27 gennaio 2017

Finché c'è memoria (27 gennaio - la giornata della memoria)

Abbiamo bisogno di una giornata della memoria, per ricordarci dello sterminio di sei milioni di persone, di religione ebraica per lo più, ma anche zingari, omosessuali, detenuti politici. E ancora prima di persone con problemi mentali o handicap.



Una giornata della memoria per ricordarci delle persone, intere famiglie, passate per il camino, uccise nelle camere a gas o dai battaglioni della morte (nei primi mesi dell'invasione ad est dell'esercito tedesco).

Più di settantanni fa, in piena Europa, succedeva questo. La barbarie.
Nessuna giornata della memoria, però, sarà sufficiente, da sola, a dare una risposta alle domande che ancora oggi dobbiamo farci?
Come è stato possibile? Perché? Perché in pochi si sono mossi in difesa?
"Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare".
La lista degli ebrei in Europa - da Wikipedia

La Shoa, l'Olocausto, lo sterminio degli ebrei, la Soluzione finale a quello che durante la conferenza di Wansee veniva chiamato "un problema di immagazzinamento degli ebrei in Germania", ha origini precedenti all'arrivo dei nazisti al potere.
I pogrom contro gli ebrei erano avvenuto anche prima di Hitler.

La giornata della memoria non dovrebbe essere solo uno sterile esercizio dei luoghi comuni, ricordando pappagallescamente qualche frase presa da libri che nessuno ha veramente letto.
Dovrebbe essere invece una giornata di riflessione, di memoria storica, con l'obiettivo poi di vedere con occhi diversi certi fatti che ancora accadono nel mondo di oggi.
Perché il vero orrore non sono le camere a gas in se, ma che una persona, istruita, che aveva studiato, abbia applicato le sue conoscenze per sterminare quante più persone col meno consumo di risorse.
Che era un problema che già era stato affrontato dai medici durante il progetto Aktion T4: possiamo accettare che delle persone che sono solo un peso per la società vengano tenute in vita, anche se non sono "produttive"?
Quanto potrebbe risparmiare lo Stato se non avesse più dovuto occuparsi di queste vite "indegne di essere vissute"?

Il nazismo ha solo dato una cornice politica a questo odio verso gli ebrei, ritenuti i responsabili di tutti i problemi della Germania, allo stesso modo come la "soluzione finale" ha dato una cornice "industriale" per uccidere in modo sempre più efficiente gli ebrei (e non dimentichiamoci mai dei suoi alleati fascisti in Italia, in Olanda, in Francia e negli altri paesi europei).

Dentro il nazismo e il fascismo c'era qualcosa che era già dentro di noi, prima di Hitler o Mussolini e che è sopravvissuto bene anche dopo il crollo del nazismo: l'assenza di rispetto per il diverso, per gli ultimi, il prevalere degli egoismi, che siano delle elite o dei nazionalismi, il negare ad un uomo il diritto alla sua dignità, in nome di una sicurezza nazionale che non si baratta coi lager o coi Cie.
Forse ne servirebbero di più, di giornate della memoria. Finché c'è memoria, c'è speranza.





Speranza che ci si indigni ancora quando si sente parlare di muri, quando si vede il filo spinato dividere la brava gente, filo spinato usato per proteggere da quelli che ci invadono, che ci inquinano la razza, che non vogliamo vedere e che dobbiamo tenere lontani da noi.
E tutto questo succede ancora oggi: è nel come l'Europa affronta le emergenze profughi, nel come la ragione di stato passi sopra dittatori e stati che violano i diritti umani.  
Nel come oggi si grida prima gli italiani, prima gli americani, si mettono poveri contro poveri, italiani contro immigrati negando diritti agli uni e agli altri.

Il 27 gennaio 1945 i soldati dell'esercito russo aprirono le porte del lager di Auschwitz, da cui le guardie, le SS, erano già scappate da giorni.
Non incontrarono gente come il dottor Pannwitz:
..quando io sono stato di nuovo un uomo libero, ho desiderato di incontrarlo ancora, e non già per vendetta, ma solo per una mia curiosità, dell’anima umana. Perché quello sguardo non corse fra due uomini; e se io sapessi spiegare a fondo la natura di quello sguardo, scambiato come attraverso la parete di vetro di un acquario tra due esseri che abitano mezzi diversi, avrei anche spiegato l’essenza,della grande follia della terza Germania.Quello che tutti noi dei tedeschi pensavamo e dicevamo si percepì in quel momento in modo immediato: Il cervello che soprintendeva a quegli occhi azzurri, e a quelle mani coltivate diceva: “Questo qualcosa davanti a me appartiene a un genere ‘che è ovviamente opportuno sopprimere..”[Primo Levi e il dottor Pannwitz in “Se questo è un uomo”]

Quello che videro era l'uomo ridotto ad un non essere. Un non uomo, privato del cibo, delle cure, della dignità di essere: quanta brava gente avrà visto quei treni andare verso est, quelle famiglie ebree sparire dall'oggi al domani, quei camini innalzarsi verso il cielo, quel fumo alzarsi verso le nuvole, quell'odore.
Meditate che questo è stato:Vi comando queste parole.Scolpitele nel vostro cuoreStando in casa andando per via,Coricandovi alzandovi;Ripetetele ai vostri figli.O vi si sfaccia la casa,La malattia vi impedisca,I vostri nati torcano il viso da voi. 

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