Quando è uscito per la prima volta,
questo giallo, eravamo nel 1995 e a Bologna era ancora forte l'eco
del caso della Uno Bianca.
La banda di banditi che dalla fine
degli anni '80 aveva insanguinato la romagna, con le sue rapine e i
suoi “strani” omicidi era composta da poliziotti.
Poliziotti che lavoravano nella
Questura di Bologna e di Rimini.
Poliziotti come erano poliziotti i due
ispettori che li arrestarono, alla fine di una lunga indagine,
Costanza e Baglioni.
L'eco di questo caso si sente leggendo
le pagine di “Coscienza sporca” che, al consueto schema
del romanzo giallo, si sovrappone una denuncia nemmeno troppo velata
contro l'ipocrisia dei bolognesi, la loro coscienza sporca. Contro un
modello sociale basato sul profitto e i soldi, una società che si
basa più sulle relazioni e le amicizie che non sul merito e sulle
capacità.
La signora “perbene”, come
veniva chiamata Bologna in un altro romanzo di Machiavelli, si
scopre così invecchiata e imbruttita. E in crisi ..
“Bologna non è una città come le
altre. Nel bene e nel male.”
Così scrive
l'autore della sua città che si è accorta troppo tardi del marcio
o, forse, non ha voluto accorgersene per lungo tempo.
Coscienza sporca è anche
il nome dell'inchiesta su cui deve indagare il nostro povero Sarti
Antonio sergente. Almeno lui, in un mondo che cambia, è ancora
rimasto sergente. Burbero, solitario, amante dei caffè e sofferente
per la sua colite cronica.
Nemmeno l'auto di servizio è cambiata,
sempre la solita auto 28, guidata dal collega Felice Cantoni.
È cambiato il suo capo: il repulisti
in Questura è costato il posto a Raimondi Cesare, sostituito dal
dottor Insignito Del Carmine (Sarti Antonio scoprirà poi che
Del Carmine è il cognome).
Una stampa e una figura col commissario
siciliano del film di Elio Petri, “Indagine su un cittadino aldi sopra di ogni sospetto”.
A
cominciare dal mondo in cui parla:
“«E cosa abbiamo scoperto, ah? Non l’assassino, immagino, non l’assassino. Vediamo se ci riesco io, giovanotto. Accompagnami, accompagnami e prendi nota. Potrà servirti per la carriera.»”
Il delitto del professor Sacente.
“Il 28 di agosto a Bologna è venerdì. Non so se lo sia anche altrove: c’è chi si ostina a considerare questa una città diversa dalle altre. E in un certo senso lo è, ma non nel senso che vorrebbe chi la fa diversa. Dunque, il 28 di agosto a Bologna è venerdì. Afoso, soffocato da una cappa di piombo uscita dagli scarichi delle auto..”
Come nel film di Petri, anche in questo
racconto il morto e i sospettati sono personaggi e cittadini al di
sopra di ogni sospetto. Cominciando dal morto, un professore
universitario, Giangiacomo Sacente, trovato morto
nella sua casa in centro, ucciso con una pugnalata da qualcuno che è
entrato nel palazzo, senza essere visto dalla portinaia (una certa
Teresa, un personaggio anche lei), e se ne è andato via senza
lasciare tracce.
Sacente era il marito della
figlia di un'importante architetto di Bologna, l'architetto Severino
Miura: uno che conta a Bologna, uno che ha fatto la resistenza ai
tempi, figlio di un avvocato mandato al confino da Mussolini in
persona. Uno che poi è stato chiamato dall'amministrazione rossa per
ricostruire Bologna e dare una casa a tutti.
Almeno questo era nell'immaginario
delle persone: perché la realtà era diversa.
Coscienza sporca significa che dietro
le apparenze c'è dell'altro: c'è una moglie che aveva la sua vita e
i suoi amanti. C'era il professore, che pure lui aveva i suoi giri
nel mondo, perfino in Svizzera (e la Svizzera sarà una tappa
importante dell'inchiesta) e pure le sue amanti.
Personaggi troppo complicati per uno
come Sarti Antonio: Stefania, la moglie del morto
“Non è bella. Nel senso che, se la si guarda superficialmente, passa inosservata. Ma ha qualcosa, lo aveva fin da bambina, che attira l’attenzione e fa nascere la voglia di andarci a letto.”
Ricca, annoiata e sola. Nonostante i
tanti amanti.
Stefano, il fratello di Stefania
(che fantasia i genitori eh?), “ assessore regionale al turismo”
e anche lui sempre in giro per il mondo, per lavoro o forse per
altro.
E anche la storia è troppo complicata:
ma Sarti Antonio è spronato a trovare il bandolo della
matassa, l'assassino e il perché, sia per un senso di giustizia sia
per sbattere poi la soluzione in faccia al dottor Insignito Del
Carmine.
In aiuto al nostro Sarti Antonio,
sergente, in questa storia ci sarà Rosas, il
ricercatore universitario, figlio di un'altra epoca e di un'altra
Bologna. Rosas che è pure, per un caso, l'ultima persona ad aver
visto il professor Sacente vivo, oltre all'assassino, sia chiaro.
“Intanto Rosas. Uno sgualcito intellettuale anomalo; ha sempre creduto, e continua a illudersi, che la diffusione della cultura contribuisca a dare una coscienza al mondo”.
Rosas che però viene subito messo
nella lista dei sospettati dal dottor Del Carmine, per i suoi
precedenti negli anni della contestazione in piazza.
Ma Rosas è anche la persona che
qualcuno cerca di far fuori prima, con un colpo mentre si trova
all'aperto sotto i portici, e di rapire poi.
Cosa vogliono da Rosas? Qual è il
movente dell'omicidio? In che giri era coinvolto il morto? È stato
solo un delitto passionale, o per un furto, come sostiene il dottor
Insignito Del Carmine, o c'è qualcosa di più grosso sotto?
“Bologna è una strana città che, se ci guardi bene dentro, ti rendi conto che t’inganna. Ti illude di proteggerti sotto i suoi portici, come nel grembo di tua madre, e non ti permette di guardare dietro le quinte”.
Indagando a modo suo, Sarti Antonio si
scontra con una coppia di agenti segreti, con una serie di
guepière Sovi trovate sui luoghi dei delitti (che non saranno
solo uno), uno strano personaggio che assomiglia a Gesù (per come è
stato rappresentato da noi occidentali, occhi azzurri e capelli
lunghi e biondi), una strana holding svizzera, la Zurigo KRT
Holding, che dovrebbe occuparsi di sistemi informatici e forse si
occupa di altri affari.
Un dirigente di questa azienda, mister
Chater, molto giovane e molto disinvolto.
Professionisti all'apparenza
integerrimi ma che in realtà nascondono tutti dei vizi e
dall'integrità tutt'altro che salda.
No, troppo complicato per il nostro
Sarti che, ad un certo punto si trova perfino con una pistola puntata
alla tempia, ma ne uscirà fuori vivo.
“Alza il braccio e punta la pistola verso la fronte di Sarti Antonio. «Ti avevo avvertito: se scoprirai cose che non devi, se saprai perché sono venuto a Bologna, dovrò ucciderti. Questo ti avevo detto, lo ricordi?» Sarti Antonio lo ricorda perfettamente: ha buona memoria”.
Come finirà la
storia?
Riuscirà Sarti
Antonio (e Rosas) a trovare il colpevole ed assicurarlo alla
giustizia?
Bologna saprà fare
i conti con la propria “coscienza sporca”?
Più articolato e
lento, rispetto ad altri romanzi di Macchiavelli, “Coscienza
sporca” è più un grido d'allarme dello scrittore, nonché
osservatore della sua città, che non un romanzo giallo.
Racconto che si
concede troppe pause, qua e là, perdendo un po' di ritmo.
Alcune osservazioni sul libro: il
luogo del primo omicidio è in Strada Maggiore 39, nella stessa
abitazione dove il 2 settembre 1902, un secolo prima quasi, venne
trovato ucciso il conte Bonmartini, marito di Teodolinda
Murri: il famoso "caso Murri" che occuperò per anni
le pagine dei giornali.
Il conte fu ucciso dalla moglie con
l'aiuto del fratello.
I conti che non tornano: nel libro si
racconta che il padre dell'architetto Severino Muria fu mandato al
confino e che il figlio (nato l'anno successivo), che poté però
studiare e conseguire la laurea:
"Probabilmente per l'aria che si respirava in casa Muria e nell'intero paese della Bassa bolognese, anche Severino si era collocato all'opposizione.Tanto che, subito dopo la laurea, il solito Benito Mussolini si era occupato anche di lui, dopo averlo fatto con il padre, e gli aveva preparato una sede distaccata. Al confino."
Facendo un po' di conti, non tornano
gli anni, se si sommano quelli necessari al conseguimento di una
laurea e se si tiene conto che i primi confini iniziarono nel 1926...
La scheda del libro sul sito di
Mondadori
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