Riprendo il discorso, aperto con la condanna del comandante del Ros (e altri).
Anche per i magistrati coinvolti nelle inchieste di cui si parla oggi (la nuova P2), sarebbe ora di affrontare la questione morale.
Altrimenti, come raccontato spesso dal presidente, si autorizza a pensare che esista una magistratur politicizzata al servizio di una forza politica:
In ballo infatti non ci sono più solo le finanze di un Paese messo in ginocchio dai 60 miliardi che la corruzione sottrae ogni anno dalle casse dello Stato. In gioco c’è pure il tessuto sociale italiano.
Per questo oggi va recuperato il valore dell’esempio. E un primo passo in questa direzione lo deve fare la magistratura: uno dei poteri dello Stato che la nuova P2 cercava d’infiltrare. Non tanto indagando o (se è il caso) arrestando. Ma dimostrando coi fatti che anche in Italia ci sono categoria in cui i comportamenti virtuosi hanno un valore. Per questo due prese di posizione s’impongo.
La prima: le dimissioni di Alfonso Marra da presidente della Corte d’Appello di Milano.
Le intercettazioni tra lui e il confratello di Carboni, Pasquale Lombardi, che riportiamo nel nostro sito, sono inequivocabili. Marra ha brigato con Lombardi per ottenere la nomina da parte del Csm alla poltrona che ora occupa. E poco importa che non sapesse di come Carboni e Lombardi fossero una cosa sola. O che le successive richieste di favori (in una causa riguardante la lista Formigoni) siano state respinte al mittente. Su un magistrato che occupa una posizione così importante non vi possono essere dubbi di sorta. Marra dunque deve farsi da parte. E i suoi colleghi hanno il compito di spingerlo a questa decisione.
La seconda presa di posizione deve poi arrivare dall’intera Anm. O meglio ancora dall’intero Csm (nel quale alcuni membri hanno tenuto comportamenti più che discutibili). D’ora in poi i magistrati, prima di accettare inviti a convegni o viaggi studio, dovranno informarsi su chi sono gli organizzatori.
La vicenda della nuova P2 e di questo fantomatico “centro studi giuridici” di Lombardi che metteva in piedi (a spese di chi?) incontri tra magistrati in lussuosi e costosi alberghi italiani, è emblematica. Queste iniziative servivano infatti per tentare di agganciare le toghe. Certo, poi, tra i convegnisti la maggior parte era di fatto inavvicinabile. Ma il punto è un altro: chiedersi chi paga, per i giudici (ma non solo per loro) deve diventare un obbligo.
In Italia i tempi del cambiamento si stanno avvicinando a grandi passi. La nostra classe dirigente scricchiola sempre più paurosamente. Ora però c’è una società da ricostruire. E bisogna farlo dal basso. Partendo non dalle manette, ma dagli esempi. Altrimenti i Verdini e i Dell’Utri rimarranno sempre al loro posto. E nessuno potrà dir loro che hanno davvero torto.
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