26 gennaio 2017

L'uomo forte al comando e la democrazia

Scrive oggi sul suo blog il giornalista de l'Espresso Gilioli:
Non per pregiudizio ideologico, ma perché sappiamo per esperienza come va a finire, con l'uomo solo al comando: specie noi italiani, che il fascismo lo abbiamo inventato. E non va a finire bene, mai.
C'è da chiedersi quindi se ci sia modo di costruire un'alternativa che proceda alla rovescia, rispetto a quel modello intuitivo, facile, immediato, istintuale, insomma trumpiano. Un'alternativa fatta di democrazia radicale, capillare, partecipata - e sovrana. Un modello verso cui tendere in cui le persone sono non escluse dalle decisioni (la ragione per cui poi chiedono l'uomo forte) ma al contrario coinvolte e ascoltate. In cui contano, insomma. Dal locale al globale. Dalla circoscrizione all'Europa - e oltre. E non solo il giorno in cui mettiamo la croce sulla scheda. Anche in quel giorno (è importante, certo) ma non solo.
O socialismo o barbarie, diceva Rosa Luxemburg un secolo fa. O democrazia radicale o qui finisce male un'altra volta, viene da dire oggi, con meno retorica ma con più esperienza.
Tradotto in termini più basici, la democrazia non è compatibile con l'uomo forte al comando, almeno per come lo intendiamo noi: qualcuno cui delegare in toto la gestione del potere, che decide per noi.
E nemmeno con una gestione oligarchica, se per questo.

Nessun commento: