L'ultima parte del libro di Stefania
Limiti e Sandro Provvisionato, torna sul memoriale Moro, sulle sue
parti mancanti, su quello che Moro avrebbe potuto rivelare alle Br.
E' il cuore dell'ipotesi portata avanti
dagli autori, la complicità tra DC e BR che da il titolo al libro:
l'esistenza di un patto segreto per tenere nascosti quei segreti
della repubblica.
Parliamo di Gladio, della struttura
segreta che si nascondeva dietro la struttura Nato di Stay Behind e
che si ritrova in tante inchieste sugli episodi della strategia della
tensione.
Se, a fine anni '70, quando il muro di
Berlino era ancora in piedi e il PCI era il maggior partito comunista
europeo, si fosse raccontato al paese di Gladio, delle protezione
dello stato a queste strutture occulte, dei loro legami con
l'eversione di destra, poteva crollare tutto il palazzo. Non solo la
DC.
Dalla Chiesa stava indagando su Gladio:
questo dice in uno dei passaggi finali il colonnello Bozzo.
Secondo il suo fede le collaboratore,
l'allora colonnello Nicolò Bozzo – che situa la richiesta di Dalla
Chiesa già nel 1974, ben prima della scoperta del covo di via Monte
Nevoso – il generale
era interessato ad una ipotesi di lavoro che aveva cominciato ad elaborare a seguito degli attentati a Savona del 1974-75. Si era accorto , infatti, che poteva intravedersi un collegamento operativo tra ambienti di destra eversiva, criminalità comune organizzata, massoneria e settori dei servizi deviati. [..] il generale mi invitò , in più occasioni , ad approfondire questa ipotesi che, a suo parere, si fondava sull'esistenza di una struttura segreta paramilitare, con funzioni organizzative anti-invasione ma che aveva poi debordato in azioni illegali e con funzioni di destabilizzazione del quadro intermedio.
Secondo Dalla Chiesa questa struttura
poteva risalire al periodo della Resistenza. In particolare, secondo
Bozzo, «il generale mi segnalò
l'organizzazione Franchi» diretta da Edgardo Sogno. Bozzo aveva
provato a ficcare il naso negli ambienti atlantici ma, naturalmente,
non poté aprire neanche una porta:
Su indicazione del generale, mi recai a contattare un confidente [..] che mi fornì qualche notizia generica, che confermava il senso dell'ipotesi operativa formulata dal generale. Il confidente apparve terrorizzato per la propria vita. Egli mi disse che temeva di essere assassinato da questa struttura che però non volle indicare specificatamente. In sostanza egli disse che alcune formazioni comuniste erano state infiltrate durante la Resistenza al fine di portarle all'annientamento. [..] L'incontro avvenne nell'autunno del 1978.
Di
fronte alla Commissione stragi, Bozzo, chiedendo di spegnere i
microfoni, aveva riferito che Dalla Chiesa
era andato oltre i suoi compiti. [..] Aveva invaso le sfere dei servizi: è andato a svolgere indagini su attentati che sono la fotocopia di quelli fatti a Bologna, in piazza Fontana, a Brescia. A Savona non c'è stata la strage e sa perché? È stato fatto saltare un tratto di binario su un ponte alto 90 metri e il treno pieno di pendolari che tornavano dalla Val Bormida non è precipitato. [..] c'è stato un contadino che ha visto ed è corso a rischio di farsi travolgere. [..] ha sentito l'esplosione che ha distrutto un tratto di binario, si è reso conto che stava arrivando il treno, si è buttato sulla ferrovia [..] altrimenti ci sarebbe stata una strage. In sostanza Dalla Chiesa indagò sulla strategia della tensione.
Altri
capitoli
La
scheda del libro “Complici
– caso Moro” di Stefania Limiti e Sandro Provvisionato.
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