Il faccia a faccia con Toni
Servillo: un attore che non ha mai lasciato la scena teatrale
nemmeno dopo i successi al cinema. Ora a Milano sta rappresentando
Elvira, un'opera ambientata nella Parigi occupata dai nazisti,
un'opera di Juvet.
Un maestro duro con l'allieva e con sé
stesso, che devono rappresentare un'altra opera: niente musiche, solo
i dialoghi e l'azione degli attori.
Juvet riteneva che il teatro era il
modo per orientarci nella vita: oggi ho la sensazione che questo sia
un lavoro un po' prostituito, un qualcosa che non mette in gioco se
stessi per perdersi in questa avventura quotidiana, non legata
all'ecletticità del funambolo.
Juvet dice ai giovani: voi avrete
capito qualcosa quando capirete ciò che siete, in base a ciò che
fate. Si va oltre il teatro e si entra nella moralità.
Il teatro, attraverso il massimo della
finzione, permette di trovare il massimo dell'autenticità.
Qualcosa che vale per tutti i mestieri:
è una battaglia contro la mediocrità, il teatro deve far male, in
termini di dedizione al lavoro.
Serve del tempo per fare un lavoro, nel
modo migliore: è una cosa quasi eretica oggi, dove il risultato del
lavoro deve essere rapido. Ai ragazzi si da l'angoscia del risultato
subito, altrimenti sei fallito.
Oggi si insegna che il fallimento è un
dramma, quando invece un fallimento insegna a migliorare.
L'abbassamento dei modelli, la
mediocrità dei talent, lo spettacolo di una finta disperazione, un
analfabetismo culturale e sentimentale.
Il teatro mette al centro la parola, al
teatro non si parla inutilmente, è l'opposto dei messaggi che ci
attorniano tutti i giorni.
Il teatro in un periodo in cui c'è
l'ipertrofia dell'io, accresce il noi, qualcosa di importante per la
civiltà.
Nel nostro paese c'è una relazione tra
la cultura e un capitolo di spesa inutile: ci sono città europee che
investono quanto lo Stato italiano in un anno.
Il lavoro che mi tiene in bolla è il
teatro, posso poi scegliere il cinema, facendo opere con registi alle
prime armi: non considero il teatro come anticamera del successo.
Quando la sceneggiatura è perfetta,
significa che hai fiducia nel racconto, apri le vele e vai – è una
frase presa da una intervista a Clint Eastwood.
Il prossimo film sarà con Donato
Carrisi e poi Geppetto nel film di Garrone.
Buon compleanno Toni Servillo!
Salari da fame – l'Italia è
il paese dove il lavoro vale di meno. Un confronto tra l'Italia e la
Svezia, dove i salari crescono ogni anno.
L'acqua privata: in Sicilia
l'acqua è stata privatizzata due volte, ai cittadini l'acqua costa
di più e il servizio è pessimo. Nonostate il referendum del 2011.
Salari da fame
1572 euro lo stipendio medio in Italia
1050 euro la soglia di povertà
Ieri sera Presa diretta parla di
stipendi, nell'inchiesta di Elena Stramentoli: oggi chi parla più di
stipendi in questo paese? Oggi parlare di soldi è tabù, basta avere
un lavoro, contentarsi.
Marchionne: 54ml
Ferrario 11 ml
Mangoni 53ml
Descalzi 3ml
Alcuni dei manager delle società
quotate in borsa, intascano stipendi milionari a prescindere dai
risultati, come l'AD di Banca popolare Vicenza Iorio.
L'Italia è un paese dove i ricchi
possiedono il 69% della ricchezza nazionale, dice Oxfam:
l'aumento degli stipendi è in ritardo rispetto all'aumento della
redditività.
In Italia l'11,5% è a rischio povertà,
nonostante un lavoro: arrivano con molta fatica a fine mese.
Forlì, stabilimento
Marcegaglia: si lavora in condizioni difficili, qui.
Nel 2012 l'azienda ha stabilito che i
nuovi assunti dovevano prendere un salario inferiore, un salario di
ingresso che non prevede indennità di turno, 14 esima né fissi e
variabili.
1122 euro per un operaio al primo
lavoro
1500 euro lo stipendio di un operaio
assunto da qualche anno.
Si creano lavoratori di serie A e B.
Laboratorio Ikea a Torino: molti
qui lavorano a part time, anni fa era un lavoro bello.
L'anno scorso l'azienda ha deciso di
incidere sul salario, dopo un referendum: riduzione dei festivi,
riduzione del costo per lavorare la domenica, per equiparazione coi
negozi (al ribasso).
I dipendenti hanno perso 1500 euro
lordi l'anno: lo stipendio part time è di 1100 euro e non si vive
facilmente con questi salari.
Porto Marghera: sede Fincantieri,
si costruiscono grandi navi nel cantiere, dove lavorano 5000 persone.
Molti lavorano con le ditte in appalto,
con orari da 10 ore al giorno: molti di questi si sono fatti
intervistare in anonimo, per non avere sanzioni.
