui, dagli allevamenti della regione del Khulna.
Dove i lavoratori lavorano senza contratto, senza rispetto delle leggi sul lavoro: 14 - 16 ore di lavoro anche, per prendere uno stipendio da 16 euro al mese.
Che vivono in bidonville, dove ci si lava in una pozza d'acqua.
Ad arricchirsi sono solo gli intermediari e gli imprenditori: agli altri il gambero porta solo miseria.
Il lavoro minorile: anche per i bambini c'è posto, nelle industrie di trasformazione del gambero: sono molto ricercati per le loro mani piccole, per cui non si spreca nemmeno un grammo di carne.
Dal Bangladesh in Thailandia: Songkhla è un porto importante per i pescherecci che pescano in un mare ricco di razze e varietà.
A mezzogiorno, dalle pance dei pescherecci esce un altro pesce: pezze immondizia, non buono per il mercato, ma per fare farina di pesce.
Usata per far mangimi, anche per i gamberi che sono carnivori: di cosa è fatta il pesce immondizia?

Sono pesci pescati con le reti a strascico, che distruggono i fondali senza troppo rispetto per fondali e per la barriera corallina. I fondali sono dappertutto sui fondali, impigliati nelle rocce: dove c'era la barriera, ora c'è il deserto.
Ogni anno si prelevano 350mila tonnellate di pesce immondizia: con questi ritmi si desertificherà il fondale dei mari.
Tutto questo perché il pesce di qualità diminuisce: come i branzini, il tonno dalle pinne rosse e
il pesce azzurro (che ci ha sfamato per secoli) di cui ne rimane un quinto.
Le previsioni dicono che dovremmo diminuire del 50% la pesca, se volessimo ripopolare le specie.
La pesca nel Mediterraneo diventa un'attività in perdita: basta andare sui nostri porti ad attendere i pescatori che tornano dal mare.
Il pesce viene venduto a poco prezzo, ma altra storia è nei mercati del pesce, dove trovi pescato da tutto il mondo, mentre molto poco arriva dai nostri mari.
Pesce che spesso è anche nocivo per la nostra salute: alcune partite di pesce sono state sequestrate, a seguito di controlli dei Nas, per varie irregolarità: non era scritta la provenienza, alcune avevano additivi, che non erano indicati nelle etichette.
Per esempio il 98% dei gamberi sono additivati con i solfiti.
Il tonno, per evitare che cambi colore, viene trattato con monossido di carbonio: ma è solo un discorso ottico.

Ittica Etruria - Arezzo: qui i Nas hanno trovato del pesce nelle vasche piene di acqua ossigenata, per rendere le carni bianchi e farle sembrare fresche.
I Nas hanno sequestrato 30 tonnellate di pesce: alcune di queste erano pronte per la vendita nei supermercati. Quanti di questi sapevano di comprare pesce adulterato?


Il trash fish sta diventando la metafora di quello che stiamo diventando.

Uno scarico fognario abusivo a Gissi
I bambini lavorano negli allevamenti di gamberi, dove raccolgono le lumache perché mangiano lo stesso cibo dei gamberi. Distretto di Chakaria.

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