23 gennaio 2017

La scuola, la rete di protezione per le donne, gli albanesi e Regeni

Sono tanti i temi che verranno affrontati nei servizi di Presa diretta di questa sera.

Si cominvia dal caos scuola: la “Buona scuola” è una delle riforme di cui l'ex presidente Renzi si vantava.
Nata per stabilizzare gli insegnanti precari (anche su pressione dell'Unione Europea, che ci avrebbe sanzionato).
Il modello che ne è nato ha però causato dei disagi, per l'allocazione degli stessi insegnanti nelle nuove sedi, spesso distanti centinaia di km da casa.
Di studenti che in questi anni hanno continuato a cambiare docenti e di cattedre ancora vuote (specie per gli insegnanti di sostegno).
Anche questo sarà un anno difficile per gli studenti e per le loro famiglie.

La scheda del servizio:
Le telecamere di PRESADIRETTA tornano a occuparsi di scuola con l’inchiesta CAOS SCUOLA, di Alessandro Macina. Perché la scuola italiana vive un’eterna emergenza?Oltre 2 milioni e mezzo di studenti in Italia hanno cambiato insegnanti, quasi 1 insegnante su 3 ha cambiato cattedra, le carenze tra gli insegnanti di sostegno sono vicine al 50%. E poi il problema ormai cronico della “supplentite”, da settembre a oggi ne sono stati chiamati già 80mila.Tutto questo, nell'anno del piano straordinario di assunzioni messo a punto dalla Buona Scuola. Come mai nemmeno le 85mila immissioni in ruolo, che dovevano dare una cattedra stabile ai precari storici, sono riuscite a far diminuire i supplenti?Si è creato un clima di tutti contro tutti: nord contro sud, neoassunti contro precari in attesa di assunzione, docenti che hanno accettato il trasferimento lontano da casa contro quelli che lo hanno contestato. E poi, cosa c’è dietro il mistero dell’algoritmo responsabile dei trasferimenti in massa dei docenti da sud a nord? Perché il Ministero non ne ha voluto rendere pubblica la formula matematica?Quello che è iniziato a settembre verrà ricordato come l'ennesimo anno nero per la scuola italiana.


La violenza sulle donne: del tema della violenza sulle donne se ne era già occupata una puntata di Presa diretta, diventata anche un libro per Chiarelettere “Se questi sono gli uomini”.
Il servizio si chiamava “La strage delle donne”: strage, perché parliamo di centinaia di omicidi che “fanno rumore” solo nell'immediatezza dell'evento, poi basta.
Donne uccise dal compagno, dall'ex, nella propria casa, magari.
Donne costrette a subire le minacce e le violenze (di cui spesso in molti sono a conoscenza nella cerchia familiare o nella cerchia delle conoscenze ma nessuno fa nulla), perché in assenza case sicure dove andarsene via, non hanno un altro posto dove andare.
SENZA RETE, di Elena Stramentinoli e Antonella Bottini. Che fine ha fatto il Piano Nazionale che doveva finalmente proteggere le donne italiane dalla violenza dei loro uomini?Le cronache continuano senza sosta a raccontarci dell’ennesimo omicidio, dell’ultima aggressione compiuta da un marito o da un fidanzato rifiutato, mentre i Centri Antiviolenza sono al collasso. A più di un anno dal varo del Piano Straordinario contro le violenze di genere, che stanziava 40 milioni di euro, ne sono stati spesi 6mila. Lo 0,02% dell’intera somma.A PRESADIRETTA un lungo viaggio da nord a sud per raccontare come la rete dei Centri Antiviolenza e delle Case Rifugio sia in grave sofferenza. Proprio i luoghi che spesso rappresentano l’unico presidio sul territorio in grado di aiutare e salvare le donne in pericolo. Fondi insufficienti, risorse tagliate, denaro che arriva a singhiozzo, sono le volontarie delle associazioni che il più delle volte tengono in vita i Centri mettendo mano al proprio portafoglio.
E poi ci sono le vittime dimenticate, sono gli orfani dei femminicidi, che sono spesso dei bambini che si ritrovano senza la mamma e con il padre in carcere. Sono 1628 e per loro non c’è ancora una legge che li tuteli.Intanto la strage delle donne non si ferma. Donne lasciate “Senza Rete” di protezione.

