La pubblica amministrazione è il
cuore della macchina dello Stato, la più grande azienda pubblica
con 3 milioni di dipendenti: ma per i tagli al turnover, abbiamo
un'età media alta (53 anni), solo il 25% di laureati.
Il nuovo ministro ha intenzione di
mettere a ruolo 450mila nuovi assunti, per un piano chiamato “piano
concretezza”.
L'intervista al ministro Bongiorno:
tagliare sarebbe facile – racconta il ministro, si prendono
consensi tagliando ma poi, per esempio, la macchina della giustizia
non funziona più.
Il ministro intende fare assunzioni
mirate in settori specifici: intende arrivare al turnover 100%,
prendendo personale tecnico e qualificato, non persone che siano in
giro a far niente.
Ci sarà un cambio di rotta mettendo le
persone nei posti giusti.
Il
servizio di Presa diretta racconterà di quello che non funziona
nella ppaa, a partire dagli organismi di valutazione, OIV: serve
il coraggio di affiancare al dirigente un ente terzo che controlli
gli obiettivi che si danno, come il numero di riunioni fatte.
Si deve arrivare ad obiettivi sfidanti
e non fai da te: c'è poi il tema dei temi, il reclutamento tramite
un concorso unico, mentre ora comuni e regioni si vogliono fare
concorsi propri.
Oggi si fanno concorsi blandi, con
commissari che sono amici e che dura anni, servono criteri oggettivi.
Uno dei problemi dentro la ppaa è che
ogni governo ha fatto la sua riforma: “Bongiorno non farà la
grande riforma, ma l'applicazione delle norme”, tramite dei nuclei
speciali che come degli 007 andranno nei comuni, negli enti, andranno
a verificare l'applicazione delle regole.
Lotta anche ai furbetti del cartellino:
si arriverà al riconoscimento facciale o al riconoscimento tramite
impronta, ci sono stati casi di uffici dove si assentavano in decine
di persone senza che nessuno dicesse niente.
Nel decreto “concretezza”
del ministro si attiveranno degli specialisti che troveranno fondi
pubblici per far ripartire la macchina pubblica: perché questa è
fatta da persone, non solo da procedure.
I consentivi delle sue riforme, del suo
lavoro, si faranno alla fine: vedremo.
Cosa frena la pubblica
amministrazione in Italia?
Si parte con le
immagini di Napoli, con l'ufficio tributi dove già alle sei c'è un
capannello di persone alla porta: persone che hanno ricevuto la
cartella per i rifiuti, ma sono in 115 possono essere ricevuti e
quando arrivano devono lasciare il nome su un pezzo di carta.
Perché la gente è
stata costretta a venire qui di persona, aspettare ore, per
contestare le cartelle pazze, errori grossolani che si ripetono ogni
anno.
All'interno
dell'ufficio sono in 24 i dipendenti che devono compilare le
cartelle, verificare gli errori e rispondere ai cittadini: sono pochi
per il lavoro e così molti errori si ripetono ogni anno.
Perché le
variazioni non si riescono a registrare: ma questo è un servizio
strategico perché se il comune non incassa i soldi dei rifiuti, si
intaccano i conti pubblici.
A Torino sono più
di cento per questo lavoro e non hanno più cittadini da gestire.
Stesso problema
per l'ufficio che dovrebbe gestire le tasse per l'IMU: servirebbero
almeno un'altra decina di persone, tra deceduti, trasferiti,
pensionati ..
Altro problema è
la dotazione degli impiegati: computer vecchi, stampanti obsolete,
stiamo arrivando al collasso, quasi una situazione da suicidio
dell'apparato racconta una dirigente.
Le pratiche
arretrate dei due uffici sono tante: significa tasse non pagate,
tasse evase che per un comune in pre dissesto è un grave problema.
L'età media dei
dipendenti comunali è 53 anni, solo la metà ha più della licenza
media.
Poco personale
anche al cimitero di Poggioreale: per i cimiteri entrano ed escono
tanti soldi senza che il comune sappia quanti sono, non si conoscono
nemmeno quante sono le tombe e loculi presenti.
