Lucianone Moggi (rinviato a giudizio per Calciopoli) e il presidente del Consiglio (sotto processo a Milano per i fondi neri Mediaset e per corruzione all'avvocato Mills) saranno accomunati da un identico futuro. Quello della prescrizione del processo in corso.
In questo modo potranno continuare a gridare al complotto, a fare le vittime e, soprattutto, a fare quello che sono capaci di fare. Cioè gli affari loro.
Poi, almeno Berlusconi, vorrebbe regolare i conti con la giustizia una volta per tutte, col piano di rinascita democratica della P2 (separazione carriere, CSM sotto controllo governativo, eliminazione dell'pbbligo di azione penale). Ieri continuava a tuonare: "andiamo avanti a colpi di decreto".
Ma sa benissimo che è un bluff: per quelle modifiche costituzionali non basta una legge ordinaria, servono i due terzi del parlamento (come per l'indulto a Previti). A meno di non fare come per il lodo Alfano (con una legge ordinaria), sperando che la Consulta (politicizzata) assecondi i suoi voleri.
Ecco allora il bastone e la carota: l'invito al dialogo, l'invito a lasciar perdere Di Pietro. I protagonisti? D'Alema, Latorre, Violante .... i furbetti del quartierino di sinistra.
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