Bologna - Inverno 1953.
Il commissario Achille De
Luca è tornato: dopo cinque anni di naftalina (lo avevamo
lasciato mentre si presentava al processo per aver collaborato con la
polizia fascista, nel 1948 - “Via delle oche”), lo
ritroviamo a Bologna (da dove lo avevamo lasciato), ma questa volta
non nei panni di funzionario della PS, ma come spione di una branca
dei servizi “civili”, ovvero del ministero dell'Interno.
A Bologna deve indagare sulla morte di
Stefania Cresca, strangolata nella vasca del “trappolone”,
l'appartamento dove il marito si incontrava con le amanti.
In questo passaggio, troviamo De Luca,
il poliziotto più bravo d'Italia faccia a faccia col commendatore
D'Umberto (un nome che ricorda molto da vicino Federico Umberto D'Amato, direttore dell'Ufficio Affari Riservati), che gli racconta
come funzionano le cose, i giochi sporchi dei servizi:
Il commendatore smise di fissare il bombolone che De Luca aveva fatto a pezzi con le dita. Guardò il suo cappuccino, intatto e rappreso.- Non è che preferivi un caffè? - chiese. Fece cenno a Giannino, che tornò al bancone, poi si piegò in avanti, fissando De Luca attraverso le lenti massicce, due occhi rotondi, ingranditi dal vetro, che facevano ubriacare.- Non ci interessa sapere chi ha ammazzato il professore Cresca, non ce ne frega proprio niente. Vuoi sapere perché, ragazzo mio? Perché lo sappiamo. Siamo stati noi.
Il commendatore si tirò indietro, incrociando le mani sulla pancia. De Luca era rimasto così interdetto che non si accorse neanche della tazzina da caffè che Giannino gli aveva messo sotto il naso.- Noi? - disse, roco. - Come, noi … In che senso?Il commendatore indicò sé stesso, poi fece un gesto circolare con il dito grassoccio che sembrava comprendere tutto, De Luca, Giannino, il bar, Bologna e il resto del mondo.- Il nostro servizio, - disse, - noi.- E perché?- Perché ce l'hanno chiesto gli americani. Lo mangi, quello?De Luca scosse la testa, istintivamente, e il commendatore prese il suo bombolone.- Avevano paura che passasse con i russi, - disse, a bocca piena, - o che si facesse troppo gli affari suoi. C'è una guerra, ragazzo mio, la chiamano «fredda» ma è sempre una guerra e i cervelli come Cresca o stanno di qua o stanno di là, perché quelli di qua e quelli di là se li arruolano, li comprano, li ammazzano o se li portano via. -. Allungò il labbro inferiore per intercettare una goccia di crema che stava cadendo. - La superiorità tecnologica è fondamentale, ma ha i suoi costi.- Quindi anche il camionista, - disse De Luca, - cioè, siamo stati... - non riusciva a dirlo, ma il commendatore tagliò corto stringendosi nelle spalle.- Dettagli.- E il bambino.- Un incidente, quello sì, che dispiace a tutti. Comunque, caso chiuso, protocollato, registrato, - battè il pugno sul piano del tavolino, - archiviato. Scordatelo, il caso Cresca, io voglio sapere chi ha ammazzato la signora. E lo sai, ragazzo mio, cosa voglio sapere soprattutto?De Luca prese la tazzina di caffè perché aveva bisogno di qualcosa di forte. Era così sorpreso e smarrito che non riusciva a pensare. Il commendatore si sporse in avanti, inclinando il tavolino.- Voglio sapere se siamo stati noi a fare anche quello.De Luca rimase con le labbra aperte sul caffè, senza berlo. Mise giù la tazzina.- Non capisco, - disse.- Voglio sapere se quell'omicidio l'ha ordinato qualcuno nel mio ufficio, o di un ufficio parallelo, o di un ufficio concorrente, i russi, Babbo Natale, - indicò un abete decorato che pendeva in un angolo, - la Madonna o Gesù Bambino -. Sospirò. - Vedi, ragazzo mio, c'è una confusione tra di noi, ma una confusione .. una volta le cose erano più chiare, ma adesso con tutte le leggi e le controleggi è diventato un casino .. le cose si fanno e non si fanno, gli ordini li dài e non li dài.. e ogni giorno c'è un gruppo nuovo che fa quello che gli pare. Tu lo sai com'era, non sei d'accordo che una volta era diverso?No, pensò De Luca, era uguale, ma non lo disse.- Io lo so che non ho dato quell'ordine. Oddio, ordine non è la parola giusta, non si danno ordini così, mai. Diciamo che io non mi sono mai espresso in tal senso.Neanche l'avevo considerata la signora Cresca. Però, se qualcuno l'ha fatta fuori senza il mio .. diciamo beneplacito morale, allora o si tratta di eccesso di zelo o di qualcos'altro che non capisco e che perciò non mi piace, ragazzo mio. Già ci ho questa rogna della Montesi da pensare.- Perché non glielo chiede?- Chiedo cosa? A chi?- Ai suoi .. ai nostri. O agli altri uffici. Se hanno dato il .. beneplacito morale all'omicidio di Stefania Cresca.Il commendatore rise, un'altra risata grassa che si fermò appena prima del colpo di tosse.- Conosco i miei polli. Hanno detto tutti di no, ma è normale. Lo sai cos'è una «smentita plausibile», ragazzo mio, è quando puoi dire sì o no e non c'è modo di sapere se è vero.
Intrigo italiano: Il ritorno del commissario De Luca Einaudi
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