Gli albanesi: erano i primi anni '90, il muro di Berlino era appena caduto, la guerra fredda era finita e i regimi comunisti erano in fase di disfacimento.
Dall'Albania arrivavano queste navi, piene di facce smunte, disperate, persone che scappavano dal loro paese per arrivare qui in Italia, “Lamerica” come nel film di Gianni Amelio.
Anche all'epoca c'erano quelli che soffiavano sul fuoco dell'odio e della paura: con gli albanesi arriverà la mafia, la criminalità, le malattie.
“Albanesi tutti appesi” gridavano i ragazzotti molto fascisti nei cortei... Prima dei rom, prima degli immigrati musulmani ad invaderci erano gli albanesi.
Invece la storia è endata diversamente, molti di loro hanno trovato un lavoro messo su famiglia e sono poi diventati cittadini italiani.
E poi a PRESADIRETTA un reportage girato tra Italia e Albania per provare a rispondere a una domanda: CHE FINE HANNO FATTO GLI ALBANESI? Di Liza Boschin.Ricordate? Era il 1991, tutti i giorni in televisione vedevamo navi cariche di disperati, ammassati, infreddoliti, che cercavamo una speranza nel nostro paese. Anche allora si parlava di “invasione”. E oggi? A distanza di venticinque anni, che fine hanno fatto tutti quegli albanesi arrivati in Italia? E il bilancio è positivo o negativo?

Sempre in tema di immigrazione e razzismo, l'intervista di Riccardo Iacona alla leader del partito tedesco AFD (Alternativa per la Germania), Frauke Petry: dobbiamo dare un segnale agli immigrati irregolari (che per questo partito sono poi tutti gli immigrati alla fine) affinché siano scoraggiati dal venire in Europa – dice la giovane politica.
Ma non basta chiudere le frontiere per risolvere la fuga dei profughi dai luoghi di guerra come la Siria, dai luoghi dove governano dittatori sanguinari o dove sono presenti forme di terrorismo che fanno centinaia di morti (come nella Nigeria di Boko Haram).
Eppure, con queste idee, con questi slogan (prima noi), questo partito sta mettendo in crisi la CDU della cancelliere Merkel.
Nel nuovo appuntamento con le interviste di “IACONA INCONTRA” un faccia a faccia con Frauke Petry, la leader del più importante partito tedesco di estrema destra, “Alternativa per la Germania”. Alle ultime elezioni regionali il partito che guida da poco più di un anno ha incassato l’ennesimo successo elettorale perfino nella regione della Merkel. La Petry si candida a correre come futura Cancelliera, cavalca il sentimento antieuropeo, la lotta contro l’immigrazione e propone una Germania nazionalista e patriottica.

Si finisce con un tributo alla memoria di Giulio Regeni, il ricercatore italiano rapito e ucciso in Egitto il 25 gennaio dell'anno scorso.
Ne abbiamo sentite tante, troppe, di rassicurazioni (anche dall'allora ministro degli esteri Gentiloni, oggi Presidente del Consiglio).
Noi il nodo al fazzoletto lo abbiamo fatto e non ci siamo dimenticati (e nemmeno i giornalisti di Presa diretta).
E infine, un tributo speciale di PRESADIRETTA a Giulio Regeni, rapito al Cairo alle sette di sera del 25 gennaio di un anno fa e ritrovato il 3 febbraio morto, con il corpo martoriato dalle torture.PRESADIRETTA ripropone un estratto della lunga inchiesta di Giulia Bosetti sul racconto dei molti lati oscuri di questa vicenda, una toccante intervista di Riccardo Iacona ai genitori di Giulio, con le ultime novità arrivate dall’Egitto. Gli interrogativi che attendono risposte sono ancora tanti ultime novità arrivate dall’Egitto e i tanti interrogativi“CAOS SCUOLA”, “SENZA RETE”, “CHE FINE HANNO FATTO GLI ALBANESI?” e “CHI HA UCCISO GIULIO REGENI” sono un racconto di Riccardo Iacona con Liza Boschin, Giulia Bosetti, Antonella Bottini, Fabrizio Lazzaretti, Alessandro Macina, Raffaella Notariale, Elena Stramentinoli

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