Io
sono Alfa è un romanzo su cosa siamo diventati,
in cosa si è trasformata la nostra società.
Un romanzo che racconta una storia
all'apparenza così paradossale ma che, proprio per questo, risulta
drammaticamente reale.
“In principio erano domande. Come reagiremmo di fronte a una minaccia capace di andare fino in fondo? Cosa difenderemmo del nostro modo di vivere? E difenderemmo qualcosa o ci basterà restare vivi? Io sono Alfa è nato così, con queste domande, alla fine del 2012”.
Cosa accadrebbe a noi, ai nostri
comportamenti, alle istituzioni, se qualcuno decidesse che è
arrivato il momento di buttar giù tutto. Che questo modello di
paese, di governo, deve essere buttato a terra, fino all'ultimo
mattone?
Come reagirebbero i nostri politici?
Che provvedimenti metterebbero in atto ministri, generali,
sottosegretari, magistrati? Come cambierebbero le nostre abitudini?
In “Io sono Alfa” ho trovato
tanti spunti di riflessione: l'uomo e la macchina (cos'è uomo e
cos'è macchina), l'evoluzione secondo Darwin, la fine dei Dinosauri
estinti per la selezione naturale. Le proteste degli indignados e
quelle di Occupy Wall Street. Quella che noi chiamiamo “antipolitica”
e che viene usata da una buona parte della classe dirigente come
scudo ipocrita dei loro malaffari.
Solo che questa volta i dinosauri siamo noi: ad essere a rischio estinzione è la nostra società dell'immagine e dell'ipocrisia, della menzogna e della violenza. Della furbizia, del ladrocinio, della corruzione. Dell'indignazione che dura solo un soffio e della mancata coscienza civile.
La nostra finta tranquillità
all'improvviso viene messa in pericolo dalle bombe che esplodono a
coppie, per generare il più terrore possibile, nelle scuole.
A Novara e Bologna. Uccidendo decine di
bambini, assieme ai loro genitori e ai primi soccorritori accorsi sul
luogo.
Chi sono questi pazzi, inizia a
chiedersi la gente, la politica, i giornali: queste persone senza
nome e volto, vestiti di nero, che mettono le bombe?
Altre bombe durante i funerali dei
bambini.
E poi i colpi dei cecchini, a sparare
contro le finestre delle scuole.
Cosa vogliono ottenere con queste
morti?
E perché quel segno, quella lettera
tracciata con una vernice rossa sui muri, dopo gli attentati. La
prima lettera dell'alfabeto greco, Alfa.
Solo quella lettera, Alfa, e nessuna
rivendicazione: lettera che diventa simbolo assoluto di panico, buio
e dolore.
Il racconto di Patrick Fogli è scritto
a più voci: c'è quella di Gualtiero,
senatore ed ex magistrato:
“Un tempo era un magistrato e per molti anni ha avuto la certezza che la politica fosse una stagione della vita, destinata, presto o tardi, a interrompersi.”
Si trova suo malgrado a votare tutti i
provvedimenti che il governo propone per arginare questa nuova forma
di terrorismo: la chiusura delle scuole, l'installazione di
telecamere che scrutano ogni angolo delle strade, la militarizzazione
delle strade. Decreti speciali per arrestare a tempo indeterminato
persone sospettate e, ancora, la violazione sistematica della privacy
per cercare una mail, una telefonata, un appiglio che porti ad Alfa.
“Vorrei potergli parlare, pensa, sapere come fare. E scacciare l'idea che sia il terrore l'unica merce che sono in grado di capire, perché li sta cambiando, li ha già cambiati. In giro ci sono pochi bambini, le madri li stringono per mano più forte, guardano confuse e aggressive chi si mette sulla loro strada, camminano rapide, senza fermarsi. C'è qualcosa contro quella paura? Un placebo utile a fermare il contagio?Paga il conto, l'esperimento è finito, non lo ripeterà.Cammina verso casa, il giornale sotto braccio.Che cosa avresti fatto?La domanda di sua moglie ritorna a galla, pretende una risposta sincera, la verità. Se la radio non lo avesse interrotto, le avrebbe detto che blindare le scuole è una terapia del dolore, consente al malato una qualità di vita decente, ma non lo cura, non uccide la malattia. Se lei avesse avuto ancora voglia di ascoltare, avrebbe continuato a dirle che è giusto, tutto giusto, quello che hanno votato, la gente deve sentirsi al sicuro, sapere che qualcuno si prende cura di lei, ma allo stesso tempo è inutile, perché non sono le scuole l'obiettivo, non i bambini, i ragazzi, gli adolescenti, e piazzare i soldati, togliere i bidoni, sorvegliare ogni minuto del giorno tutto quello che accade intorno agli edifici, mette un pezzo di realtà sotto un vetrino e ignora tutto il resto.Se tu fossi al posto loro, le avrebbe detto, la nostra decisione potrebbe fermarti?”
Francesca, medico chirurgo che in un attentato ha perso una delle due gemelle e il marito. E che decide di scappare con la figlia sopravvissuta in montagna. Prima di capire che in nessun posto sarà sicura.
“Pensa a chi ha guardato morire gli altri per non rischiare la propria vita, pensa chi siamo, cosa siamo diventati, pensa siamo sempre stati così, anch’io che non sapevo più di amare mia figlia e alla fine pensa di nuovo ai suoi pazienti, stretti ai monitor in terapia intensiva, vivi per un caso, un passo nella direzione giusta, un’intuizione che non sapranno mai spiegare.Ci salveremo solo insieme, pensa. Chiude gli occhi.E proprio per questo non si salverà nessuno.”
E infine Paolo,
giornalista cinico, uno curioso, uno spregiudicato , che si fa tante
domande su Alfa. E che decide di dare una risposta a questa domanda.
Andando a capire come ragione Alfa.
“Non siamo impazziti, ci siamo limitati a semplificare tutto. E quando non c’è stato più nulla da semplificare, abbiamo cominciato a distanziare causa ed effetto.È come quel gioco che si faceva da bambini, unire i puntini per trovare il disegno. Solo che lo abbiamo fatto a rovescio e non c’è più nessun disegno.”
Io sono alfa è un racconto che ci
costringe a guardare allo specchio: perché Alfa siamo noi.
Alfa ha a che fare con le nostre paure,
non quella del buio, dei mostri.
E' quella paura che da piccoli ci
costringeva a nasconderci sotto le coperte, nasconderci dal mondo che
c'era fuori. È quella paura (degli immigrati, dei diversi, di chi
viene da fuori) che oggi ci spinge a tirar su muri, ponti levatoi.
A chiedere maggiore sicurezza che
significa una limitazione della nostra libertà: di pensieri, di
espressione, di avere una privacy inviolata.
Lo spione e il giornalista Paolo
Contini:
«Sono morte cento persone, Contini. Quasi tutti bambini e adolescenti. Credi che l’opinione pubblica si scandalizzerà per qualche ora di stato di polizia?»
«Genova non vi è bastato?»
«A Genova la vittima era una sola e non aveva sei anni.»
E' la paura che
cresce dalla precarietà, dalla sensazione di vivere in uno stato di
sospensione, in perenne attesa di un qualcosa che si teme ma di cui
non si conoscono i bordi
“Se esiste un significato dietro quanto accade, ha per forza a che fare con la sospensione, l’attesa e l’assenza. Nel mondo di Alfa sono tutte e tre forme di terrore, la paura distillata al suo stato primitivo, senza forma, una continua promessa”.
Mentre la politica,
spinta dalla domanda di sicurezza del paese, si spinge verso
provvedimenti sempre più da paese sudamericano (reati inventati,
libertà di arresto, coprifuoco), i protagonisti della storia
arrivano alla comprensione. Alle risposte alle domande. Perché Alfa,
questo gruppo di persone misteriose, arriva da lontano, si è
preparato con cura per anni. Conosce le nostre debolezze, conosce il
modo in cui ragiona (o non ragiona) il paese. Le sue reazioni.
