02 ottobre 2018

Una legge di natura

Immagine presa da Il quorum

Tornano a trovarci Hap e Leonard, la coppia di investigatori privati partorita dalla mente di Joe Landale (e tante altre cose) con una nuova indagine: l'incarico che ricevono questa volta è quello di ricercare una ragazza scomparsa, Jackie, detta Jackrabbit, per quei due denti davanti che però non le stavano male.
La ricerca di Jackrabbit li porta ancora una volta dentro la parte oscura dell'America, quella che vagheggia di un ritorno alle origini, che non è razzista, ci mancherebbe. Linciaggi, "negri" impiccati, quelle sono cose che si facevano solo una volta.
Oggi si chiamano “segregazionisti”: noi da una parte e i neri dall'altra. Basta con questa integrazione, il colore della pelle è diverso, no?
E allora alziamo muri, mettiamo recinti con una bella porta chiusa. E alla sera ciascuno a casa propria.
Uno di questi signori, con tanto di giacca e cravatta, per distinguersi dai bifolchi, si fa chiamare Il Professore.
Forse perché parla come un libro stampato. Solo che le pagine sembrano arrivare da quel passato razzista e violento che non avrebbe dovuto tornare più a galla.

- Io non sono fatto così. Non sono pieno di quel tipo di odio. Sono un segregazionista. Non sono un razzista. 
- Segregazionista è solo un altro modo per dire razzista, - ribatté Leonard. - L'unica differenza è che la parola più lunga delle due indossa un cappello e una cravatta. 
- No, - disse il Professore. - La differenza c'è. Posso parlare con te, e lavorare con te, ma credo che le razze debbano vivere separate. Penso che sia il volere di Dio, e una legge di natura.Tu lì, io qui. Possiamo incrociarci per strada, parlare, persino chiamarci amici, ma quando ci salutiamo, tu vai nella tua terra e io nella mia. Credo che i neri debbano avere le loro zone, mettiamola così. 
- La città dei negri, - disse Leonard. 
- L'ha detto lei, non io. Cerco di non usare quella parola. So che è offensiva, ma non credo nell'integrazione delle razze e di certo non nel fidanzamento e nel matrimonio di persone di razze diverse. Se vieni a casa mia, quello è il mio castello. Posso anche invitarti a entrare. Offrirti una tazza di caffè senza dover fare quello che faceva la gente prima, e cioè rompere la tazza dopo che l'avevi usata per bere. 
- Wow, lei è un faro del pensiero contemporaneo, - disse Leonard. 
Il Professore non batté ciglio, e si limitò a proseguire. 
- Se lavori per me o ti conosco, nero o meno, e se ti trovassi nei guai, io ti tirerei fuori, ti darei una mano. Fino a un certo punto. 
- Dà per scontato che i neri si ficchino regolarmente nei guai? - chiesi. 
- Assolutamente, no. Credo che i buoni e i cattivi ci siano da entrambi le parti del recinto. Semplicemente, credo in un recinto col cancello, in modo che entrambi possiamo passare da una parte all'altra, per lavoro e per cose varie, e credo che in certi casi sia necessario chiuderlo a chiave, quel cancello. Non voglio arrivare al tramonto con un nero a casa mia, così come tu non dovresti desiderare un bianco a casa tua dopo il tramonto. La contaminazione tra razze non è contemplata, ecco perché abbiamo la pelle di un colore diverso. Identità tribale. È una legge di natura, se non un principio giuridico. Alcuni credono ce non sia possibile cambiare le cose,e fare in modo di avere due razze separate ma eguali; io credo però che sia possibile, e mi comporto di conseguenza. Dobbiamo tornare a una vita più equilibrata. Impedire agli ispanici di superare il confine. Alzare un muro. Tenere fuori dall'America le altre religioni e le altre razze. Tenere sotto controllo l'incremento demografico. Il nostro paese può contenere agevolmente un certo numero di etnie. Si tratta di buon senso. Vi sembra razzismo, questo? 
- Io propendo per il sì, - dissi. -
Il sorriso diJackrabbit, di Joe Lansdale


Ancora una volta Joe Lansdale, attraverso un racconto giallo, ci mostra il lato nascosto del grande paese, dell'America.
Un ritratto dell'America razzista che non ha nemmeno il coraggio di definirsi tale.

Nessun commento: