09 ottobre 2018

Presadiretta - Burocrazia al potere

La pubblica amministrazione è il cuore della macchina dello Stato, la più grande azienda pubblica con 3 milioni di dipendenti: ma per i tagli al turnover, abbiamo un'età media alta (53 anni), solo il 25% di laureati.
Il nuovo ministro ha intenzione di mettere a ruolo 450mila nuovi assunti, per un piano chiamato “piano concretezza”.

L'intervista al ministro Bongiorno: tagliare sarebbe facile – racconta il ministro, si prendono consensi tagliando ma poi, per esempio, la macchina della giustizia non funziona più.
Il ministro intende fare assunzioni mirate in settori specifici: intende arrivare al turnover 100%, prendendo personale tecnico e qualificato, non persone che siano in giro a far niente.
Ci sarà un cambio di rotta mettendo le persone nei posti giusti.

Il servizio di Presa diretta racconterà di quello che non funziona nella ppaa, a partire dagli organismi di valutazione, OIV: serve il coraggio di affiancare al dirigente un ente terzo che controlli gli obiettivi che si danno, come il numero di riunioni fatte.
Si deve arrivare ad obiettivi sfidanti e non fai da te: c'è poi il tema dei temi, il reclutamento tramite un concorso unico, mentre ora comuni e regioni si vogliono fare concorsi propri.
Oggi si fanno concorsi blandi, con commissari che sono amici e che dura anni, servono criteri oggettivi.

Uno dei problemi dentro la ppaa è che ogni governo ha fatto la sua riforma: “Bongiorno non farà la grande riforma, ma l'applicazione delle norme”, tramite dei nuclei speciali che come degli 007 andranno nei comuni, negli enti, andranno a verificare l'applicazione delle regole.

Lotta anche ai furbetti del cartellino: si arriverà al riconoscimento facciale o al riconoscimento tramite impronta, ci sono stati casi di uffici dove si assentavano in decine di persone senza che nessuno dicesse niente.

Nel decreto “concretezza” del ministro si attiveranno degli specialisti che troveranno fondi pubblici per far ripartire la macchina pubblica: perché questa è fatta da persone, non solo da procedure.
I consentivi delle sue riforme, del suo lavoro, si faranno alla fine: vedremo.

Cosa frena la pubblica amministrazione in Italia?

Si parte con le immagini di Napoli, con l'ufficio tributi dove già alle sei c'è un capannello di persone alla porta: persone che hanno ricevuto la cartella per i rifiuti, ma sono in 115 possono essere ricevuti e quando arrivano devono lasciare il nome su un pezzo di carta.
Perché la gente è stata costretta a venire qui di persona, aspettare ore, per contestare le cartelle pazze, errori grossolani che si ripetono ogni anno.
All'interno dell'ufficio sono in 24 i dipendenti che devono compilare le cartelle, verificare gli errori e rispondere ai cittadini: sono pochi per il lavoro e così molti errori si ripetono ogni anno.
Perché le variazioni non si riescono a registrare: ma questo è un servizio strategico perché se il comune non incassa i soldi dei rifiuti, si intaccano i conti pubblici.
A Torino sono più di cento per questo lavoro e non hanno più cittadini da gestire.
Stesso problema per l'ufficio che dovrebbe gestire le tasse per l'IMU: servirebbero almeno un'altra decina di persone, tra deceduti, trasferiti, pensionati ..
Altro problema è la dotazione degli impiegati: computer vecchi, stampanti obsolete, stiamo arrivando al collasso, quasi una situazione da suicidio dell'apparato racconta una dirigente.

Le pratiche arretrate dei due uffici sono tante: significa tasse non pagate, tasse evase che per un comune in pre dissesto è un grave problema.
L'età media dei dipendenti comunali è 53 anni, solo la metà ha più della licenza media.

Poco personale anche al cimitero di Poggioreale: per i cimiteri entrano ed escono tanti soldi senza che il comune sappia quanti sono, non si conoscono nemmeno quante sono le tombe e loculi presenti.
Il risultato è la compravendita dei loculi da parte di persone, a botte di 10mila euro a loculo.

