24 marzo 2010

Ad personam di Marco Travaglio

1994-2010. Così destra e sinistra hanno privatizzato la democrazia.


Eccole qua, una dietro l'altra le leggi ad personam (37 dovrebbero essere, ma è difficile tenere il conto): viste una dopo l'altra, col commento dei politici che le hanno proposte, fa un certo effetto.
Molte nascono in seguito ai problemi giudiziari del leader della Cdl, PDL, polo del buongoverno, cavaliere Berlusconi.
Altre invece sono una gentile offerta del centronistra che, anche quando è stato all'opposizione, ha mantenuto un atteggiamento ambiguo sulla presunta opposizione (con delle assenze in aula, quando si doveva votare).
Insomma, se lo stato della giustizia in Italia è quello sotto gli occhi di tutti (tribunali intasati, allagati, tempi lunghi per i processi, prescrizioni che tolgono il diritto alla giustizia, reati che diventano impunibili), è colpa di ambo le parti.
Ma pagare il prezzo siamo tutti.

"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distionzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali".
Art. 3 della Costituzione italiana


Viene da pensare allora che a lorsignori la giustizia stia bene così com'è, poiché quando si tratta di ascoltare le proposte che la renderebbero più efficace, diventano sordi.
Basterebbe lasciar da parte tutte le riforme in cantiere e dare più fondi.

Dalla scheda sul libro su
Wuz:

Ad personam nasce dall’improvviso sentore di cambiamento, dal bisogno di informare e spiegare cosa sono le leggi ad personam, o ad mafiam, o ad aziendam e, in particolare, quante sono state e da chi sono state promosse. E parla a tutti, nella maniera in cui la sinistra non riesce più ad esprimersi, con un linguaggio non elitario, perché la politica dev’essere a portata di chiunque, a prescindere dall’istruzione o il background culturale della persona.
Travaglio si allontana con la consueta professionalità e precisione dall’atteggiamento recentemente imputatogli di “terrorista mediatico” per dedicarsi ad una ricerca basata su fatti concreti, non su pregiudizi – anche se, oramai, non sarebbe possibile biasimarli.

Addentrandosi con attenzione nei passaggi fondamentali della storia italiana dal 1994 in poi, affiorano con chiarezza le soluzioni a misteri inspiegabili, la cui genesi è sempre stata filtrata da un’informazione fittizia e poco meticolosa. Perché il governo Prodi non abrogò le leggi vergogna o ad personam promulgate dal governo Berlusconi, come aveva promesso? Solo il nostro presidente del consiglio e il suo partito si sono battuti per una riforma della giustizia che prevedesse la separazione delle carriere? Quale fu il vero scopo del maxi indulto voluto nel 2006 da Mastella? Travaglio racconta i retroscena della Bicamerale del 1997, dei rapporti tra politici come Silvio Berlusconi, Bettino Craxi, Massimo D’Alema, Marcello Dell’Ultri, Clemente Mastella e molti altri. Enumera la quantità incredibile di imputati e condannati, salvati dalla prescrizione o dall’amnistia presenti in parlamento e narra le prodezze del Cavaliere nel cercare di salvare se stesso e il suo impero mediatico dalla condanna e dal fallimento con la complicità di maggioranza e opposizione. Ma, soprattutto, mette in evidenza come la classe politica italiana si sia sempre trovata in uno stato di totale sottomissione alle principali cosche mafiose, di cui l’esempio più clamoroso sono i tentativi di riforma prodotti dalle pressioni di noti criminali come Vittorio Mangano e Totò Riina.

Ad personam: il link al libro sul sito di Chiarelettere
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