But to live outside the law, you must be honest
Bob Dylan, Absolutely sweet Marie
Un cinese (o forse giapponese) con un
colpo in testa e che non si ricorda più nulla della sera passata.
Una coppia di ragazzi che vogliono
compiere, per Expo, un gesto dimostrativo, più grande di loro.
Una coppia di ex barbefinte ora liberi
professionisti per un'agenzia investigativa, alla ricerca di qualcosa
di molto compromettente che qualcuno ha perso in un aeroporto. Senza
porsi troppi scrupoli sui mezzi per recuperarla.
Un altro uomo con gli occhi a mandorla,
giapponese di sicuro: una di quelle archistar che nel mondo di oggi
sono più famosi dei calciatori. Quelli che presenziano alle fiere su
design e tendenze, dove le sedie si chiamano “sistemi di seduta”.
E tutte queste persone entrano nella
vita di Carlo Monterossi, proprio durante una festa di compleanno.
Quelle feste, non so dove avete presente, dove si imbucano tutti,
perché amici degli amici. Quelle feste che mettono un po' tristezza.
Perché capita in un momento della vita di Carlo, la mente della
trasmissione “Crazy love” che lo ha reso ricco, in cui si
sente solo.
Carlo Monterossi “L'uomo che
invecchia”.
E' vero, ultimamente ha delle avventure un po' estreme, ma mica se le va a cercare. Gli capitano. E poi, se un cazzo di cinese viene a svenire sul suo divano durante un baccanale, sarà mica colpa sua, no?
Ma poi tutto accade in fretta: alla
mattina si ritrova con questi cinese (o giapponese) seduto sul
divano, con una botta in testa. Il tempo di curarlo e di farsi
spiegare che la botta deriva da un tentativo di rapimento da parte
dei due investigatori senza troppi scrupoli, che qualcuno entra in
casa (mentre è al Salone del Mobile), e mette tutto a soqquadro.
Perfino i suoi dischi preziosi di Bob Dylan.
Ecco, giusto per non farsi mancare
niente, nel baule della sua auto qualcuno ha infilato un cadavere.
Sempre quel signore di prima che è giapponese e che si chiama Hideki
Watanabe.
Cioè, cerchiamo di capire: arriva lì un tipo giapponese, lui lo cura e lo protegge, poi arrivano i cattivi a picchiare la sua fatina domestica e a portarsi via il suo ospite, che tra l'altro è sosia di un giapponese importante e famoso, gli distruggono la casa, gli fregano il Mac con tutto quello che c'è dentro - non molto, a dire il vero , gli rovesciano il caffè e lo zucchero sul tavolo e gli ammazzano l'unica pianta che sia mai riuscita a sopravvivere sotto il suo tetto, gli impilano i vinili uno sull'altro, che è un reato federale.E dovrebbe andar via lui?E' uno scherzo?
Se qualcuno è venuto a cercare questa
persona fino a casa mia, significa che sono anche io in pericolo.
Questo il ragionamento di Carlo, anzi del suo amico Oscar Falcone,
l'investigatore con tanti agganci, che gli consiglia di “darsi”.
Alla fuga, mentre la polizia che non
brancola proprio nel buio ma quasi, spicca un mandato di cattura nei
suoi confronti. Perché c'è Expo alle porte, tutte le persone da
proteggere (l'ambasciatore del Ghana..) e gli agenti sono così
pochi.
Carlo Monterossi diventa così “L'uomo
clandestino”: trova ospitalità in una casa sicura nel
quartiere di Corvetto, che non è solo un'uscita della tangenziale,
un apostrofo multietnico tra le parole Milano e Rogoredo. Ma un
intero mondo di persone dalla nazionalità diversa che gli si apre
davanti.
Carlo diventa ospite di El Papa, un ex
guerrigliero sindacalista che viene dal Perù, con la passione degli
scacchi. Francisco, questo il suo nome, è una specie di autorità
morale nel quartiere, per la comunità sudamericana:
“Che cosa gli aveva detto Oscar?
Che questo Francisco è uno che
«sistema le cose .. vedrai». E ora, lentamente, Carlo capisce.
Perché la processione che sfila
lenta per la casa, e finisce davanti a quel tavolo ingombro di carte,
recita in un certo senso le sue preghiere. Il permesso di soggiorno
che scade e lui ha perso il lavoro, ora come funziona?