Dal 2011 al 2018 abbiamo ricevuto 1,4 miliardi meno – racconta l'assessore al bilancio di Napoli: non ce la facciamo più, come tanti altri comuni specie al sud.
O si fa un intervento complessivo sulla pubblica amministrazione, oppure Napoli da sola non ce la potrà fare: questo è il problema dell'oggi.

Dal 2010 al 2017 lo Stato ha ridotto i trasferimenti agli enti locali per 22 miliardi di euro, mentre il blocco del turnover ha fatto calare del 7% il numero di dipendenti: vogliamo fare le nozze coi figli secchi.

Cosa possiamo fare, anche a costo zero, per migliorare i servizi e trasformare gli impiegati in impiegati modello?
A Sanremo, c'erano vigili che andavano a fare sport, altri che timbravano in mutande e i dirigenti non controllavano: la GDF ha fatto poi tabula rasa.
Questo nonostante i provvedimenti dei precedenti ministri Brunetta a Madia: il nostro paese è connivente – spiega Brunetta.
Ma a Bergamo non vogliono essere conniventi: hanno deciso di motivare i dipendenti, oltre 800, chiedendo loro di inventarsi un'idea che possa portare un miglioramento.
250 dipendenti su 800 hanno portato così un'idea: tra queste quella degli elettricisti del comune, un sistema che trasmette lo stato di ciascun impianto fotovoltaico alla centrale degli elettricisti.
Il comune ha risparmiato 18mila euro.
Un'altra idea ha permesso di scovare gli inadempienti sulla tassa dei rifiuti, sul ticket elettronico.

Se l'idea arriva da chi poi la deve attuare, questa persona ci metterà più energia: i risparmi sono poi dati come premio a coloro che hanno realizzato questa idea.
Bergamo ha risparmiato 175mila euro in sei mesi: il piano triennale porterà 600mila euro in totale.

Le persone si sono sentite motivate con questo approccio: altro che tornello e cartellino, politiche che riempiono le prime pagine e fanno notizia, ma che non portano a veri cambiamenti in termini di assenteismo e di risparmio.

Sono cambiamenti che hanno poi degli impatti sul livello del servizio ai cittadini: file meno lunghe, servizi telematici che arrivano a casa delle persone, dipendenti che lavorano di più.
In Italia c'è un anche un sistema di valutazione dei dirigenti: spesso c'è però una burocratizzazione della valutazione che porta ad una stessa valutazione uguale per tutti.

Le città dove il pubblico funziona sono attrattive per gli investimenti: i paesi dove c'è più sviluppo economico sono quelli dove la ppaa funziona meglio.

Vent'anni fa eravamo il primo paese in Europa che sperimentava la carta d'identità elettronica: passati vent'anni siamo ancora ai documenti cartacei.
Nella carta elettronica c'è l'emblema di quello che non siamo riusciti a fare.
Giuseppe Laganà ha raccontato la storia di questa carta: è andato a Milano all'ufficio anagrafe per chiedere una nuova carta, gli è stato spiegato che serve tempo per mandare i dati a Roma, raccoglierli e stampare la carta. Servono 4 mesi per quella elettronica: così l'Italia è l'unico paese che ancora usa quelle cartacee in Europa e il commissario europeo ci ammonisce di togliere di mezzo le carte cartacee e di adeguarci con gli altri paesi.

Dovevamo farlo col ministro Bassanini, nel 1997: nella carta elettronica doveva essere conservato tutto, doveva consentire il pagamento dei tributi col pubblico.
Oggi ci sono comuni, come Palermo, ancora si rilasciano documenti in cartaceo.

Le burocrazie del ministero dell'Interno decisero di passare dalle smart card con un chip, ad uno smart card con banda ottica, per aumentare la sicurezza: produrre le smart card con bande ottiche fu costoso e lungo, perché mancava la tecnologia qui da noi.
Dopo venti anni, per un miraggio difficile da raggiungere, siamo tornati alla smart card: alcune di queste sono state scoperte come difettose.
È successo a Nicoletta Soddu con la sua card che aveva un chip fallato: ha dovuto chiedere una carta nuova.
L'istituto poligrafico dello Stato ha scoperto lo stesso difetto di Nicoletta su altre 346mila carte, già emesse: carte la cui riemissione costerebbe allo stato quasi 6 milioni di euro.

La nuova carta però è monca anche di quelle funzionalità che servivano per rendere più semplice il rapporto dei cittadini con lo Stato, per esempio nel pagamento dei tributi: oggi ci sono troppe piattaforme per Spid, PEC e altro, ma sono separati.
Abbiamo i soldi per questa trasformazione digitale: ci sono i 14 miliardi dall'Europa per andare verso il digitale.

Uno dei punti dell'agenda digitale è l'anagrafe digitale: solo pochi comuni hanno digitalizzato l'anagrafe, aderendo al programma, tra questi Cesena.
In questo comune grazie alla digitalizzazione si sono abbattute le file per la richiesta dei documenti: a questo strumento si è arrivati grazie alla formazione del personale, al lavoro del comune con le sue risorse.
Ma in Italia abbiamo 8mila comuni e non tutti hanno risorse e personale per la digitalizzazione: servirebbe un'entità che aiuti i piccoli comuni in questa grande trasformazione.
Montiano è un paese vicino Cesena, con 1600 persone: grazie all'aiuto del comune di Cesena che qui ha trasferito competenze e parte del personale, anche questo piccolo paese ha digitalizzato l'anagrafe.
E si emette una carta digitale in pochi minuti, che arriva al cittadino in pochi giorni: l'impiegata aveva gli occhi che brillavano mentre raccontava queste cose al giornalista.

I dirigenti che non vogliono decidere.

A frenare il cambiamento nella ppaa ci sono anche i dirigenti dei vari enti che spesso non vogliono prendere una decisione, per non scontentare nessuno.
Decidere di non decidere, la burocrazia difensiva: Laganà ha raccontato la storia della balenottera spiaggiata vicino Sassari.
Del caso se ne sono occupati diversi enti: la capitaneria di Porto Torres, il comune di Sorso, l'ASL di Sassari. Nessuno che ha fatto niente, per due mesi.
La regione ha spiegato al comune che la competenza per smaltire la carcassa era del comune: ma il comune ha mandato comunicazione a svariati enti, tra cui prefettura, Arpas, istituto zoo profilattico ..
Dopo 2 mesi si scoprì che la soluzione era a portata di mano: anni prima era stata la facoltà di veterinaria che si era occupata di un'altra balena, spiaggiata.
Nessuno aveva più memoria dell'evento: solo dopo che ne scrisse un giornalista de La Nuova Sardegna, fu affidato alla facoltà lo smaltimento del cadavere della balenottera.
Bastava sentirsi tra enti locali, ma il dirigente del comune non ha fatto alcuno sforzo per guardarsi attorno, per prendere una sua iniziativa personale.

C'è paura a decidere perché ci sono regole complicate, c'è il rischio di essere citati dalla Corte dei Conti: allora a burocrazia decide di non decidere e la balena di Platamona diventa metafora di come funziona il nostro Stato.

Troppe leggi e troppe regole: leggi scritte male, con riferimenti incrociati tra leggi che le rendono complicate.
Il dottor Terlizzese, dell'istituto Einaudi ha deciso di “tradurre” alcune leggi emesse in questi anni: le leggi in Italia si fanno così, ingarbugliando il funzionario andando a spiegare al massimo dettaglio quello che può fare.
Il deterioramento delle leggi si è accentuato con la seconda repubblica e questo ha deteriorato anche la macchina pubblica.

