(La conferenza stampa di Renata Polverini è finita da pochi minuti; Alfredo Milioni sta parlando a capo chino, le mani tremanti, lo sguardo lucido. All’improvviso, dal palchetto, rimbomba giù una voce roca, dura: «Stai zitto! Milioni devi stare zitto, muto: hai capito?». Milioni fa appena in tempo a farfugliare ancora qualcosa, poi viene letteralmente sollevato dal pavimento da un signore muscoloso che, con modi spicci, lo infila dentro una stanza. L’invito a tacere gli era stato rivolto da Alfredo Pallone, parlamentare europeo e vicecoordinatore regionale del Pdl nel Lazio. «Sono stato un po’ brusco, lo so. Ma Milioni, dopo quello che è accaduto, non è lucido. La situazione è delicatissima e lui può straparlare. Ieri, quando ha capito cosa era successo, mi ha detto: "Io mi suicido". Sta messo così, poveraccio, e c’è da capirlo, credo. Dopo quello che ha combinato...»).
Nessuno io mi chiamo; nessuno è il nome che mi danno il padre e la madre e inoltre tutti gli amici
01 marzo 2010
Dilettanti allo sbaraglio
Confesso che ho provato un certo piacere nel seguire la "figuraccia" del PDL con le liste del Lazio.
Una volta tanto è il PDL stesso che paga l'affidarsi a personaggi, vogliamo dire, un pò casinisti.
Persone come "ho mangiato solo un panino" Alfredo Milioni: ex autista dell'Atac, oggi responsabile elettorale prima in Forza Italia e ora nel Pdl.
Uno che è pure recidivo e che non si preoccupa del rispetto del regolamento (come diceva Guzzanti all'Ottavo Nano? "facciamo un pò quel c.. che ci pare").
Una volta tanto non sono tutti gli italiani a dover pagare per le cazzate di un politico scelto non si sa bene per quali meriti.
Chi è causa del suo mal ...
L'intervista a Fabrizio Roncone:
Va bene, stia calmo. Questo però significa che è davvero andato a mangiarsi un panino.
«Sì... ecco, sì: sono andato a mangiarmi una panino. Non mi pare grave, no?».
Quindi è vero: lei ha lasciato l’aula per andare al bar.
«Io? A mangiare?».
In conferenza stampa, la Polverini ha fornito una ricostruzione dei fatti un poco diversa.
«No, cioè... io, a mangiare: ma chi l’ha detto?».
Lei, adesso.
«Macché. Senta, io sono molto confuso...».
Non è il momento migliore, Milioni, per essere confusi.
«Però... ecco qui, legga bene sul cellulare: ecco qui tutti i messaggi, gli sms di solidarietà che m’hanno spedito quelli che c’erano, in tribunale, e che hanno assistito a tutta la scena. Dove è chiaro che io sono la vittima».
La vittima?
«Proprio così. Non mi hanno fatto rientrare, hanno fatto i matti, si sono messi a urlare, m’hanno spinto...».
Sostenevano che lei stesse presentando la lista fuori tempo massimo.
«Fuori cosa? M’hanno minacciato, altroché. Qui si configura pure un reato».
Che genere di reato?
«Un reato, un reato...».
Silvio Berlusconi è furibondo.
«Lo so, mannaggia a me».
Come lo sa?
«Eh, quelli lì, i capi del partito, me l’hanno detto. Sono loro che parlano con lui, mica io».
La Polverini anche è furibonda.
«So pure questo... Ma che posso farci io?».
Lei era lì.
«Senta, a parte che la fila avrebbe dovuto farla Giorgio Polesi, l’altro rappresentante del Pdl... lei deve scrivere che io sono solo il piccolo presidente del XIX Municipio, qui a Roma. La politica è sempre stata la mia passione, cominciai come socialista e ho proseguito dentro Fi, certo: ma ero e resto un pesce piccolo, un pescetto che fa il suo lavoro onestamente. Aggiunga poi pure che...».
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