Il sindaco di Riace Mimmo Lucano è agli arresti domiciliari a seguito di una indagine, iniziata almeno un anno fa (non da oggi, col governo giallo-verde): le carte sono passate dal vaglio di un pm e di un gip che, di fatto, ha ridimensionato le accuse.
Il sindaco ha fatto disobbedienza civile, non ha osservato le leggi che riteneva ingiuste, ma non per fini personali. La legge è uguale per tutti, anche per chi pensa che i migranti vadano accolti e integrati.
Dunque niente complotto e niente mafia capitale.
Ancora una volta si sbaglia se ci si schiera per bande di tifosi sulla vicenda del sindaco di Riace.
Certo, dal punto di vista della propaganda schierarsi acriticamente dalla parte del complotto o dalla parte dei buonisti che lucrano sull'immigrazione farà prendere consenso e qualche like.
Ma non servirà ad integrare e nemmeno a far risparmiare soldi allo stato.
La strada è politica: un sindaco, un rappresentante dello Stato, può fare disubbidienza, ma poi si assume le responsabilità.
Il suo deve essere un segnale affinché i rappresentanti a Roma cambino le leggi in tema di immigrazione.
Tutto il resto sono solo chiacchiere, anche ridicole se arrivano da un partito che per anni ha campato ambiguamente su secessione, guardie padane e ha gestito in modo non legale (così dice una sentenza di primo grado) i fondi pubblici. Il partito si chiamava Lega nord per l'indipendenza della Padania.
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