Carlo Dalla Chiesa è il responsabile legale per l'iniziativa Ostello Bello a Milano: per questa iniziativa ha dovuto combattere contro la burocrazia, perché doveva fornire gli stessi dati a più enti, una miriade di controlli che tolgono tempi, tempi per ottenere una carta.
Serviva un esperto legale, un commercialista, un esperto fiscale. ..
Il rispetto della legalità è un lusso che oggi non ci può permettere: le norme stabiliscono anche dove si deve mettere la formaggera, così tutto è demandato alla discrezionalità del controllore.
Ma in questa discrezionalità si nasconde la corruzione.

Servono meno leggi ma ben scritte: la semplificazione di Calderoli che fine ha fatto?
Abbiamo 110mila leggi attive contro le 10mila attive in Francia.

Il meccanismo di selezione e premiazione dei dirigenti
Manca un'organizzazione scientifica del lavoro, c'è il fai da te, cambiano le procedure da regione a regione: questo è uno dei primi problemi dentro l'amministrazione, spiega il professor Cassese.
Per riformare la ppaa serve un impegno che arriva almeno a cinque anni: c'è poi la selezione degli altri burocrati, che spesso è per nomina politica e questo poi ridiscende verso il basso.

Per misurare il lavoro dei dirigenti della pubblica amministrazione ci sono gli OIV, gli Organismi indipendenti di valutazione, istituiti con una legge del 2009 dal ministro Brunetta.
Sono scelti e nominati e pagati dall'organo politico dell'amministrazione pubblica, ovvero i ministeri stessi.
Spesso ci sono organi monocratici di valutazione, che però sono scelti dal sindaco: come possono essere indipendenti?
Bisognerebbe sentire i cittadini, fare entrare anche loro nelle valutazioni: la riforma Madia aveva istituito un albo, ma gli OIV rimangono comunque pagati dal controllato.

L'anno scorso l'OIV del ministero dello Sviluppo economico ha dato il massimo dei voti a 106 dirigenti di secondo livello su 128. Tutti bravi e meritevoli?
Quasi tutti hanno preso un premio di risultato di 14mila euro a testa.
Su 18 dirigenti apicali, ben 11 hanno preso il massimo punteggio con un premio di 50mila euro.

Fabio Monteduro, uno dei membri dell'OIV del MISE, spiega che gli obiettivi dati sono poco sfidanti e dunque facilmente raggiungibili a consuntivo dal dirigente.
Riassumendo, obiettivi facili da raggiungere e organismo di vigilanza nominati dai ministeri.
Non si è voluto scontentare nessun dirigente, più o meno tutti hanno preso gli stessi soldi.

Al ministero dei beni culturali, all'OIV c'è un dirigente del ministero stesso, una specie di corto circuito.

Un altro scandalo è costituito dalla scuola di pubblica amministrazione: i vari ministeri hanno preferito crearsi le proprie scuole, anziché puntare alla SNA, la scuola nazionale.
Solo quando è arrivato Renzi si è deciso di ritornare alla scuola nazionale, che però aveva costi enormi, perché era diventata un poltronificio per ex funzionari dello Stato, molto ben pagati.
Per 11 doventi che provenivano dal ministero delle finanze si spendevano 1,8 milioni di euro: dopo che si era deciso di ridurre il loro stipendio, hanno fatto ricorso al TAR e il giudizio è pendente.

Come funziona in Francia? La pubblica amministrazione francese è formata alla all'Ena: per entrare la selezione è durissima per gli studenti che arrivano da tutto il mondo.
Dopo il corso di studi, gli studenti devono servire per 12 anni nello Stato: qui si fa poca teoria pura e si insegna ad esempio come scrivere le leggi.
E sono previsti stage dentro le amministrazioni, per capire come funzionano dal di dentro e cercare di portare dentro uno sguardo nuovo.

Potremmo copiare la Francia, anziché inventarci l'ennesima riforma battezzata con nomi altisonanti, “concretezza”, “sicurezza”, “dignità”...
Diamo atto al ministro Bongiorno, che ha promesso di voler mettere mano al meccanismo di valutazione, per arrivare ad una vera meritocrazia dentro la selezione del personale della macchina dello Stato.

Nessun commento: