Il caos Scuola, Regeni, gli
albanesi, la rete di protezione per le donne.
Puntata
interessante, quella di Presa diretta, che è cominciata con
l'intervista con la leader di AFD: il partito anti immigrati
tedesco che sta mettendo in crisi la CDU in vista delle prossime
elezioni di settembre.
Frauke Petry è una delle prime
politiche che si è congratulata con Trump: la vittoria contro
l'establishment, i cittadini che si ribellano, in America e in
Inghilterra per la Brexit.
Decisioni comprensibili, in nome della
sovranità nazionale, dice la politica tedesca: dobbiamo impedire che
si crei una sovrastruttura europea sopra gli stati.
Anche la Germania dovrebbe uscire
dall'Europa?
Dobbiamo riscrivere l'Europa e rivedere
l'euro, riconoscendo che non ha funzionato: una volta i paesi
potevano svalutare la moneta locale nei momenti di crisi.
Dobbiamo dividere l'Europa in blocchi,
in questa Europa riscritta “sul foglio bianco”, quelli del sud
che hanno problemi coi debiti e anche per quelli del nord.
Faremo a meno anche di Shengen, perché
in Europa sono entrati molti criminali per queste regole.
Accanto ai partiti tradizionali sono
cresciuti partiti come quello di Le Pen o di Salvini.
Alle prossime elezioni i temi della
campagna elettorale saranno la lotta agli immigrati irregolari, i
centri di accoglienza fuori dai confini: occorre dare un segnale
contro gli immigrati regolari.
Basta nuove moschee e basta con la
circoncisione.
Le correnti islamiche in Europa
metteranno in difficoltà la nostra cultura di diritto: non c'è
stata alcuna integrazione anche coi vecchi immigrati, che poi sono
quelli che fanno più figli rispetto ai tedeschi.
L'Europa sta mettendo in crisi i suoi
valori dell'illuminismo, i suoi valori di secolarizzazione.
E le moschee? Sono solo un simbolo –
risponde la leader di AFD.
Il fronte anti migranti sta mobilitando
l'estrema destra ma anche tanti ex elettori della CDU: in
quest'ultimo anno ci sono tanti attacchi xenofobi contro gli
immigrati.
Sempre colpa della politica
dell'immigrazione fallimentare, risponde Petry.
Che non si sente di destra, basta con
queste etichette.
Entreremo nel Bundestag tedesco e alle
prossime elezioni prenderemo un voto a due cifre: si è incontrata
recentemente, per una Europa dei popoli, con Salvini e Le Pen. Contro
l'invasione dell'islam contro la perdita di identità ...
Che Europa ci aspetta?
Il caos scuola.
Come mai nemmeno
le 85 mila immissioni di ruolo non sono riuscite ad evitare il caos
nelle scuole?
Sottotitolo della
riforma Buona scuola: “per far crescere il paese”. È cresciuto
il mal di testa dei presidi, per il vuoto di organico.
Quest'anno mancano
lo stesso insegnanti di sostegno, mettendo a rischio il diritto allo
studio proprio per le persone più deboli.
Così, per
protesta contro questo diritto negato, tutte le mamme con figli con
handicap sono uscite dalla scuola, coi figli.
Alcune hanno fatto
ricorso al TAR, e le cause le vinceranno contro lo Stato: non
converrebbe di più assumere insegnanti (il 50% in meno a Roma) che
non pagare per le cause allora?
Per la sentenza
della Corte di Giustizia europea, l'Italia ha avviato un piano di
assunzioni, per stabilizzare tutti i precari: nonostante queste
assunzioni però mancano posti, perché molti di loro venivano da
regioni del sud. Risultato: una parte di questi hanno scelto di
rimanere al sud lasciando le cattedre scoperte al centro nord.
Ad assegnare i
posti è stato un algoritmo informatico del ministero: ma questo non
ha funzionato bene e ha causato molti problemi.
Troppi dati da
incrociare, troppe graduatorie, troppe variabili: si sono create
ingiustizie palesi, persone rimaste vicino casa pur avendo punteggi
bassi, altre spostate di centinaia di km.
La formula
dell'algoritmo è rimasta coperta: nemmeno i sindacati hanno potuto
accedere agli atti delle assegnazioni.
Il ministero ha
quantificato in circa 7000 le contestazioni arrivate e si dovrebbe
capire chi ha sbagliato: se in HP (che ha vinto l'appalto col MIUR
assieme a Finmeccanica) oppure se dentro il ministero, che ha pagato
400mila euro al fornitore.
“Qualcosa non ha
funzionato” ha ammesso lo stesso ex premier Renzi.
Nessun problema,
invece per l'allora ministro Giannini: le cattedre disponibili sono
di più al nord, si era difesa.
Nessuna
deportazione, come sostengono molti insegnanti spostati dal sud verso
il nord: 3200 pugliesi dovevano finire al nord, ma molti di loro sono
rientrati al sud, grazie anche ad un emendamento dell'onorevole
Puglisi.
Dovevano accettare
il posto e non essere troppo schizzinosi?
Un'insegnante che
doveva spostarsi a Como, Vittoria Rosario, ha raccontato i suoi
problemi nel trovare una casa in affitto: quando ti chiedono 1400
euro, come fai con lo stipendio che prendono?
Ora il ministero
dovrà risarcire gli insegnanti e pure pagare le supplenze: a
novembre in molte classi non si conoscevano ancora i nomi per i posti
scoperti.
Solo alle
elementari, al nord, ci sono 2200 posti, ma lo stesso problema c'è a
Roma: le graduatorie ad esaurimento che dovevano scomparire, esistono
ancora e ora queste persone stanno tappando i buchi.
Senza rete:
cosa stiamo facendo per contrastare la violenza contro le donne?
Presa diretta ne
ha parlato già nel passato, ma se si riparla di violenza di genere è
perché la distanza tra i proclami e i fatti è tanta.
Mancano i fondi
per i centri anti violenza, che sono costretti poi a chiudere: questo
è troppo per noi.
L'inchiesta di
Elena Stramentinoli è partita da Sassari, dall'omicidio di Anna
Doppiu: tramortita dai colpi del marito e poi bruciata viva, con la
benzina.
Davanti al figlio.
È stata uccisa
perché voleva separarsi dal marito: è stata la 115 esima donna
uccisa dal marito o dall'ex, alla fine del 2016 sono state 118.
Drappi rossi, come
quelli appesi dai balconi per testimoniare della violenza contro le
donne: il presidente Boldrini e anche Renzi avevano preso degli
impegni.
Dovevano arrivare
altri 19ml di euro, per i centri antiviolenza: nel biennio 2013-14
sono arrivati meno dei 20 ml promessi e non erano nemmeno vincolati
al fine della violenza di genere.
I soldi di cui ha
parlato Renzi facevano riferimento anche all'imprenditoria femminile,
dei 16 ml per i centri, solo qualche migliaio di euro sono stati
spesi.
Il piano di azione
straordinario contro la violenza, che scadrà quest'anno, non è
stato attuato: la violenza contro le donne non è un fatto
straordinario – dice l'avvocato Carrano.
Dei 188 centri
antiviolenza servono milioni di euro, non spicci: in questi anni
hanno salvato letteralmente molte donne dalla morte.
Perché non basta
denunciare: se poi devi tornare a casa, non vai a denunciare, devi
subire e stare zitta.
“Mi sento una
donna senza diritti .. se lui mi aggredisce, io non mi difendo”: è
la lettera di Irene, letta da una delle donne del centro antiviolenza
di Cosenza.
La nuova sede è
in comodato d'uso: qui sono arrivati 26mila euro dal fondo nazionale
e 20000 euro dalla regione. E basta per il 2016.
Così la casa
rifugio l'hanno dovuta chiudere.
E se rimangono in
piedi è grazie a fondi privati, come succede a Viterbo: niente fondi
statali e regionali, perché il centro è sparito dalla mappa dei
centri a livello nazionale (per colpa della regione).
Senza altri aiuti,
nel 2017 dovranno chiudere.
Pochi fondi, mal
distribuiti, insufficienti, spesso mai arrivati.
Una situazione
migliore si registra a Bologna: qui le battaglia a tutela delle donne
sono state sostenute dal comune, anche perché nelle istituzioni
erano presenti molte donne.
I soldi sono
arrivati, dalla regione, ma non dallo Stato: eppure anche la violenza
domestica ha un costo per lo Stato (i processi, i minori, gli
affidamenti..).
La regione
quest'anno ha deciso di investire un altro milione di euro in questo
settore: pubblico e privato che lavorano assieme nel sociale per
combattere la violenza contro le donne.
E poi ci sono i
bambini, quelli che hanno assistito alle violenze, per anni.
E che si
porteranno dentro un trauma, che distruggerà la loro identità
personale (l'incapacità di disegnarsi per esempio), le paure.
Oppure, apprendono
i comportamenti cattivi del padre e li riproducono nel centro.
Gli orfani poi,
per il trauma subito, avrebbero pure bisogno di cure particolari, ma
lo Stato non lo riconosce. I genitori affidatari, così, rimangono
spesso da soli, senza un supporto di uno psichiatra.
E ora, qualcuno nel governo, dovrebbe rispondere politicamente di questo: non credo che andremo in crisi se impegniamo qualche milione per questo tema.
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