Raccontano di un lavoro faticoso, per
9-10 ore, con scadenze a breve, rischi infortuni, senza controlli o
con controlli fittizi.
I vestiti non sono ignifughi, dicono,
la mensa per i lavoratori in subappalto non esiste: lo stipendio è
5-6 euro l'ora o anche meno.
Si chiama paga globale: il lavoratore
non avrà tredicesima e nasconde una frode contributiva, perché si
paga di meno delle ore lavorate.
Le cose non vanno meglio per i
professionisti: a Roma alla sede degli ingegneri, la giornalista
ha ascoltato altre storie.
Dal 2008 al 2016 si è passati da
43mila a 31mila euro l'anno: l'ingegnere alle prime armi prende anche
meno, 15 mila euro.
Gli ingegneri hanno preparato una
brochure in risposta a quella del governo, “invest in Italy” dove
il governo si vantava pure dei bassi salari.
Vergogna.
Un ingegnere guadagna 38mila euro in
Italia dice il ministero: sono i meno pagati d'Europa, dice la carta.
Così si vogliono attrarre investimenti?
Cantiere della scuola di Rubo di
Puglia: qui lavora un archeologo, per i reperti ritrovati sotto
il cantiere, ma non è assunto né dalla scuola né dalla
soprintendenza.
La media per gli archeologi è al
limite dei 15mila euro l'anno: si devono cumulare più lavori per
arrivare ad un reddito dignitoso.
Stipendi non adeguati all'aumento del
costo della vita: il potere d'acquisto degli italiani è diminuito
del 28%, dice Codacons.
I ragazzi di Foodora: le
consegne del cibo le fanno dei ragazzi, considerati dei liberi
professionisti dall'azienda, con le loro bici e il loro smartphone.
Ma devono rispettare orari e turni: una
sorta di caporalato digitale, poiché devono aspettare una chiamata
via mail o messaggio.
I fattorini sono pagati poco, nemmeno 5
euro l'ora: 3,6 euro a consegna, a cottimo.
È un lavoretto, si fa in attesa di
qualcosa di meglio, dicono: ma qual è il confine tra lavoro e
lavoretto? Quale il confine tra lavoro e sfruttamento?
Enrico è uno dei ryders di foodora:
consegna pasti con qualsiasi tempo, un turno di lavoro può costare
anche 10km in bici.
Alessio Biondino è un
infermiere la cui esperienza lavorativa è un'odissea di
sfruttamento, quello dentro il settore dell'assistenza, nel 118
- 800 euro a nero per 54 ore di lavoro
a settimana
- 1000 ore in nero, tutti i giorni
Queste le offerte che ha ricevuto,
partite iva mascherate, controlli che non ci sono.
Lavori a nero anche a Napoli:
qui c'è il record di lavoro nero, in tutti i settori, anche negli
asili nido.
Maestre assunte in asili privati, con
20-25 bambini, che devono lavorare tutto il giorno, a 300 euro.
Se succede qualcosa? Si prendono una
grossa responsabilità.
In Italia ci sono oltre 3 ml di
lavoratori in nero, dice la CGIA di Mestre: un pil parallelo che vale
77 mld di euro.
I voucher: la nuova frontiera
del lavoro.
È stato introdotto nel 2003 per i
lavori occasionali, entrano in vigore nel 2008 ed eplodono con la
Fornero.
Letta elimina il requisito
dell'occasionalità, infine Renzi ha innalzato la soglia massima del
lavoro, a 7000 euro.
Dovevano tirare fuori dal nero, tutti i
lavori occasionali: questo è quello che raccontava Poletti
difendendo i voucher.
Giuliano lavora coi voucher dal 2014,
da quando è stato licenziato: fa turni pesanti, nei ristoranti, con
parte delle ore a nero. I voucher coprono solo una parte del lavoro:
si ricatta la persona, se non ti sta bene vai via che tanto ci sono
altre persone disposte a lavorare così …
Sono mai venuti i controlli, a Pisa?
Mai.
La giornalista ha girato molti locali,
raccogliendo le stesse storie: meglio che niente, i voucher, .. in
Italia è così, non si può campare ..
Veneto: nelle campagne dove si
produce il vino, trovi altri lavoratori a voucher.
Anche se spesso i lavoratori sono
pagati su carta, con dei pizzini: nemmeno i voucher qui, solo carta
buona per il bagno.
Il voucher si tira fuori solo se c'è
un controllo: il nero non è affatto diminuito coi voucher, anzi.
O ti accontenti o non mangi – dicono
i lavoratori nell'agricoltura: il lavoro non vale niente, meno che
niente. Siamo tornati alla schiavitù.
La Consulta ha dichiarato ammissibile
il referendum sui voucher: le posizioni dei sindacati non sono
uguali, la CGIL chiede l'abolizione mentre la Cisl chiede una loro
revisione.
Qual è il valore del lavoro?
La svalutazione del lavoro la stanno
pagando le generazioni più giovani.
Si lavora di più e si guadagna di
meno: in Europa Mc Kinsey ha confrontato gli stipendi.
Dal 2008 i redditi sono diminuiti per
il 97% degli italiani: al polo opposto c'è la Svezia, dove l'80%
della popolazione ha visto i propri stipendi aumentare, nello stesso
stipendio.
In Svezia la parola sindacati non è
considerata un'offesa.
Il viaggio in Svezia di Riccardo
Iacona: si incontrano molte famiglie giovani, a Stoccolma. Qui
pure è arrivata la crisi, ma sono usciti in fretta e oggi la
crescita del PIL è al 4%.
Lo stipendio medio è 55mila euro: i
soldi in tasca per spendere ci sono, e sono soldi che arrivano grazie
all'impegno dei sindacati.
I lavoratori sono molto sindacalizzati,
in tutte le categorie: si sfiorano percentuali bulgare nel pubblico,
quasi l'80%.
I sindacati hanno un ottimo rapporto
con gli imprenditori, tutti puntano allo stesso obiettivo della
competitività, collaborano bene col governo senza dover scendere in
piazza.
Non sono parte del problema ma una
risorsa: tutti assieme si assumono le responsabilità, per un futuro
migliore.
Nella TV pubblica svedese: sedi
moderne, il trionfo della tecnologia, i 2100 dipendenti della tv sono
nella quasi totalità iscritti al sindacato della TCO.
Più siamo e più siamo forti: hanno
ottenuto il 2,2% in più, rispetto all'anno passato e si lamentano
per aver ottenuto poco.
Ma i soldi sono solo una parte: i
sindacati sono nel consiglio di amministrazione della TV e possono
discutere di investimenti e di direzione strategica.
Il piano di digitalizzazione, previsto
dall'azienda prevede degli esuberi? I sindacati si siedono al tavolo
con le loro idee per trovare una soluzione che siamo migliore per
tutti.
Niente scioperi, niente manifestazioni.
Si lavora insieme, questo è il messaggio.
Altra realtà visitata da Iacona,
quella di un ospedali a Stoccolma: anche qui i sindacati sono
presenti e riescono ad ottenere salari più che dignitosi (un medico
appena assunto prende 3000 euro) e con meno contratti a tempo
determinato.
La SACO difende i diritti delle persone
più istruite, quelle che hanno studiato di più, devono meritare di
più, per vincere le sfide della globalizzazione.
LO è un'altra organizzazione
sindacale, schierata coi social democratici: i contratti
collettivi qui sono ancora moderni e non sono dei ferrovecchi come
invece pensano i nostri prenditori (non è un refuso) e i nostri
economisti col sedere al caldo.
Le aziende non sono meno competitive
pur avendo salari alti e contratti collettivi: con la crisi, nel
2008, gli stipendi sono stati sì tagliati per aiutare le imprese, ma
poi quando le cose sono andate migliorando, i salari sono cresciuti.
A Boros, le aziende tessili,
come in altri paesi, sono state spostate all'estero, per la crisi:
come ne sono usciti? Grazie al textile fashion center: è un centro
di ricerca (con fondi pubblici) per designer, scienziati, che
lavorano per aggiungere valore nell'azienda tessile.
We connect è uno strumento per la
crescita, per la ricerca di nuovi mercati ad esempio.
Esiste un ufficio che aiuta gli
studenti a far partire nuove startup nel tessile.
La soluzione non è abbassare gli
stipendi, ma fare prodotti di qualità, l'innovazione, il sapere.
Eton è una multinazionale del tessile:
le sue camice sono vendute in tutto il mondo.
I guadagni sono investiti nella maggior
parte in ricerca e design, anche se la produzione è all'estero: la
cucitura a mano è stata riportata in Svezia dall'Italia, pur pagando
salari più alti.
Gli imprenditori parlano di
innovazione, di responsabilità sociale nei confronti del loro paese,
delle famiglie.
Eppure non è sempre rose e fiori: alla
Ericsson, sono previsti esuberi per la delocalizzazione.
Ma l'azienda si è presa le sue
responsabilità, per aiutare le persone.
Ma oltre all'azienda, c'è il welfare a
prendersi cura dei lavoratori che, con la chiusura della Ericsson,
potranno trovarsi lavoro in un'altra azienda, con una buonuscita di
23 mesi di stipendio.
L'azienda si preoccupa di riqualificare
i dipendenti licenziati, assieme allo Stato.
Il modello svedese punta alla qualità,
alla formazione, all'istruzione e ad abbattere la diseguaglianza, che
è considerata una minaccia alla società.
Contratti collettivi e salari alti e
sindacati uniti.
Ci sono le pressioni dei rifugiati, per
cui il paese ha dovuto chiudere le frontiere per non mettere in crisi
il suo welfare.
Ma in Svezia il valore del lavoro è
condiviso da tutti: dal governo, dai sindacati, dalle imprese.
Così la Svezia, dice Bloomberg, è il
secondo paese per competitività.
Altro che lavoretti e lavoro nero....
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