08 marzo 2016

Il senso degli italiani per la giustizia

Di rabbia e di vento, di Alessandro Robecchi: due morti, un venditore d'auto di lusso e una escort d'alto bordo. Due vite diverse, due mestieri diversi ma la stessa pistola che uccide.
Due omicidi che mettono sotto pressione la polizia che, come al solito, brancola nel buio: due omicidi che, per come vengono raccontati dai giornali (la escort che se l'è andata a cercare e il povero venditore, poteva accadere ad uno di noi) scatenano i peggiori istinti degli italiani:
“Ma poi è chiari che si maneggia la dinamite, che due morti ammazzati a Milano muovono gli istinti più bassi. Così ciò che non è cronaca pura, anche immaginifica e colorata a piacere, si presenta sotto forma di propaganda. Ecco l’articolo sulla prostituzione, i milioni di clienti, il mercato della carne, le italiane, le straniere, con le tabelle e i grafici, come si trattasse di import-export, di economia, ma con le foto che ammiccano. Ed ecco l'attacco a testa bassa, a testuggine, il deplorare che la polizia ha le mani legate per i troppi diritti degli imputati, la solfa antica che «li prendono a dopo due giorni sono fuori a delinquere ancora» che a Ghezzi fa alzare gli occhi al cielo. Per un duplice omicidio così, altro che uscire subito, ma insomma, il ritornello è sempre il solito, dallo scippo alla strage.
E Ghezzi, che ne ha presi tanti, e li ha accompagnati in manette al loro destino, non può fare a meno di pensare che alla fine sono quelli delle stragi che sono rimasti fuori, non i ladri o i borseggiatori, che vanno e vengono dalle patrie galere trascinando il sacco della biancheria e delle loro vite di merda”.
Di rabbia e di vento – Alessandro Robecchi (Sellerio

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