Il risultato è la
compravendita dei loculi da parte di persone, a botte di 10mila euro
a loculo.
Dal 2011 al 2018
abbiamo ricevuto 1,4 miliardi meno – racconta l'assessore al
bilancio di Napoli: non ce la facciamo più, come tanti altri comuni
specie al sud.
O si fa un
intervento complessivo sulla pubblica amministrazione, oppure Napoli
da sola non ce la potrà fare: questo è il problema dell'oggi.
Dal 2010 al 2017
lo Stato ha ridotto i trasferimenti agli enti locali per 22 miliardi
di euro, mentre il blocco del turnover ha fatto calare del 7% il
numero di dipendenti: vogliamo fare le nozze coi figli secchi.
Cosa possiamo
fare, anche a costo zero, per migliorare i servizi e trasformare
gli impiegati in impiegati modello?
A Sanremo, c'erano
vigili che andavano a fare sport, altri che timbravano in mutande e i
dirigenti non controllavano: la GDF ha fatto poi tabula rasa.
Questo nonostante
i provvedimenti dei precedenti ministri Brunetta a Madia: il nostro
paese è connivente – spiega Brunetta.
Ma a Bergamo non
vogliono essere conniventi: hanno deciso di motivare i dipendenti,
oltre 800, chiedendo loro di inventarsi un'idea che possa portare un
miglioramento.
250 dipendenti su
800 hanno portato così un'idea: tra queste quella degli elettricisti
del comune, un sistema che trasmette lo stato di ciascun impianto
fotovoltaico alla centrale degli elettricisti.
Il comune ha
risparmiato 18mila euro.
Un'altra idea ha
permesso di scovare gli inadempienti sulla tassa dei rifiuti, sul
ticket elettronico.
Se l'idea arriva
da chi poi la deve attuare, questa persona ci metterà più energia:
i risparmi sono poi dati come premio a coloro che hanno realizzato
questa idea.
Bergamo ha
risparmiato 175mila euro in sei mesi: il piano triennale porterà
600mila euro in totale.
Le persone si sono
sentite motivate con questo approccio: altro che tornello e
cartellino, politiche che riempiono le prime pagine e fanno notizia,
ma che non portano a veri cambiamenti in termini di assenteismo e di
risparmio.
Sono cambiamenti
che hanno poi degli impatti sul livello del servizio ai cittadini:
file meno lunghe, servizi telematici che arrivano a casa delle
persone, dipendenti che lavorano di più.
In Italia c'è un
anche un sistema di valutazione dei dirigenti: spesso c'è però una
burocratizzazione della valutazione che porta ad una stessa
valutazione uguale per tutti.
Le città dove il
pubblico funziona sono attrattive per gli investimenti: i paesi dove
c'è più sviluppo economico sono quelli dove la ppaa funziona
meglio.
Vent'anni fa
eravamo il primo paese in Europa che sperimentava la carta d'identità
elettronica: passati vent'anni siamo ancora ai documenti
cartacei.
Nella carta
elettronica c'è l'emblema di quello che non siamo riusciti a fare.
Giuseppe Laganà
ha raccontato la storia di questa carta: è andato a Milano
all'ufficio anagrafe per chiedere una nuova carta, gli è stato
spiegato che serve tempo per mandare i dati a Roma, raccoglierli e
stampare la carta. Servono 4 mesi per quella elettronica: così
l'Italia è l'unico paese che ancora usa quelle cartacee in Europa e
il commissario europeo ci ammonisce di togliere di mezzo le carte
cartacee e di adeguarci con gli altri paesi.
Dovevamo farlo col
ministro Bassanini, nel 1997: nella carta elettronica doveva essere
conservato tutto, doveva consentire il pagamento dei tributi col
pubblico.
Oggi ci sono
comuni, come Palermo, ancora si rilasciano documenti in cartaceo.
Le burocrazie del
ministero dell'Interno decisero di passare dalle smart card con un
chip, ad uno smart card con banda ottica, per aumentare la sicurezza:
produrre le smart card con bande ottiche fu costoso e lungo, perché
mancava la tecnologia qui da noi.
Dopo venti anni,
per un miraggio difficile da raggiungere, siamo tornati alla smart
card: alcune di queste sono state scoperte come difettose.
È successo a
Nicoletta Soddu con la sua card che aveva un chip fallato: ha dovuto
chiedere una carta nuova.
L'istituto
poligrafico dello Stato ha scoperto lo stesso difetto di Nicoletta su
altre 346mila carte, già emesse: carte la cui riemissione costerebbe
allo stato quasi 6 milioni di euro.
La nuova carta
però è monca anche di quelle funzionalità che servivano per
rendere più semplice il rapporto dei cittadini con lo Stato, per
esempio nel pagamento dei tributi: oggi ci sono troppe piattaforme
per Spid, PEC e altro, ma sono separati.
Abbiamo i soldi
per questa trasformazione digitale: ci sono i 14 miliardi dall'Europa
per andare verso il digitale.
Uno dei punti
dell'agenda digitale è l'anagrafe digitale: solo pochi comuni hanno
digitalizzato l'anagrafe, aderendo al programma, tra questi Cesena.
In questo comune
grazie alla digitalizzazione si sono abbattute le file per la
richiesta dei documenti: a questo strumento si è arrivati grazie
alla formazione del personale, al lavoro del comune con le sue
risorse.
Ma in Italia
abbiamo 8mila comuni e non tutti hanno risorse e personale per la
digitalizzazione: servirebbe un'entità che aiuti i piccoli comuni in
questa grande trasformazione.
Montiano è un
paese vicino Cesena, con 1600 persone: grazie all'aiuto del comune di
Cesena che qui ha trasferito competenze e parte del personale, anche
questo piccolo paese ha digitalizzato l'anagrafe.
E si emette una
carta digitale in pochi minuti, che arriva al cittadino in pochi
giorni: l'impiegata aveva gli occhi che brillavano mentre raccontava
queste cose al giornalista.
I dirigenti che non vogliono
decidere.
A frenare il
cambiamento nella ppaa ci sono anche i dirigenti dei vari enti che
spesso non vogliono prendere una decisione, per non scontentare
nessuno.
Decidere di non
decidere, la burocrazia difensiva: Laganà ha raccontato la storia
della balenottera spiaggiata vicino Sassari.
Del caso se ne
sono occupati diversi enti: la capitaneria di Porto Torres, il comune
di Sorso, l'ASL di Sassari. Nessuno che ha fatto niente, per due
mesi.
La regione ha
spiegato al comune che la competenza per smaltire la carcassa era del
comune: ma il comune ha mandato comunicazione a svariati enti, tra
cui prefettura, Arpas, istituto zoo profilattico ..
Dopo 2 mesi si
scoprì che la soluzione era a portata di mano: anni prima era stata
la facoltà di veterinaria che si era occupata di un'altra balena,
spiaggiata.
Nessuno aveva più
memoria dell'evento: solo dopo che ne scrisse un giornalista de La
Nuova Sardegna, fu affidato alla facoltà lo smaltimento del cadavere
della balenottera.
Bastava sentirsi
tra enti locali, ma il dirigente del comune non ha fatto alcuno
sforzo per guardarsi attorno, per prendere una sua iniziativa
personale.
C'è paura a
decidere perché ci sono regole complicate, c'è il rischio di essere
citati dalla Corte dei Conti: allora a burocrazia decide di non
decidere e la balena di Platamona diventa metafora di come funziona
il nostro Stato.
Troppe leggi e
troppe regole: leggi scritte male, con riferimenti incrociati tra
leggi che le rendono complicate.
Il dottor
Terlizzese, dell'istituto Einaudi ha deciso di “tradurre” alcune
leggi emesse in questi anni: le leggi in Italia si fanno così,
ingarbugliando il funzionario andando a spiegare al massimo dettaglio
quello che può fare.
Il deterioramento
delle leggi si è accentuato con la seconda repubblica e questo ha
deteriorato anche la macchina pubblica.
Carlo Dalla
Chiesa è il responsabile legale per l'iniziativa Ostello Bello a
Milano: per questa iniziativa ha dovuto combattere contro la
burocrazia, perché doveva fornire gli stessi dati a più enti, una
miriade di controlli che tolgono tempi, tempi per ottenere una carta.
