C'è stato un tempo in cui gli attuali governanti volevano mandare a casa l'establishment, i governanti di allora, le elite.
Confindustria, i big di internet, le banche, i governi Berlusconi, Renzi, Gentiloni. L'Europa.
Oggi ci troviamo con un governo che esulta per l'arresto di un sindaco colpevole di fregarsene di regole sbagliate (ma Salvini non era anche lui quello del me ne frego?), se le ONG rimangono ferme in mezzo al mare, che modificano il reddito di cittadinanza ogni momento per farlo stare in piedi, che bullizzano in rete come fossero all'opposizione.
No, la democrazia diretta non è questa: non c'è partecipazione nel mettere i like ad un tweet e nemmeno nella piattaforma chiusa di Casaleggio.
Il governo del popolo non ci farà rimpiangere Monti e le sue riforme per salvare il sistema a del paese, nemmeno Berlusconi e le sue leggi ad personam e ad aziendam.
Nemmeno il rottamatore che alla fine ha rottamato tante speranze di cambiamento.
Nessuno dei governi ultimi, e nemmeno questo, ha dimostrato di avere intenzione di governare in nome di tutti gli italiani (nel rispetto della Costituzione). E nemmeno di avere una visione a lungo periodo.
Per Berlusconi la giustizia era solo un impiccio, dunque via le pene e morse strette ai magistrati.
Scuola e università solo un costo da tagliare.
Monti aveva illuso il paese coi blitz della finanza a Cortina. Ma poi si era ridotto alla riforma del lavoro - fase 1 di quella poi chiusa da Renzi.
Che dire di Gentiloni e Renzi: chissà se si rendono conto dello scontento nel paese, di quello che pensano oggi i loro ex elettori.
Scuola, lavoro, sanità, salario minimo e dignitoso per campare, flessibilità e anche tutele quando servono.
Potremmo anche illuderci che prendercela con gli immigrati serva a qualcosa.
O della soddisfazione di vedere l'onorevole Carfagna rimbrottare il ministro (e alleato) Salvini.
O le bandiere rosse e bianche in piazza a Roma e Milano.
Ma è veramente poco. Troppo poco.
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