03 febbraio 2007

La violenza attorno a noi

Notte di guerriglia a Catania: morto un poliziotto, 10 feriti, 19 arrestati. 9 di questi sono minorenni.
Si è parlato di choc nel mondo del calcio, di Catania come Beirut, di intifada nella piazza dello stadio ..

Ma il morto c'era già stato, la settimana scorsa, in una rissa tra giocatori. E non è la prima volta che una partita di calcio si trasforma in guerriglia con scontri tra genti, teppisti, auto bruciate ....

Cosa cambia oggi, perché Catania Palermo dovrebbe essere diversa da, diciamo, un derby Lazio Roma? Questa volta c'è stato un morto: è morto un poliziotto.

Abbiamo accettato i morti sul lavoro, i morti per malasanità, sulle strade e per l'inquinamento. Perché dovrebbe indignarci allora questo morto allo stadio? Il calcio (e tutto il mondo che vi ruota attorno) è diventato anche lui immagine di una società violenta.

Anche gli stadi diventano luogo dove si manifesta la violenza, il vero problema della nostra società.
Leggiamo qualche titolo di cronaca: “amante dei delfini uccisa: il vicino non sopportava i cani”, che ricorda la strage di Erba di dicembre scorso: la vicina di casa non sopportava i rumori del bambino.
Lite in discarica: camionista uccide operaio”.

Ha vinto Hobbes e perso Rousseau: siamo uomini lupi contro altri uomini.
Per contrastare la violenza negli stadi ci sono gli strumenti, già applicati durante le manifestazioni “politiche”, possiamo anche copiare da quello che fanno in Germania o in Inghilterra.
Ricordo solo che i teppisti della manifestazione in corso Buenos Aires (Milano) dell'11 marzo scorso, sono finiti in carcere per cinque mesi. Perché gli stadi (e i teppisti da stadio) devono rimanere zona franca?

Ma solo solo strumenti repressivi: rimane da combattere la violenza. E non è colpa dei pacs, ne degli immigrati. Colpa di un impoverimento culturale cui tanti, a cominciare da chi governa, è responsabile.

Gli italiani leggono poco (e se ne vantano anche): naturale che, mancando gli strumenti della dialettica, del dialogo, si ritorni alla clava come strumento di persuasione. E dalla violenza verbale (cui assistiamo quotidianamente) il passaggio a quella fisica può essere breve.

Il calcio, pardon, i campionati di calcio, sono stati sospesi, ad oltranza. Non ne sentiremo la mancanza domenica prossima.

Sentiremo la mancanza di persone come l'ispettore Filippo Raciti, morto durante una partita di calcio. Per poco più di mille euro al mese.

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