No, anzi.
Quelle morti, diversamente da altre, risvegliano le paure (mai addormentate) del popolino, le grida all'untore, la caccia all'assasino che non può essere che un immigrato, magari islamico.
Sicuramente un diverso ..
Il protagonista, Carlo Monterossi (che in questo romanzo ha un ruolo giustamente più defilato), legge le reazioni della pancia della gente, che trova quello che vuole sentirsi dire dai giornali, dagli opinionisti, dai politici.
Carlo scuote la testa. L'irrazionale prende il sopravvento. E poi, vista la figuraccia che stanno facendo i cacciatori, meglio concentrarsi sulla preda. Chi può essere il misterioso assassino? Un maniaco, un serial killer? Ecco, così impariamo a farci colonizzare dall’America, e questo lo dice, intervistato, un regista di filmacci per analfabeti, uno che scrive e gira gag su omosessuali e sulle donne grasse [..]
Poi c’è tutto il versante politico della questione. Si insiste ancora sui musulmani, la moschea, il significato dei sassi, con teorie che si arrampicano sugli specchi e pensatori del nulla che argomentano in modo assurdo. Non sono gli ebrei che mettono i sassi sulle tombe dei loro morti? E allora perché questa cosa dei sassi non può essere uno sfregio antisemita di qualche groppuscolo di antisemiti musulmani?Un’attempata soubrette dice che lei ha paura a uscire di casa, ma riflette anche sul fatto che gli assassini «vogliono proprio questo» e allora lei uscirà lo stesso, anzi ha deciso di dare una festa.
La destra è scatenata, i leader razzisti chiedono di rivedere la legge sulle armi, in modo che ognuno possa avere in tasca una pistola e non farsi ammazzare da quello dei sassi.Un’altra teoria sostiene che i morti sono tutti benestanti, addirittura ricchi, e che quindi siamo in presenza di una guerra di classe che non risparmia nessuno, «ma se la colpa è avere un buon reddito, belle case, macchine potenti, dove andremo a finire?».E la fede? Non la vogliamo considerare la crisi della fede, delle vocazioni, dei matrimoni in chiesa, il dilagare del peccato?Nelle pagine dell’economia si fa notare che è inutile farsi in quattro per attirare capitali e investitori stranieri se poi si ammazzano i cittadini abbienti come mosche: chi verrà qui coi suoi dollari, eh? Chi se la sentirà?
In sottofondo, in ogni riga, in ogni titolo, in ogni commento, anche tra i più assurdi, anche tra i più ragionevoli e moderati, anche tra coloro che riescono a non perdere del tutto la piccola bussola del buonsenso, si legge in ogni caso solo questo: giustizia.
Dura. Implacabile. Subito. Carlo riflette su questo punto. Tre morti ammazzati in modo così clamoroso, in modo così spettacolare, suscitano nel paese più furore che mille altre ingiustizie, anche più grandi, quantitativamente immense, incorniciate ogni giorno in piccole notiziette nascoste a pagina venti. Ma anche questo - si rende conto - è un discorso cretino.
Un’ingiustizia è un’ingiustizia, grande, piccola, minuscola. È roba che brucia. Eppure... Eppure sa che c’è nella richiesta di giustizia qualcosa che stona sempre, che distinguere la sete di giustizia dalla voglia di forca è sempre un'operazione ardua. Gli
viene in mente una cosa, si alza e cerca un libro nella libreria in salotto. Non che gli serva una citazione a colazione, ma vuole vedere se si ricorda bene. Poi torna al simil romanzo di Dylan - non è certo per quello che gli hanno dato il nobel -, sfoglia, cerca,
gira le pagine. Sì, perfetto.
Perché mai bisognerebbe preoccuparsi delle messinscene degli altri?
E' una cosa che porta soltanto alla tortura.Ma come, è incredibile!
Il mondo è pazzo di giustizia.
[Bob Dylan, Tarantula ed. Feltrinelli]
Ecco, si dice Carlo Monterossi. Il mondo pazzo di giustizia.
Torto marcio, Alessandro Robecchi, Sellerio
Altri stralci per un invito alla lettura
- La tv che si imbeve di cronaca nera
- Nella casbah di San Siro
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