La figlia che si è messa con un
poco di buono, uno di quei locos delle gang, maldidos, e il padre non
sa cosa fare”.
Nella casa di
Corvetto, assieme a Francisco e Carmen, la sua compagna, Carlo
trova pure il modo di innamorarsi di una bella ragazza, dai capelli
scuri e dagli occhi particolari:
“negli occhi marroni ci sono delle pagliuzze d'oro che brillano e dicono: non è questo il tesoro, questo è quello che si vede, ma cercalo il tesoro, che c'è, ed è bello che non te lo immagini nemmeno.E tutto è perfetto e bellissimo.”
Mentre prosegue
l'indagine autorizzata da parte della polizia sul duplice omicidio
(il giapponese e anche uno dei due investigatori), e l'indagine non
autorizzata da parte di Oscar e Carlo, assistiamo a tutta la
trasformazione del nostro antieroe:
L'uomo sguattero.
El hombre illegal
El gringo milanes
L'uomo che finge
sicurezza
L'uomo pesce lesso
Hombre Feliz
El macho latino.
Riusciranno i
nostri eroi a districarsi tra i problemi di Expo, giovani antagonisti
che pensano di cambiare il mondo con atti dimostrativi, documenti
scottanti sull'arredo urbano della repressione (e anche qualcos'altro
su appalti poco chiari), investigatori e bande di latinos?
Bisogna leggere
questo libro fino in fondo per scoprirlo: il secondo di Alessandro
Robecchi con protagonista Carlo Monterossi è un giallo con forti
tratti di comicità che in realtà parla di Milano.
È lei, in realtà,
la vera signora al centro della storia.
La Milano di via
Montenapoleone, parco a tema per miliardari, la repubblica
multietnica del Corvetto, corso Buenos Aires e i negozi dello
shopping.
La Milano delle
archistar, dei grattacieli, di Expo
(e del traffico e dei problemi di sicurezza e dei cantieri). Ma anche
la città delle periferie e degli ultimi.
Di quelli che fanno la fila per un pasto o per un paio di scarpe
all'Opera di San Francesco per i poveri.
Dove incontri i
working poor, quelli lasciati indietro dalla crisi e dal cinismo di
questa società.
Dell'apparenza, che
ben si identifica negli spettatori della trasmissione “Crazy
love” che cinicamente Carlo chiama “la fabbrica della
merda”.
E' la città che si
fa bella per gli stranieri che arriveranno a frotte (a proposito, ma
poi dove li mettiamo?) per visitare i cantieri, pardon, i padiglioni
di Expo.
Ma è anche la
città che sfrutta la sofferenza e lo stato di necessità degli
immigrati. Come in prefettura, per ottenere “el permiso”,
il pezzo di carta che ti da i diritti ad essere trattato come una
persona e a non doverti nascondere come un clandestino, un
invisibile.
“E' che Maria ha fatto richiesta, naturalmente, e la sua domanda è andata avanti, lenta e lumacosa e arrugginita come le altre. E poi si è arrivati al punto della firma finale, dell'ultimo timbro, del bollo benedetto. Ma il funzionario della prefettura l'ha vista, le ha chiesto seimila euro per quel pezzo di carta. E poi di più: un passaggio per il paradiso, un servizietto di quelli che si chiedono alle putas, insomma di essere gentile con lui.Carlo non crede alle proprie orecchie”.
Dove sei stanotte è un verso di una canzone di Bob Dylan, una passione comune allo scrittore e al suo personaggio, oltre alla frequentazione del mondo televisivo: è una canzone d'amore e di speranza, che vale sia per il futuro di Carlo Monterossi che per il futuro di Milano.
Che riesca finalmente a completare la trasformazione in città multietnica, dove ci sia spazio per tutti, anche gli ultimi, per tutte le razze e le religioni.
Sarebbe un bel cambiamento per Milano e per il paese.
Che non è il paese "cambiato" di cui parla nelle ultime pagine quel personaggio ambiguo dei servizi "il paese è cambiato .. ha capi dinamici, fa le riforme che ci chiede l'Europa, e la gente .. la gente è stanca di scandali, di notizie negative".
Buona lettura e buon viaggio per Milano!!
Il blog dell'autore e la scheda del libro sul sito di Sellerio.
L'altro libro con
questi personaggi di Robecchi “Non
è una storia d'amore”.
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