Gualtiero, in una
intervista in televisione:
“Gualtiero accenna un sorriso accondiscendente. Non possiamo essere sorpresi, dice. Da quanto tempo abbiamo visto arrivare il disastro e non abbiamo fatto niente? Che cosa abbiamo dato a questa gente, in tutti questi anni? Abbiamo detto state tranquilli, andrà tutto bene, ci siamo qui noi a pensare a voi”.[..]Sta dicendo che è troppo tardi, dice il conduttore. Solo che bisogna ripartire dall’inizio. Sta dicendo che non si fermerà, dice il conduttore. Gualtiero si stringe nelle spalle. Me lo dica lei. Se il suo scopo fosse buttare giù tutto, si fermerebbe prima dell’ultimo mattone?[..]Chi pensa che siano? Chi è Alfa? Gente che si è stancata di aspettare, dice. La risposta sbagliata al niente. La più facile. Un dolore diverso. La paura è diventata l’unica lingua che tutti capiscono.
E
anche Paolo, in un suo articolo "La caduta degli dei":
Per raccontare Alfa, ha raccontato prima di Alfa. I Compro Oro, la televisione del pomeriggio, gli scontrini di un politico che chiede rimborsi per i cioccolatini, il non paghiamo il debito perché l’Islanda lo ha fatto, la democrazia di Internet, la pubblicità del gioco d’azzardo..[..] Votiamo un politico perché è divertente o giovane o vecchio o nuovo, perché scopa o promette assurdità. [..] Le due conquiste dell’evoluzione umana sono il pollice opponibile e la capacità di elaborare ragionamenti complessi. Se perdiamo la seconda, tutto quello che ci distingue dagli animali è una caratteristica anatomica.
Cosa abbiamo fatto
per sconfiggere la fame di consumismo non sostenibile? Per
selezionare una classe dirigente all'altezza? Per mantenere saldi i
principi della nostra Costituzione (il diritto ad un salario
dignitoso, il rispetto della dignità della persona ..)? Con cosa li
abbiamo barattati?
Abbiamo curato i sintomi, pensa, abbiamo tentato di costruire una camera asettica che ci tenesse al riparo e il solo risultato è stato ignorare la semplicità di quanto sta accadendo. Alfa è ovunque. Alfa è il sintomo che scambiamo con la malattia. Noi siamo Alfa.
Noi siamo Alfa,
perché questo libro ci mette allo specchio e mette allo specchio la
nostra società spaventata, senza riferimenti, arrabbiata, disunita,
superficiale ed egoista.
Una società che
ha bisogno di un capro espiatorio (i politici ladri, gli immigrati,
le banche ..) pur di non ammettere le proprie piccole colpe.
Patrick Fogli
conclude l'intervista su Repubblica
con queste parole:
Siamo spaventati e feroci, al netto di alcune situazioni che racconto e che poi sono accadute sul serio. Con un gioco di parole, Alfa è una realtà possibile che accade in una realtà reale. Volevo che fosse reale, plausibile, distopico forse, ma non inverosimile. Non c'è un "e se" alla Fatherland dietro Alfa, non è, per capirci, Hitler che vince la seconda guerra mondiale. Piuttosto qualcosa di simile a "e se fossimo così?" e se fossimo già nel mondo di Alfa? Con quel modo di pensare, di agire, di vivere, quella superficialità, quella ferocia, quell'istinto di sopravvivenza disposto a mettere tutto da parte per far sì che il cuore batta, ancora, fregandosene del resto? In fondo anche la vera natura di Alfa è rappresentativa. Mi piacerebbe che il lettore, alla fine avesse proprio questo dubbio: viviamo, senza Alfa, nella realtà di Alfa.
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- Il significato delle parole
- Prima che ci seppelliscano tutti
Il blog dell'autore, con alcuni spunti di lettura, e la scheda del libro sul sito di Frassinelli.
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