Serviva un esperto
legale, un commercialista, un esperto fiscale. ..
Il rispetto della
legalità è un lusso che oggi non ci può permettere: le norme
stabiliscono anche dove si deve mettere la formaggera, così tutto è
demandato alla discrezionalità del controllore.
Ma in questa
discrezionalità si nasconde la corruzione.
Servono meno leggi
ma ben scritte: la semplificazione di Calderoli che fine ha fatto?
Abbiamo 110mila
leggi attive contro le 10mila attive in Francia.
Il meccanismo di selezione e
premiazione dei dirigenti
Manca
un'organizzazione scientifica del lavoro, c'è il fai da te, cambiano
le procedure da regione a regione: questo è uno dei primi problemi
dentro l'amministrazione, spiega il professor Cassese.
Per riformare la
ppaa serve un impegno che arriva almeno a cinque anni: c'è poi la
selezione degli altri burocrati, che spesso è per nomina politica e
questo poi ridiscende verso il basso.
Per misurare il lavoro dei dirigenti
della pubblica amministrazione ci sono gli OIV, gli Organismi
indipendenti di valutazione, istituiti con una legge del 2009 dal
ministro Brunetta.
Sono scelti e nominati e pagati
dall'organo politico dell'amministrazione pubblica, ovvero i
ministeri stessi.
Spesso ci sono organi monocratici di
valutazione, che però sono scelti dal sindaco: come possono essere
indipendenti?
Bisognerebbe sentire i cittadini, fare
entrare anche loro nelle valutazioni: la riforma Madia aveva
istituito un albo, ma gli OIV rimangono comunque pagati dal
controllato.
L'anno scorso l'OIV del ministero dello
Sviluppo economico ha dato il massimo dei voti a 106 dirigenti di
secondo livello su 128. Tutti bravi e meritevoli?
Quasi tutti hanno preso un premio di
risultato di 14mila euro a testa.
Su 18 dirigenti apicali, ben 11 hanno
preso il massimo punteggio con un premio di 50mila euro.
Fabio Monteduro, uno dei membri
dell'OIV del MISE, spiega che gli obiettivi dati sono poco sfidanti e
dunque facilmente raggiungibili a consuntivo dal dirigente.
Riassumendo, obiettivi facili da
raggiungere e organismo di vigilanza nominati dai ministeri.
Non si è voluto scontentare nessun
dirigente, più o meno tutti hanno preso gli stessi soldi.
Al ministero dei beni culturali,
all'OIV c'è un dirigente del ministero stesso, una specie di corto
circuito.
Un altro scandalo è costituito dalla
scuola di pubblica amministrazione: i vari ministeri hanno preferito
crearsi le proprie scuole, anziché puntare alla SNA, la
scuola nazionale.
Solo quando è arrivato Renzi si è
deciso di ritornare alla scuola nazionale, che però aveva costi
enormi, perché era diventata un poltronificio per ex funzionari
dello Stato, molto ben pagati.
Per 11 doventi che provenivano dal
ministero delle finanze si spendevano 1,8 milioni di euro: dopo che
si era deciso di ridurre il loro stipendio, hanno fatto ricorso al
TAR e il giudizio è pendente.
Come funziona in Francia? La
pubblica amministrazione francese è formata alla all'Ena: per
entrare la selezione è durissima per gli studenti che arrivano da
tutto il mondo.
Dopo il corso di studi, gli studenti
devono servire per 12 anni nello Stato: qui si fa poca teoria pura e
si insegna ad esempio come scrivere le leggi.
E sono previsti stage dentro le
amministrazioni, per capire come funzionano dal di dentro e cercare
di portare dentro uno sguardo nuovo.
Potremmo copiare la Francia, anziché
inventarci l'ennesima riforma battezzata con nomi altisonanti,
“concretezza”, “sicurezza”, “dignità”...
Diamo atto al ministro Bongiorno, che ha promesso di voler mettere mano al meccanismo di valutazione, per arrivare ad una vera meritocrazia dentro la selezione del personale della macchina dello Stato.
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