Non erano nè turisti in vacanza, nè costruttori emigranti: le 7 persone arrestate erano (secondo gli inquirenti) "il presunto 'braccio imprenditoriale' del clan camorristico dei Casalesi a Roma, che ha riguardato anche appalti per la ricostruzione dell'Aquila dopo il terremoto."
"Dalle prime ore di questa mattina, circa 500 militari della Guardia di Finanza di Roma sono in azione per dare esecuzione ad una imponente operazione di polizia, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli".
Il blitz, spiega il comunicato, ha portato all'arresto di sei persone, accusate di associazione per delinquere di stampo mafioso , e al sequestro di "21 società, 118 immobili ed altri beni e valori ad essi riferibili, per un ammontare complessivo di 100 milioni di euro".
Secondo gli inquirenti, gli arrestati sarebbero "Casalesi, operanti nel Casertano, ma con propaggini anche in altre Regioni d’Italia ed in particolare nel Lazio, in Abruzzo ed in Toscana".
L'operazione "Untouchable" (intoccabile) ha riguardato anche gli appalti per la ricostruzione all'Aquila dopo il terremoto del 6 aoprile scorso, dice la Finanza, secondo cui "sono stati intercettati i colloqui telefonici con i quali gli odierni arrestati disponevano l’invio del denaro necessario a finanziare le imprese costituite a L’Aquila, per loro conto, con il fine di aggiudicarsi i lavori per la ricostruzione".
Giova ripeterlo, per quanti ancora non l'abbiamo capito. Anche questa inchiesta, che ha permesso di monitorare le infiltrazioni mafiose nell'opera di ricostruzione in Abruzzo dopo il sisma del 6 aprile 2009, è andata avanti grazie alle intercettazioni.
Ma forse, il legislatore, è più attento ai diritti della privacy di quelli che ridevano con le macerie ancora fumanti.
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