Non esiste alcun giornale della verità, come non esiste alcun partito (né tanto meno alcun ministero in stile orwelliano) della verità.
Anche in buona fede, un giornalista (e il suo capocronista, e via via su fino al direttore) vedono le notizie che accadono secondo una loro visione e di queste notizie poi fanno filtro quando ne pubblicano le une e non le altre.
Solidarietà a Repubblica ed Espresso per la sguaiata uscita del vice presidente Di Maio: non sarà né la prima né purtroppo l'ultima (non a breve) uscita contro i giornali sgraditi.
Avessimo più memoria ci ricorderemmo ancora de l'Unità che cacciò Travaglio e Colombo, di Berlusconi e i suoi attacchi a Repubblica e Il Corriere (e la fine della direzione di Mieli e Anselmi, quest'ultimo direttore a La Stampa).
Sbaglia Calabresi, perciò, a dire "continueremo a raccontare la verità".
Ma sbaglia in modo ancor più grave Di Maio dimenticandosi che ora è un rappresentante del paese, non più ad un comizio del movimento: se ha qualcosa da dire al giornale, usi le sedi opportune, racconti delle falsità che Repubblica avrebbe detto.
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