La formazione partigiana Stella Rossa, attiva sull'appennino Bolognese |
La nostra democrazia, le nostre
istituzioni, il nostro paese vengono da lì.
Da una guerra, dalle macerie, dagli
eserciti che ci hanno liberato da una dittatura che pure negli anni
aveva avuto un certo sostegno popolare.
E anche dalla guerra di liberazione.
Veniamo da lì: da quei ragazzi andati
sui monti per fare resistenza. Per uno slancio ideale, per la volontà
di essere parte in questa lotta.
Altri scelsero di starsene zitti, di
mugugnare tra sé, di non fare nulla, di calare la testa. Sono quelli
che divennero partigiani, ma dopo.
Questo è uno dei valori da ricordare e
tramandare della guerra di liberazione: la volontà di riprendere in
mano il proprio destino, di cambiare il paese affinché ogni persona
potesse esprimere le sue idee e scriverle, riunirsi in associazioni,
partecipare liberamente nella cosa pubblica.
Era finito il tempo del duce, dell'uomo
solo al comando, del regime che ci voleva tutti uguali, tutti senza
pensieri, che i pensieri sono pericolosi. Senza idee politiche, se
non quelle di lui.
Purtroppo per arrivare a questa
“liberazione” siamo dovuti passare per le macerie, per la
fame, per la guerra. Evidentemente a noi piace così: delegare, non
occuparci, non impegnarci, non ragionare, non usare la nostra testa.
È scontato fare un parallelo tra la
storia di ieri e quella odierna: ci hanno fatto innamorare e ci siamo
innamorati di tanti uomini forti. A cui dovevamo dare carta bianca,
ci avrebbero pensato loro a cambiare le cose.
Ma le democrazie sono altro da questo.
Se c'è un autoritarismo è anche
perché ci sono persone che si lasciano usare. Cui piace stare dalla
parte del più forte, nel gregge, belli coperti e tutti uguali.
Gente che ragiona in 140 caratteri su
twitter e che non è più in grado di articolare un ragionamento. Per
esempio su riforme, scuola, Costituzione e legge elettorale.
Non sono io a tirarla fuori: è il
sottosegretario Lotti che oggi usa la Resistenza (nella
retorica dei giovani ragazzi che hanno tanto lottato ..) in
un'intervista su Repubblica, spiegando come l'Italicum porti avanti
lo stesso spirito.
Chissà, bisognerebbe chiederlo,
qualcuno ancora in vita lo si trova.
Avete scelto la montagna, il rischio
della morte, il freddo, per questo? Per un paese dove si è svuotato
il parlamento, il ruolo dei partiti, dove è aumentata la distanza
tra paese e palazzo? O avete lottato perché ad un certo punto, dopo
anni di fascismo (tutti uguali, tutti senza idee, tutti inondati dai
messaggi del duce su radio e giornali..), avete deciso che volevate
partecipare anche voi?
Forse, ogni giorno è buono per fare
una nostra battaglia per la liberazione.
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