30 ottobre 2018

Report – il finanziamento ai giornali

Cosa pago, quando compro un tartufo?
Nell'anteprima di Report si parla deltartufo, col servizio di Cecilia Bacci: a volte non c'è il tubero, ma solo il suo sapore, ottenuto artificialmente in laboratorio e spruzzato sul cibo.
Questo aroma sintetico va dosato e andrebbe comunicato ai clienti che pure pagano caro l'oro nero: in certe dosi la molecola artificiale (derivata dal petrolio) risulta pesante da digerire.
La normativa europea non impone di scrivere sull'etichetta dell'olio che si parla di prodotto di sintesi e così è difficile capire cosa si sta comprando o mangiando.

La produzione di tartufo in Italia è calata e così sulle nostre tavole ne arrivano da fuori: pure dalla Cina e dall'Iran. E la frode è dietro l'angolo: a volte i tartufi cinesi o africani sono tagliati con quelli italiani.
Federchimica ha imposto alle aziende del settore di non rispondere alle domande di Report: perché le aziende non pubblicano sull'etichetta i dettagli della molecola?

L'inchiesta sul tifo Juventino e la ndrangheta (qui un'anticipazione)

Il presidente Andrea Agnelli ha risposto all'inchiesta di Report, spiegando agli azionisti come fosse falso che D'Angelo ha aiutato a portare nello stadio striscioni “canaglia” nel giorno del derby.
Chi ha portato quegli striscioni è stato individuato dalla società: chi dice il contrario dice il falso.

Sigfrido Ranucci ha replicato al presidente: nella motivazioni della sentenza dei gidici c'è scritto che la Juventus ha ceduto pacchetti di biglietti a persone legato alla ndrangheta, in cambio della quiete dentro lo stadio.
Protagonisti dell'inchiesta dei magistrati sono il capo della security e un ex ultras, suicida dopo essere stato interrogato dagli stessi pm.
Eppure le intercettazioni fanno emergere le responsabilità di D'Angelo che al telefono parla proprio di quegli striscioni con Raffaello Bucci.
D'Angelo risulta sotto scacco, condizionato da questi ultras e deve assecondarli, per quella “porcheria assurda”.

Sono gli stessi magistrati che parlano di gesti di estrema gravità di D'Angelo: che non è colpevole per la giustizia sportiva perché non è tesserato.
Il reo confesso, quello smascherato dalle telecamere dello stadio, dice di aver portato lo striscione sotto la felpa. Possibile?
E l'altro striscione chi l'avrebbe portato?

In una seconda intercettazione D'Angelo chiede a tutti i capi ultras di non scioperare il giorno del derby (e sentire solo i “bovini”, i tifosi del Toro).
Si mette a disposizione: “l'importante è che non ci sia scritto Superga”.
Ma cosa c'era dentro gli zaini da causare una multa da 200mila euro (di cui parla Bucci nella intercettazione)?

Federico Ruffo ha intervistato la fidanzata di Bucci sulla storia degli striscioni: “questa volta abbiamo fatto una cosa pesante” le aveva detto.
Uno di questi dovrebbe averlo fatto lui – racconta: con Alessandro riesco a fare entrare tutto, aveva detto sempre Bucci.

Un equo finanziamento: il finanziamento pubblico ai quotidiani.

Ci sono finanziamenti diretti (50ml di euro ogni anno) e indiretti (agevolazioni) che arrivano anche a cooperative che non meriterebbero.
Chiudono le edicole e i giornalisti, gli ultimi anelli della catena: ma chi prende questi finanziamenti?

Bernardo Iovene ha condotto la sua inchiesta, partendo da Il cittadino di Lodi che prende i soldi pubblici dallo Stato, per 1,6ml di euro l'anno.
Il giornale è di proprietà della diocesi di Lodi: nella sede lavorano 30 giornalisti tutti in regola e il giornale punta molto sulla territorialità.
Foto di gruppo, voto dei diplomati, lodigiani in ferie. E tanta pubblicità.
I giornali locali devono essere sostenuti, dice il direttore.

L'Avvenire prende 6ml di euro l'anno: i vescovi hanno bisogno di soldi dello Stato?
Secondo il direttore Tarquinio il suo giornale non si inchina a nessuno e quei soldi servono a pubblicare un giornale che è libero.
Ad Avvenire lavorano 90 giornalisti assunti: è uno dei quotidiani più letti in Italia, parla di immigrazione e della parte povera del paese.
Purtroppo è in perdita per diversi milioni: cosa succederà senza finanziamenti?

Libero ha una struttura societaria simile a quella di Avvenire: dietro c'è la fondazione del San Raffaele per una parte, il resto è di Angelucci, il re delle cliniche private.
Tosinvest possiede Libero e testate locali ad Arezzo, Rieti: prende 3,7 ml di euro.
Antonio Angelucci ha una condanna alle spalle proprio per aver preso dei finanziamenti che non gli spettavano.
Senza questi contributi Libero chiuderebbe subito, perché ha anche dei debiti con la Presidenza del Consiglio (da cui prende dei soldi).
Angelucci è anche recordman di assenze in Senato: una cosa surreale il fatto che lo Stato debba finanziare giornali che hanno un proprietario chiaro.

Il Manifesto è il quotidiano comunista: lo Stato eroga 3,4ml di euro, è una cooperativa non profit senza editore.
Soldi che servono come sostegno per far fronte dei costi e della poca pubblicità: ha 50 dipendenti assunti regolarmente che prendono tutti lo stesso stipendio.
Il minimo contrattuale, 1800 euro a tempo pieno.

Italia Oggi ha un finanziamento diretto da 4,8 milioni perché il 50% del capitale è in mano ad una cooperativa, anche se fa riferimento all'imprenditore Panerai, capo di class editori.

Anche dietro Il Foglio c'è una cooperativa e un direttore, Cerasa, che sta portando dietro una sua linea, nonostante le pressioni del proprietario.

Parliamo in totale 52 ml di euro ogni anno, poi ci sono i costi scaricati sulle casse di previdenza: per INPGI sono stati sborsati 170ml di euro, altri 230ml per mancati contributi.
Il gruppo GEDI (Espresso, Stampa) è finito sotto inchiesta per una questione di contributi.

Di Gedi ne parla il sottosegretario Crimi: Gedi ha preso contributi per mandare in pensioni giornalisti prima del dovuto.

Al Resto del Carlino parte dei giornalisti hanno il contratto di solidarietà: è un costo di 60euro al mese per INPGI, ma è poi un danno per le pensioni dei giornalisti.
Ma allora li devo licenziare risponde Riffeser.

Cairo è un editore che possiede La Gazzetta e il Corriere: in 30 mesi ribalta l'utile di RCS, la sua ossessione è sui costi, dicono, tagliando i costi dei fornitori.
Abbiamo tagliato costi, inefficienze – spiega Cairo: abbiamo mantenuto inalterata la forza lavoro, 3200 giornalisti, nessun contratto di solidarietà (prima era presente questo contratto).

I contributi indiretti sono risibili e riguardano aiuti per le spese d'imposta e la distribuzione.

Crimi ha esposto la sua decisione: fine dei contributi entro qualche l'anno, ma dall'altra parte c'è la FIEG che chiede contributi ai giornali, dando la colpa al furto di contenuti da parte di internet.
Riffeser, a capo di Fieg, chiede contributi pubblici per i giornalisti e tutti i lavoratori della filiera.
Si deve incentivare la domanda – spiega Crimi: si tratta di aiuti per abbonamenti per persone anziane.
LA pubblicità condiziona tutto spiega Stefano Feltri del Fatto Quotidiano che dipende dagli abbonamenti in assenza di pubblicità di aziende che non gradiscono gli articoli pubblicati.

Riffeser è presidente FIEG: a lui fanno capo 20 edizioni locali, ma come vengono pagati gli articoli ai lavoratori?
Spese rimborsate, 40 euro ad articolo, questo dice il contratto.

Ma ci sono giornalisti che lavorano senza contratto, solo stretta di mano, che lavorano a pezzo, per poco più di 10 euro a pezzo.
Succede alla Libertà di Piacenza, un giornale in attivo che investe anche sul web: esistono dei contratti “verbali”, ammette lo stesso vice direttore.
Alcuni collaboratori hanno fatto una vertenza con La Libertà per far applicare il contratto: prendono 10 euro per servizio televisivo, 13 euro per un articolo.

Alla Gazzetta di Parma prendevano 5 euro lordi per notizia: a gennaio è arrivata la novità, qualcuno arrivava a prendere 8 euro lordi a pezzo.
Per un pezzo per cui hai lavorato una mezza giornata per cercare le fonti dei tuoi articoli e le spese sono a carico tuo.
Sono giornalisti senza faccia, perché se si facessero riconoscere non laverebbero con LA Gazzetta, il giornale della Confindustria di Parma.

Pizzarotti si era messo a fianco dei giornalisti ma non ha voluto fare la guerra alla confindustria locale.

Al gruppo Gedi appartengono alcuni quotidiani veneti, altri appartengono al gruppo di Caltagirone come Il gazzettino: qui il tariffario è comunque misero, pochi euro per articoli da qualche migliaio di battute.
E ti consigliano di non protestare.
Il Corriere Veneto è del gruppo Corriere della Sera: i collaboratori sono pagati una miseria e anche qui nessuno ha voglia di metterci la faccia.

FNSI ha aperto una trattativa con gli editori, senza risultato perché per molti di loro i collaboratori sono considerati come fornitori di servizio.

In Lombardia, in tutte le provincie c'è un giornale locale, dove si è pagati al massimo 5 euro a pezzo.
In Lombardia come in Sicilia non si rispetta l'accordo dell'equo (come previsto dal contratto nazionale) compenso per il prezzo di un articolo.

In Calabria è sorto uno spirito sindacalista per cui molti di loro hanno iniziato a rifiutare di lavorare gratis.

Crimi ha annunciato che toglierà la possibilità di lavorare con Cococo nei quotidiani: ma nel decreto l'emendamento (proposto da LEU) è stato bocciato dal governo.

Molti collaboratori hanno seguito la strada della causa al giudice e qualcuno è riuscito ad essere assunto.
Riffeser aspetta la posizione del governo, il governo ha promesso di riformare il settore (ma nel decreto dignità il cambiamento positivo non c'è stato per i giornalisti).

E come funziona in Rai?
In Rai il lavoro giornalistico è riconosciuto solo per i telegiornali: non si può essere assunti come giornalisti per altre trasmissioni.
Iovene è andato a sentire il direttore del personale che ha spiegato che c'è un ritardo, per poter applicare l'accordo (che dovrebbe stabilizzare parte dei giornalisti precari) in attesa dei nuovi assetti in Rai (per il nuovo governo).

Ivan Compasso è un ex giornalista precario, ha raccontato l'assedio di Kobane e ora, a 47 anni, ha un contratto a tempo indeterminato: ha sacrificato la famiglia, per guadagnare 1100 euro al mese dentro il quotidiano City news.

Non è un bell'auspicio, per chi vuole avvicinarsi a questo lavoro.

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