09 luglio 2010

Il silenzio e l'ignoranza

Diceva mia nonna che due persone stanno meglio del re (inteso come il potente): l'ignorante e chi non ha nulla.
Entrambi non hanno di che preoccuparsi: chi non ha nulla non ha nulla da perdere.
L'ignorante, perchè crede di vivere in un mondo perfetto.

Oggi possiamo scegliere se vivere il resto della nostra vita da ignoranti o da persone che non hanno nulla, nulla da temere, ma nulla da reclamare.
Nessun diritto. Nel silenzio.

Il silenzio non segnifica necessariamente pace. Esiste anche il silenzio artificiale, ovattato.
Il silenzio imposto dalle dittature: nel ventennio, nei quotidiani italiani, non c'erano reati da raccontare in cronaca.
Quando non esiste un'informazione che ti racconta della realtà in cui vivi, della mafia che non c'è, degli scandali (i soliti scandali all'italiana, quelli dove ci si indigna ma solo per un pò), si può anche pensare di vivere in un paese magico ("magica italia", appunto).

Ma putroppo il paese rimane quello che è.
Il paese dove oggi, purtroppo, si ricorre un pò troppo spesso al manganello. Anzichè ascoltare le persone (a Milano i lavoratori della Mangiarotti, a Roma gli aquilani), le si recinta. Si nasconde il problema come la polvere sotto il tappeto.

Il silenzio è mafioso, gridava Di Pietro. Forse, non è sempre vero. Di certo oggi, il silenzio, il bavaglio, rende complici di mafiosi, corrotti, pregiudicati e quanto di peggio esiste.

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